C'è chi porta il Notre Dame de Paris in Fiera e chi fa le crociate del no

C’è chi porta il Notre Dame de Paris in Fiera e chi fa le crociate del no

Rosaria Brancato

C’è chi porta il Notre Dame de Paris in Fiera e chi fa le crociate del no

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domenica 11 Giugno 2017 - 07:19

Salta il banco tra Comune ed Autorità portuale e quest'estate non avremo la possibilità di usufruire degli spazi fieristici. Il presidente De Simone ha comunque annunciato che farà una manifestazione d'interesse. Il Comune fa una guerra per i "confini" ma, qualora espugnasse la Cittadella che progettualità ha per quell'area?

Ho visto Notre Dame de Paris l’anno del suo debutto in Italia, nel 2002, pochi mesi dopo il successo a Roma. L’ho visto in Fiera e ancora oggi ricordo esattamente ogni singola sensazione, ed è, con ogni probabilità, il più bello spettacolo che io abbia mai visto. In questo ricordo senza dubbio influisce la location: il Notre Dame de Paris incastonato, in una sera d’estate, tra cielo e mare. Alla mia destra le luci dello Stretto e la Madonnina sullo sfondo, alla mia sinistra s’intravedevano i palazzi sulle colline. Le note struggenti di un amore, ora disperato, ora rabbioso, ora malinconico, dei brani scritti da Riccardo Cocciante, le voci straordinarie di Quasimodo, Esmeralda, Frollo, abbracciavano gli spettatori seduti ad un passo dagli scogli e non sapevi dove finiva il rumore delle onde e dove iniziava quello dei battiti del cuore. Nel 2002 (all’epoca lo spettacolo fu portato in città dall’amministrazione guidata dal sindaco Leonardi), Messina fece il sold out e per una volta non sembrò periferia dell’impero.

Da allora il Notre Dame de Paris è diventato lo spettacolo dei record, un vero e proprio cult. Trionfi in tutto il mondo. Solo In Italia queste sono le cifre: 3.5 milioni di spettatori, oltre 1200 repliche all'attivo, toccando 46 città per un totale di 135 tappe. In tutto il mondo l'opera ha superato i 15 milioni di spettatori con oltre 4500 repliche rappresentate. Lo scorso anno è iniziato il “tour del ritorno” ed ha fatto ovunque il tutto esaurito. Saranno le ultime repliche.

Se dopo 15 anni il Notre Dame de Paris torna a Messina lo dobbiamo all’Autorità portuale che non ha esitato a sposare un’iniziativa che comporta anche rischi sotto il profilo finanziario. Un’opera come questa ha dei costi.

David Zard, produttore noto in tutto il mondo, alla conferenza stampa di presentazione, il 30 maggio al terminal del porto ha detto: “Non si costruiscono più teatri da 70 anni. Invece portano lavoro, la cultura porta lavoro, il mio spettacolo quando arriva in un posto porta lavoro. Mi auguro che l’amministrazione capisca e faccia la sua parte”.

L’amministrazione comunale alla conferenza stampa non c’era, nonostante sia stata regolarmente invitata, nonostante il musical sarà in Fiera, nonostante sia un evento di portata internazionale. Al tavolo della conferenza stampa c’erano il presidente dell’AP De Simone, l’imprenditore Giuseppe Rapisarda che sta organizzando le tappe del tour del ritorno, David Zard, gli attori principali (c’era l’ormai “mitico” Giò Di Tonno– Quasimodo), ed il deputato Nino Germanà. Per un colossal del genere però non basteranno le risorse, si cercheranno gli sponsor e l’appello sarà ai privati.

Il palcoscenico naturale della Fiera tornerà ad illuminarsi di stelle di calibro internazionale dal 28 al 30 giugno. Poi però tutte le luci si spegneranno. Dopo il passaggio della meteora tornerà il buio della notte.

A Messina non riusciamo a fare squadra, per il Comune la guerra sui “confini” prevale sul resto, anche sull’opportunità, sia pure per pochi mesi l’anno, di “riaccendere” la Cittadella per fare una stagione condivisa con un’altra istituzione, l’Autorità Portuale.

Si è fatto lo scorso anno, quando assessore era Daniela Ursino che non si è trincerata dietro dispetti tra Palazzi, ed ha concertato una programmazione di rilievo, nei limiti delle risorse disponibili e dei tempi ristretti.

Invece quest’anno, con il passaggio delle deleghe all’assessore Alagna, che rappresenta l’area di CMdB, si è invertita la rotta sul fronte Fiera ed hanno prevalso le beghe. Il Comune ha puntato i piedi sulla doppia firma al bando, sul no ai mercatini d’agosto, sul maggior peso in una commissione che attualmente è paritetica. Sullo sfondo la contesa sull’area. Una contesa che potrebbe benissimo essere portata avanti da ottobre ad aprile, per firmare un armistizio nella pausa estiva per consentire ai messinesi di poter usufruire della Cittadella almeno due mesi l’anno.

