cronaca

Caso Fenapi, ecco perché è stato assolto De Luca

MESSINA – I reati fiscali non sono stati provati. E anche se Cateno De Luca continuava ad essere il deus ex machina della Fenapi, anche dopo le “dimissioni” formali, questo non vuol dire che ci fossero i reati fiscali appunto. Ecco perché il 10 gennaio scorso l’allora sindaco di Messina e gli altri 8 imputati del processo sul caso Fenapi sono stati assolti (leggi qui LA SENTENZA SUL CASO FENAPI)

E’ questa, in estrema sintesi, la ragione di quelle assoluzioni, arrivate alla fine di un lungo processo. Lo spiega il giudice Simona Monforte, nelle 35 pagine di motivazione di sentenza, recentemente depositate. Il monocratico ripercorre il processo, le testimonianze degli investigatori, dei consulenti della Procura e delle difese, i racconti dei protagonisti e quel che hanno detto i tanti responsabili dei vari Caf, e conclude che il processo non ha provato le Accuse.

I motivi della sentenza di assoluzione

Alcuni passaggi: i costi fatturati erano effettivamente riferibili alle remunerazioni dovute ai circoli per il servizio di assistenza fiscale reso a favore della società Caf Fenapi. L’accusa, contro il pianeta Fenapi, si basava su una analisi dei costi che non collima con quanto testimoniato dai responsabili delle singole strutture e sulla documentazione presentata e poi analizzata dai consulenti, che nel processo hanno fatto emergere come i costi documentati dai singoli centri erano a fronte di attività effettivamente prestate. O meglio, non c’è la prova, nelle carte dell’inchiesta, che le “pezze d’appoggio” dei flussi finanziari dalla sede centrale ai circoli – e viceversa coi rimborsi – siano fittizie.

Non ha inciso invece sulla decisione del giudice il fatto che il Cas abbia fatto ricorso contro i verbali dell’Agenzia delle Entrate, perché quel contenzioso, ancora aperto, non ha rilevanza sul piano penale.

De Luca deus ex machina

E’ innegabile, spiega il giudice, che De Luca, intercettato tra la fine del 2014 e il 2015, agisse come deus ex machina nella vita della società. Intercettazioni che, sosteneva l’Accusa, dimostravano che lui, dopo i primi sequestri della Finanza, cercasse di confezionare documentazione ad hoc per sviare le indagini. Ma anche se De Luca continuava ad avere un ruolo di fatto, anche dopo le “dimissioni” formali, questo non vuol dire che ci sono reati fiscali.

Tra l’altro le difese non hanno mai negato questo ruolo di De Luca, anzi.

Ecco perché il 10 gennaio scorso il giudice ha accolto le ragioni dei difensori dell’imprenditore-politico di Fiumedinisi – i suoi legali sono gli avvocati Giovanni Mannuccia, Tommaso Micalizzi, Emiliano Covino e Carlo Taormina – ed ha assolto sia lui che Carmelo Satta, rappresentante legale della Fenapi centrale. Il pubblico Ministero aveva sollecitato le condanne soltanto per loro, visti i ruoli apicali, chiedendo l’assoluzione e le prescrizioni per tutti gli altri.