Scandalo Formazione, la dura testimonianza dei dipendenti Ial

Un’altra giornata cruciale, quella di ieri, al processo Corsi d’oro 2 sugli interessi dell’onorevole Francantonio Genovese nel mondo della formazione professionale. Ieri è toccato alle parti civili sedersi sul banco, davanti i giudici, e rispondere alle domande dell’accusa e dei difensori.

Tra le parti civili è stata sentita anche Clelia Marano, l’ex esperta del Comune di Messina per le politiche dell’accoglienza, sentita come dipendente dello Ial Sicilia, l’ente passato di mano, dalla Cisl all’onorevole Genovese, negli anni passati. Cioè una delle acquisizioni di enti al centro dell’inchiesta della Procura di Messina.

L’assistente sociale e formatrice ha ricostruito le difficoltà economiche patite dai dipendenti dell’ente, senza stipendio per molti mesi. Una situazione tanto dura da aver influito anche in maniera pesantissima sulla vita di alcuni di loro.

“Lavoro allo Ial dal 2004 – ha raccontato la Marano – dal 2010 o giù di lì sono cominciate le difficoltà dell’ente. Non abbiamo più percepito lo stipendio per molti mesi. Io ho avuto grandi difficoltà economiche, tre miei colleghi (di altre province ndr) si sono suicidati”. La formatrice ha raccontato che dopo il cambio di gestione i dipendenti sono stati convocati dai nuovi vertici, hanno incontrato l’onorevole Genovese che ha illustrato loro le indicazioni per la nuova gestione. Ma di stipendi neanche l’ombra. “Abbiamo avuto la cassa integrazione del 2014. Per il resto niente stipendi. In qualche caso abbiamo richiesto l’anticipo sul Tfr, che ci veniva concesso quasi fosse un favore, era uno stillicidio di telefonate e richieste continue per ottenerlo. Capitava che stessimo in aula anche 11 ore al giorno. In quei casi, quando lavoravamo più del monte ore previste dal contratto, usufruivamo di riposi compensativi, non ci sono mai stati liquidati gli straordinari”.

Una testimonianza dura, quella di Clelia Marano, seguita da un’altra deposizione impegnativa, quella dell’imputato Salvatore La Macchia. Andato ai domiciliari nel marzo 2014 e poi liberato, La Macchia è il protagonista di molte telefonate intercettate dalla Squadra Mobile, che hanno monitorato il suo operato come Capo di Gabinetto dell’Assessore Mario Centorrino.

Rispondendo alle domande dei PM Sebastiano Ardita e Fabrizio Monaco, La Macchia ha confermato l’episodio ripercorso alla scorsa udienza dal direttore del Dipartimento Ludovico Albert, confermando l’incontro tra l’assessore, il suo direttore e Genovese.

Incontro voluto dall’onorevole per sanare alcuni problemi dell’ente Training Service, “in difetto” di alcune ore formative, nella nuova programmazione, e quindi finito “sotto” il budget complessivo atteso. Albert però non si rese disponibile, o meglio rispose che non era possibile venire incontro alle richieste di Genovese, che se ne lamentò anche col capo di Gabinetto.

All’avvento di Centorrino – ha raccontato ancora La Macchia – cambiò il vento in assessorato, e arrivarono a lui e quindi anche a me una gran massa di richieste da parte di enti che fino ad allora avevano sofferto perché avevano avuto a che fare con la gestione del centro destra. Non mi sono occupato prevalentemente degli enti della “Galassia Genovese”, mi sono occupato di molti altri enti, se possibile me ne sono occupato anche di più”, ha risposto La Macchia ad Ardita.

Si torna in aula il prossimo 13 dicembre.