Coronavirus: Platone, la paura e la strada social verso la tirannide

Coronavirus: Platone, la paura e la strada social verso la tirannide

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Coronavirus: Platone, la paura e la strada social verso la tirannide

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giovedì 26 Marzo 2020 - 09:34

coronavirus- Chiuse le Camere, da Roma a Messina si "legifera" via social ed il capo chiama a raccolta il popolo. La riflessione del professor Caroniti

Di seguito la riflessione del professor Dario Caroniti (Università di Messina).

Durante la lezione on line che tengo in questi giorni agli studenti, l’attenzione mi cade sul pensiero di Platone: “ogni società politica riflette il tipo umano che la compone”. È questa una indicazione essenziale per lo studioso, perché per comprendere un ordine politico, dice Eric Voegelin, è necessario primariamente capire il tipo umano che si esprime in una società concreta. Così la società ateniese del suo tempo rifletteva il modello di umanità sofistica che la caratterizzava, mentre il modello di città descritto nella Repubblica quello dell’uomo filosofo.

Aristotele e le virtù civiche

Allo stesso modo, Aristotele nello spiegare le diverse forme di governo, tirannide, monarchia, aristocrazia, oligarchia, repubblica, democrazia, le lega alle virtù o alle passioni prevalenti in una determinata comunità politica. Per avere una repubblica non basta quindi avere delle buone leggi, è necessario che le persone pratichino le virtù civiche, vivano secondo il modello di uomo che attua al massimo le potenzialità della natura umana, lo spoudaios, l’uomo maturo.

L’epidemia e la tirannide

Al contrario, quando in una comunità politica i suoi componenti sono guidati dalle passioni e, in particolare, sono dominati dalla paura, la tirannide è l’unica forma di governo che possa governare quello sfortunato popolo. Come non pensare all’Italia e a Messina al tempo dell’epidemia. Credo però che sia normale che molti si lascino trasportare dal panico, abbandonandosi anche all’irrazionalità della paura, che li può spingere a gesti inconsulti, come scontrarsi, anche fisicamente, a chi si ostina a uscire di casa o a circolare per le strade, esponendosi così al contatto fisico e quindi al contagio, o addirittura recarsi di notte in comitiva a fermare il presunto untore, la colonna dei pendolari che ritorna in Sicilia dopo avere passato i controlli a Villa San Giovanni.

La politica social alimenta la paura

Non lo è affatto che a capo di questa “comitiva” ci sia il sindaco di una città. Non lo è affatto che una intera classe politica, sia nazionale che locale, sembra mossa dal desiderio di perseguire il consenso del popolo alimentando questa paura. Che si pensi di potere legiferare tramite i social network tenendo chiuso il parlamento, pur di apparire unici e assoluti protagonisti della scena.

La gara tra chi semina il panico

Non lo è affatto che si sovrappongono determinazioni comunali, regionali e nazionali nel fare a gara a chi semina il panico tra i cittadini. La situazione è senz’altro grave, nessuno la vuole sottovalutare. Per venirne fuori è però necessario mantenere la lucidità e la fermezza sui principi, perché, pure accettando lo stato di eccezione venutosi a creare a seguito del dilagare del contagio, si auspica che questa condizione non diventi la consuetudine. Tutti spero desideriamo che l’Italia, finita l’epidemia, possa tornare a essere una democrazia costituzionale, ma ciò è possibile solo se non venisse confermato il principio secondo il quale nel momento di difficoltà il parlamento, la rappresentanza costituzionale del popolo, sia inutile se non dannoso.

La paura apre porte alla tirannide

Mantenere le camere sciolte, e consentire che ogni paio di giorni il presidente del consiglio dei ministri convochi direttamente il popolo tramite Facebook, confermerebbe il principio che l’unico risolutore dei problemi del paese sia il governo. Che esso sia l’unica istituzione che rappresenti direttamente il popolo e l’unico solutore della grande paura. Ecco che Platone e Aristotele vengono in nostro soccorso. Ci ricordano che se cediamo alla paura non abbiamo più difese verso la tirannide.

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