Verso la mobilitazione, l’appello di Accorinti. E sul sito di Trenitalia “scompare” la Sicilia…

“Un forte appello alla cittadinanza per la partecipazione più ampia possibile all’iniziativa che si sta organizzando, una massiccia presenza che confermi la volontà comune di tutti i messinesi di mettere la questione Stretto di Messina al primo posto tra le richieste che continuiamo a rivolgere incessantemente al Governo nazionale”. A lanciarlo è il sindaco Renato Accorinti, in vista della mobilitazione di sabato a difesa dei trasporti sullo Stretto e della continuità territoriale ferroviaria.

L’area dello Stretto è stata il motivo conduttore dell’amministrazione comunale sin dal suo insediamento, perché – afferma il sindaco – “rappresenta l’unica, vera, importante, strategica opzione di sviluppo per le nostre popolazioni”.

Ed il rischio è che si facciano passi indietro invece che avanti. Gravi risvolti occupazionali, disagi nell’attraversamento per i viaggiatori, ma non solo. “Il problema attiene, più in generale, al progetto complessivo che deve riguardare tutti i territori che si affacciano sullo Stretto – prosegue il sindaco -, un nodo cruciale per lo sviluppo economico non solo di Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria, ma per l’intera Sicilia e tutto il Mezzogiorno”.

Non può essere neppure un problema di soldi, visto che il Governo era pronto a spenderli per il Ponte sullo Stretto prima che l’iter fosse interrotto. “Quelle somme – ribadisce Accorinti – devono essere investite in una prospettiva di vero sviluppo per migliorare i servizi e creare infrastrutture. Questo è l’obiettivo da condividere e sottoporre con forza alle autorità di governo”.

Del resto, la continuità territoriale è un diritto “e le politiche di disimpegno delle Ferrovie dello Stato vanno contrastate con decisione – conclude -. Confermo l’adesione a questa piattaforma del governatore Crocetta, di gran parte della deputazione, di sindaci della province siciliane e calabresi, e mi preme evidenziare che non è il tempo delle divisioni. Tutti insieme, senza steccati, forze sociali, sindacati, amministrazione e consiglio comunale, rappresentanze politiche, associazioni, movimenti, cittadini, ribadiamo la volontà di credere in un futuro che riparta dal nostro mare, uno Stretto che ci ha sempre incantato ed al quale vogliamo restituire il rispetto che merita”.

Ed in effetti gli appelli a difesa dei diritti dei siciliani sono arrivati da ogni parte. Mercoledì 25 febbraio se ne parlerà all’Ars, in quarta commissione, su richiesta della deputata messinese Valentina Zafarana. All'audizione sono stati invitati l'assessore ai Trasporti, rappresentati di Fs, del Ministero, di Blueferries, dei comitati dei pendolari e del sindacato Orsa. Zafarana lancia anche un appello ai sindaci dell'isola a fare fronte comune per ribadire a Roma la volontà della Sicilia di non sottostare ad una decisione "mascherata da spending review, ma che in realtà è connotata da una forte valenza politica, che lede il diritto di continuità territoriale, sancito dalla Costituzione. E' assurdo – prosegue la deputata -, l'anno scorso sono stati spesi più di 50 milioni per l'ammodernamento e acquisto delle navi, adesso vogliono chiudere tutto. Prima parlano di rilancio e ammodernamento, poi tagliano quasi del tutto le corse di intercity e intercity notte, togliendo le navi per il traghettamento da giugno in poi".

In attesa della seduta della commissione, la deputata chiede intanto la massiccia partecipazione alla manifestazione trasversale che sabato prossimo a Messina vedrà la mobilitazione generale delle popolazione per chiedere lo stop del progetto. Aderisce anche il Partito di Rifondazione Comunista Sicilia, che evidenzia il disagio che ne deriverebbe, soprattutto per le persone a ridotta mobilità. “Il Governo Renzi ed il Gruppo Fs – si legge in una nota -, mentre nel nord Italia continuano ad investire miliardi in risorse pubbliche nell’Alta Velocità, in Sicilia perseverano nel colpire mortalmente i servizi essenziali, giustificando con l’austerity un risparmio di circa 40 milioni di euro all’anno. A questo aggiungiamo il progressivo scadimento del servizio all’utenza, soprattutto al Sud, che è costretta anche a subire il rincaro delle tariffe”.

La questione è arrivata ancora una volta sul tavolo del ministro ai Trasporti, Maurizio Lupi, grazie ad un’interpellanza dei deputati nazionali Fausto Raciti (Pd) e Giampiero D’Alia (Udc), firmata anche dai parlamentari nazionali siciliani dei democratici. “Dieci anni fa – si legge nell’interpellanza – i collegamenti a lunga percorrenza da e per la Sicilia erano 56 al giorno e da giugno si vorrebbe portarli a 4, con in più notevoli disagi logistici per i passeggeri in transito sullo Stretto”. Raciti e D'Alia chiedono dunque al mi‎nistro Lupi "quali investimenti si intende effettuare per potenziare il servizio di traghettamento veloce sullo Stretto a carico del Gruppo Fs Italiane, senza sopprimere le corse diurne a lunga percorrenza; quali interventi infrastrutturali saranno effettuati negli scali interessati per agevolare il passaggio treno/nave con supporto alla mobilità dei passeggeri; ‎quali garanzie occupazionali questo piano di investimento fornisce ai 62 lavoratori del Gruppo Fs Italiane impiegati nel servizio, ai precari trimestrali ed ai lavoratori dell'indotto".

L’ultima nota “di colore” giunge dal Comitato Pendolari Siciliani, che rivendica anch’esso il diritto alla continuità territoriale. Un diritto “negato” anche dal sito internet di Trenitalia. “Programmare un viaggio in treno per raggiungere la Sicilia è ormai un serio problema – scrive il Comitato -. Da diversi mesi chi entra nel portale di Trenitalia ed accede alla ricerca rapida vedrà apparire una schermata di un’Italia mutilata e per di più con un invito a cliccare su una città della mappa, dove mancano Sicilia e Sardegna. Quale può essere la chiave di lettura? Forse l’Italia ferroviaria finisce a Reggio Calabria? E’ il segno da cogliere per i siciliani della fine della Continuità Territoriale?”. La chiave di lettura è in realtà più semplice, vale a dire che la ricerca rapida è attiva solo sulle “Frecce”, in Sicilia inesistenti. E proprio qui sta il punto: invece di pensare a nuovi servizi per adeguare la Sicilia al resto d’Italia, si pensa a tagliare quel poco che già c’è. A proposito: è sempre bene ricordare, soprattutto a chi si riempie la bocca di belle parole sull’alta velocità nel triangolo Palermo-Catania-Messina, che il raddoppio ferroviario della Messina – Palermo non è neppure nei piani, mentre quello della Messina – Catania non è ancora finanziato. Altro che “Frecce”, qui restano solo le lumache…

(Marco Ipsale)