Catena Fiorello, Ludovica Casellati e Vera Slepoj: tre donne speciali ad un Taomoda al femminile

Catena Fiorello, Ludovica Casellati e Vera Slepoj: tre donne speciali ad un Taomoda al femminile

Emanuela Giorgianni

Catena Fiorello, Ludovica Casellati e Vera Slepoj: tre donne speciali ad un Taomoda al femminile

Tag:

venerdì 19 Luglio 2019 - 08:38

Catena Fiorello, madrina del Caffè Letterario del Taomoda, quest’anno celebra i 200 anni dalla nascita della bicicletta, insieme a Ludovica Casellati e Vera Slepoj, all’Hotel Excelsior Palace. Ma ad essere protagonista non sarà solo la bici.

Sembra di essere stati invitati ad un caffè tra amici, accolti in un’atmosfera estremamente suggestiva, con tre donne, in particolare, davvero speciali.

È il Caffè Letterario della Taomoda Week, di cui la scrittrice siciliana Catena Fiorello è, ormai, madrina indiscussa. Quest’anno, nella magica terrazza dell’Hotel Excelsior Palace, si festeggiano i 200 anni dall’invenzione della bici insieme a Ludovica Casellati, soprannominata “Lady Bike”, e al suo libro “LA BiCi della Felicità” e Vera Slepoj, la celebre psicologa e psicoterapeuta presidente della Federazione italiana psicologi e dell’International Health Observatory, autrice di un capitolo del libro della Casellati sui benefici per la salute dell’andare in bici.

Ludovica Casellati, tra la sua laurea in legge e il suo lungo impegno da manager in televisione, ha deciso dal 2012 di cambiare la sua vita, affrontandola diversamente: in bici. La sua “ciclosofia” non è solo una forte passione per l’andare in bici, ma una vera e propria filosofia di vita, un modo diverso di affrontarla, una terapia. Quale miglior modo, dunque, per festeggiare quel giorno di 200 anni fa, quel 26 giugno 1819 in cui, a New York, W. K. Clarkson registrò il primo brevetto per un “Velocipede”.

Per tali ragioni si sbaglia chi ritiene di partecipare ad un incontro unicamente per appassionati di bicicletta e, d’altro canto, prevedibilmente, dato il grande spessore di queste tre donne. L’andare in bici costituisce, qui, molto di più, è il punto d’avvio per discutere di vita, di star bene, del nostro tempo e dei suoi problemi, della Sicilia e del suo valore, dell’amore; in un vero caffè confidenziale dove, tra una risata e l’altra, si affrontano tematiche di rilievo, si riflette tanto.

Il merito è di questo incontro tutto al femminile, di queste tre grandi donne diverse ma accomunate da una forte amicizia, competenza, intelligenza, passione e voglia di vedere il mondo diversamente.

Il pomeriggio si apre con un ricordo un po’ troppo doloroso, la dedica di Catena Fiorello a Camilleri, al quale dobbiamo tutti l’aver imparato il valore della dignità e il cui vuoto lasciato è impossibile da colmare. “La cifra distintiva della grande letteratura è l’emozione e Camilleri in questo fu maestro indiscusso” commenta Slepoj. Grazie al grande maestro la Sicilia resterà eternamente amata dagli innumerevoli lettori. La Sicilia autentica, in tutta la sua bellezza. Quella terra, la sua, così unica e particolare, di cui la scrittrice siciliana va pazza: “ma perché esiste al mondo un posto bello come la Sicilia? Pottimmillu e poi ne riparliamo. Autru chi Jovanotti, è la Sicilia l’ombelico del mondo, siamo noi; cosa non è accaduto in Sicilia? Tutto!” dichiara Catena Fiorello. Con lei concordano Casellati e Slepoj, “il siciliano, poi, sente tutto profondamente, ha una maggiore percezione del conflitto”. “Sono capace di passare dalla felicità alla tragedia nel giro di un caffè con Paolo (il suo compagno)!” esclama Catena Fiorello.

Ed è proprio di ciò che si discute nel corso del Caffè Letterario. Per Ludovica Casellati la bici, i momenti passati a pedalare, costituiscono il ritrovamento dell’equilibrio in mezzo a tutte le opposizioni della vita, la riflessione sui contrasti che caratterizzano l’animo umano, un momento di benessere, di ritrovamento interiore, di felicità; da qui il titolo “LA BiCi della Felicità”. Il libro nasce da una proposta di viaggio in Francia per la Casellati e la sua famiglia. Un viaggio interamente in bici che, sebbene lei fosse, già, un’appassionata, sembrava impossibile da realizzare; un viaggio, invece, che le cambiò la vita, costituendo l’inizio della sua felicità. “Nel mio libro racconto l’Italia vista in bicicletta, e il suo aspetto cambia radicalmente. Trovo odori, bellezze, migliaia di cose meravigliose scopribili solo in bici. Non uso neanche gli auricolari perché devo ascoltare me stessa, è la mia terapia. È il momento in cui mi libero dalla pesantezza della vita; pedalare stimola le endorfine e comporta un alleggerimento psicologico, per questo il mio è un libro adatto a tutti, non solo agli amanti delle bici ma chiunque voglia capire come vivere in modo diverso. Le soluzioni non si trovano solo su un sellino ma, in realtà, un po’ sì. E, ora che sono qui, andrò a pedalare sull’Etna. Ne sentirete parlare su Radio Montecarlo” espone l’autrice.