Invece no, sulla lite è saltato il banco. L’AP farà comunque una sorta di avviso di manifestazione d’interessi mentre il Comune starà alla finestra a guardare.

Sono abbastanza vecchia da ricordare la “gloriosa” Fiera ma anche il suo declino. Ricordo il suono della sirena a mezzanotte per avvisare che i cancelli si stavano chiudendo e il sapore dei panini con i wurstel acquistati con la fretta di continuare a guardare. Da bambina al mattino mia madre alle 10, immancabilmente, accendeva la Tv per farmi vedere i film che venivano mandati in onda in occasione della Campionaria (grazie ad un accordo con la Rai). Ho collezionato centinaia di oggetti inutili comprati perché erano la “moda dell’anno” e mai utilizzati. Ricordo quando a tagliare il nastro erano i ministri. Da cronista ho raccontato la discesa nell’abisso, la crisi, i contenziosi, le battaglie fatte dagli ultimi presidenti e commissari (ci provò fino all’ultimo Fabio D’Amore a salvarla, ma il peso degli errori del passato era troppo ingente). Negli anni successivi la Fiera che ci rendeva “fieri”, è diventata un mercatino d’agosto e poi più nulla. Negli anni scorsi ci ha provato l’Autorità portuale a riportarla se non ai vecchi fasti ad una realtà che facesse da base per un rilancio. Invece è scoppiata una guerra per i confini che par di assistere alle crociate. Per i messinesi la Fiera è una tradizione le cui radici affondano nei secoli passati.

Mi son chiesta il senso di questa guerra. L’amministrazione comunale ha la legittimità, se si ritiene nel giusto, di far valere le sue ragioni. Ma perché farlo a scapito dei messinesi? Soprattutto perché la cultura del no ad ogni costo deve prevalere sul confronto? Siamo tutti contrari alle cineserie, ma mi domando, perché essere strabici e far finta di non vedere sterminate praterie di ambulanti (questi sì abusivi) che sono ovunque e non solo d’estate? Che tipo di proposta alternativa si ha rispetto a quelle dell’AP? Una volta “espugnata” la Cittadella, che progetto si ha per quell’area?

Non sono affatto convinta che la gestione degli spazi da parte del Comune sia eccelsa. Penso a Piazza Cairoli, Villa Dante, Villa Mazzini, il Palacultura, l’Arena Cicciò, la zona di Piazza Duomo, la Galleria Vittorio Emanuele. Mi chiedo: a fronte della totale assenza di prospettiva sulla Cittadella perché non andare incontro all’Autorità portuale e condividere un percorso? Mare e cielo nel 2017 non bastano per fare turismo neanche su scala provinciale. Non basta una pista ciclabile per rendere attrattiva un’area.

Ho sognato che quel muro orrendo che divide la Fiera dalla città veniva abbattuto, ho sognato che finalmente il bando internazionale (aperto, apertissimo, spalancato) ci facesse fare quel salto di qualità che meritiamo, perché i privati non sono i nemici del pubblico, gli investitori non sono il male oscuro. Ho sognato che l’ex Teatro in Fiera diventava un palcoscenico di primo piano, ho sognato un lungomare ed un’area destinata all’arte, alla cultura, ai turisti, alle mostre.

Ho sognato che dopo il Notre dame de Paris quel palcoscenico naturale restava illuminato e i vialoni della Cittadella tornavano ad essere attraversati da migliaia di persone.

Poi mi sono svegliata a Messina. Ed era solo un sogno.

Rosaria Brancato

12 commenti

  1. unmessinesequalunque 11 Giugno 2017 09:02

    Su alcuni punti, l amministrazione comunale mi lascia perplesso. avevo sognato una rinascita culturale della città grazie alla bravissima Daniela Ursino…

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  2. unmessinesequalunque 11 Giugno 2017 09:02

    Su alcuni punti, l amministrazione comunale mi lascia perplesso. avevo sognato una rinascita culturale della città grazie alla bravissima Daniela Ursino…

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  3. penso che i Comuni debbano essere considerati come forme di “Città Stato”e quindi proprietari unici del territorio pubblico che ricade nei loro confini.Caserme,ferrovie autorità varie possono utilizzare il territorio loro occorrente come soggetti di una concessione comunale e non come proprietari,di modo che il Comune possa rientrare in pieno possesso del territorio quando questi Enti lo dismettono.

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  4. penso che i Comuni debbano essere considerati come forme di “Città Stato”e quindi proprietari unici del territorio pubblico che ricade nei loro confini.Caserme,ferrovie autorità varie possono utilizzare il territorio loro occorrente come soggetti di una concessione comunale e non come proprietari,di modo che il Comune possa rientrare in pieno possesso del territorio quando questi Enti lo dismettono.

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  5. Sembra che tutto quello che è messinese, che ha antiche radici storiche e culturali messinesi debba essere cancellato.
    A Messina nel 1282 si è svolta la prima fiera al mondo, i primi mercati dedicati ai tessuti, alla seta in particolare.
    Oggi in tutte le grandi città italiane ed europee, esistono mercati importanti nel centro della città, sono la metà preferita dai turisti. Messina ha scelto di marginalizzare i mercati, forse favorire altre attività commerciali.
    Messina è ridotta ad un accumulo di centri commerciali cinesi,
    le attività artigianali sono in via di estinzione, come le camicerie, le sartorie ect… i mercati sono diventati un centro di smercio di abbigliamento usato. Si uccide l’artigianato, vanto storico della città.

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  6. Sembra che tutto quello che è messinese, che ha antiche radici storiche e culturali messinesi debba essere cancellato.
    A Messina nel 1282 si è svolta la prima fiera al mondo, i primi mercati dedicati ai tessuti, alla seta in particolare.
    Oggi in tutte le grandi città italiane ed europee, esistono mercati importanti nel centro della città, sono la metà preferita dai turisti. Messina ha scelto di marginalizzare i mercati, forse favorire altre attività commerciali.
    Messina è ridotta ad un accumulo di centri commerciali cinesi,
    le attività artigianali sono in via di estinzione, come le camicerie, le sartorie ect… i mercati sono diventati un centro di smercio di abbigliamento usato. Si uccide l’artigianato, vanto storico della città.

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  7. La rappresentazione della vicenda della fiera,che ne fà Rosaria Brancato appare ad un osservatore esterno,”inficiata “da una evidente passione antiaccorintiana e di un endorsement a favore di De Simone,Di Sarcina e di tutto il Comitato(di affari) Portuale)che personalmente ritengo invece essere stato una iattura per la nostra città.Hanno “narrato”a noi buddaci una storia ricca di parole e di promesse mai realizzate,”confondendo”cittadini e stampa.La realtà,”fotografa” una città”sequestrata”nella sua parte più bella e prestigiosa,con una fiera disastrata,senza più il “mio”porto,senza la rada,senza ormai una sede(G.Tauro),senza un euro ma con ben 100milioni non spesi,in cassa. L.’area è dei messinesi e tale deve restare,al di là della giunta

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  8. La rappresentazione della vicenda della fiera,che ne fà Rosaria Brancato appare ad un osservatore esterno,”inficiata “da una evidente passione antiaccorintiana e di un endorsement a favore di De Simone,Di Sarcina e di tutto il Comitato(di affari) Portuale)che personalmente ritengo invece essere stato una iattura per la nostra città.Hanno “narrato”a noi buddaci una storia ricca di parole e di promesse mai realizzate,”confondendo”cittadini e stampa.La realtà,”fotografa” una città”sequestrata”nella sua parte più bella e prestigiosa,con una fiera disastrata,senza più il “mio”porto,senza la rada,senza ormai una sede(G.Tauro),senza un euro ma con ben 100milioni non spesi,in cassa. L.’area è dei messinesi e tale deve restare,al di là della giunta

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  9. Benedetto XVII 12 Giugno 2017 09:37

    Salvatore74, belle parole ma pretendere di fare quello che si vuole coi soldi degli altri mi pare eccessivo. Penso a Carosone che cantava “Tu vuo’ fa’ ll’americano … Tu vuoi vivere alla moda … Tu abball’ o’ rocchenroll, Tu giochi a baisiboll, Ma e solde p’ e’ Ccamel
    Chi te li da? La borsetta di mamma’”. Troppo facile, anche perché la cultura dell’amministrazione Accorinti è quella di contestare puntigliosamente ogni criterio di spesa e di distribuzione delle risorse, facendo finta di non sapere che le risorse, prima di distribuirle, bisogna crearle. La manutenzione degli spazi fieristici costa, chi la paga?

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  10. Benedetto XVII 12 Giugno 2017 09:37

    Salvatore74, belle parole ma pretendere di fare quello che si vuole coi soldi degli altri mi pare eccessivo. Penso a Carosone che cantava “Tu vuo’ fa’ ll’americano … Tu vuoi vivere alla moda … Tu abball’ o’ rocchenroll, Tu giochi a baisiboll, Ma e solde p’ e’ Ccamel
    Chi te li da? La borsetta di mamma’”. Troppo facile, anche perché la cultura dell’amministrazione Accorinti è quella di contestare puntigliosamente ogni criterio di spesa e di distribuzione delle risorse, facendo finta di non sapere che le risorse, prima di distribuirle, bisogna crearle. La manutenzione degli spazi fieristici costa, chi la paga?

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  11. Qui si muore .. e nessuno fa nulla..
    dalla società (nzivata) non mi aspetto nulla..
    ma quello che ancora è peggio sono i vari signori,dirigenti,illustri ed influenti della città..
    siete vergognosi., siete voi il volano… nessun altro…
    perche dobbiamo moririe… chi decide per noi???

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  12. Qui si muore .. e nessuno fa nulla..
    dalla società (nzivata) non mi aspetto nulla..
    ma quello che ancora è peggio sono i vari signori,dirigenti,illustri ed influenti della città..
    siete vergognosi., siete voi il volano… nessun altro…
    perche dobbiamo moririe… chi decide per noi???

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