Per avere conferma delle sue idee, Casellati si è rivolta propria all’amica Vera Slepoj, la quale fornì un grandissimo avallo scientifico alla sua esperienza personale. Siamo un popolo tossico, viviamo in un’epoca estremamente infelice, nella quale vige la scarsa conoscenza di noi stessi, l’incapacità di affrontare ciò che non possiamo prevedere, la difficoltà d’amare, lo stress, causa di moltissime nuove malattie ad esso legate, le malattie del futuro; gli attacchi di panico sono, per esempio, risultato di una ribellione interiore alle costrizioni della nostra vita. Ma, secondo la psicologa, la bici, così come le parole crociate o il ricamo, obbligano alla tensione su altro e distraggono dalle proprie manie, allentano l’ansia. “È l’andar lentamente che permette di fermarci su quei dettagli che altrimenti perderemmo, abbiamo difficoltà nel relazionarci con il mondo esterno, da qui derivano tutte le allergie un tempo inesistenti. Esasperati dal controllo, perdiamo la fiducia verso tutto ciò che genera stupore, perdiamo la realtà. Mentre pedaliamo, però, anche la fatica provata obbliga a fermarsi, a guardare la realtà, conoscerla, capirla. Lo stress nasce quando siamo costretti ad attuare una mediazione tra razionalità e pulsione ma non ne siamo in grado. Lo stress è costrizione, per quanto si possa essere stanchi non scaturirà mai se si fa ciò che si ama e la bici aiuta a gestirlo”.

È lo stesso principio di cui parla Catena Fiorello nei suoi libri, in particolar modo dopo il successo di Picciridda, nel suo ultimo romanzo Tutte le volte che ho pianto, una storia vera d’amore e vita, entrata in classifica già dalle prime settimane. Descrive la corsa come strumento di felicità. È la sensazione soprannominata “lo sballo del corridore” per cui la produzione di endorfine fa stare estremamente bene. La corsa è, nel romanzo, la via di fuga di una donna dopo la fine del suo matrimonio, l’aiuto cui aggrapparsi per continuare a vivere.

Così lo sport, il correre come il pedalare, oltre a poter essere una grossa fonte di benessere economico per la nostra società, incentivo del turismo, è una fonte enorme di benessere individuale e psicologico, sviluppa il desiderio di superarsi ogni volta e avere più fiducia in se stessi, nelle proprie risorse. “Corro anche per tutte le volte in cui qualcuno mi ha obbligato a restare ferma” scrive la Fiorello e con la sua corsa offre una via d’uscita da tutti i dolori dell’esistenza, dalle sue angosce ma fa imparare anche il senso dello stare ferma. Dobbiamo saper correre per apprezzare il fermarsi, dobbiamo saper faticare in bici per apprezzare il senso di benessere che comporta nel nostro corpo, così come dobbiamo accettare il male della vita per conoscerne il bello, affrontare l’incertezza per poterci rassicurare in salde certezze. La vita è saper riconoscere i contrasti, apprezzandoli e trovando in essi il proprio equilibrio per pedalare nel bello dell’esistenza.

Nel mezzo di tali insegnamenti, tanti scherni tra le tre, battute, aneddoti e risate; un pomeriggio che, pur senza avere una bicicletta, ha alleggerito tutti dai personali pesi quotidiani e ha fatto star bene, un Caffè Letterario – terapia per cui, adesso, non resta altro che andare a prendere una bici e girare il mondo. “Per ognuno esiste la sua”, raccomanda Ludovica Casellati, “basta scoprirla. Adesso siamo tutti facilitati, anche, dalle E-bike, bici con la pedalata assistita, capaci di fornire quell’aiutino a volte necessario in bici come nella vita, mettendo comunque in moto il nostro corpo”.

Come ritiene Lady Bike “la felicità non si può comprare, ma può iniziare comprando una bicicletta” e queste tre donne lo insegnano: basta un piccolo gesto per generare una grossa rivoluzione.

Per concludere e lasciare spazio al ricco apericena con la degustazione di tutti i vini, arriva la tanto attesa sorpresa. Come tradizione, il nome insignito del Tao Award per il migliore attore viene rivelato durante il Caffè Letterario e, ancora una volta, si tratta di una forte donna: Serena Autieri che verrà premiata alla serata di gala del 20 luglio.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007