"Insieme credenti e non per prendersi cura del creato nel segno della Costituzione"

“Insieme credenti e non per prendersi cura del creato nel segno della Costituzione”

.

“Insieme credenti e non per prendersi cura del creato nel segno della Costituzione”

. |
lunedì 20 Marzo 2023 - 11:15

L'intervento di Alberto Randazzo, docente universitario e presidente di Azione Cattolica

Da Alberto Randazzo, professore associato di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Messina e presidente diocesano di Azione Cattolica, riceviamo e volentieri pubblichiamo.

“Voi non vi rassegnerete ad un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti”. Risuonano forti nella mia mente e nelle mie orecchie le parole pronunciate da Giovanni Paolo II il 19 agosto 2000, nella spianata di Tor Vergata, ai 2 milioni di giovani accorsi a Roma per la Giornata Mondiale della Gioventù. Quello fu un vero e proprio mandato che il Pontefice affidò anche a me e, in generale, a quella moltitudine in festa e a tutti coloro che seguivano da casa. Vorrei partire da qui, con una nota personale che penso possa dare il senso di quell’arduo (ma anche affascinante) impegno che si traduce nel dovere, morale e sociale, che hanno i credenti e i non credenti di prendersi cura del creato. Prendersi cura del creato, promuovendo al tempo stesso uno sviluppo che sia all’insegna della giustizia, della pace e della cooperazione. Tuttavia, quello in discorso non è solo un dovere che si evince dalla Sacra Scrittura ma che si ricava anche dalla Costituzione italiana; ecco perché tutti, in quanto cittadini, siamo chiamati in causa.

L’importanza dell’appartenenza

Il tema può allora essere visto da una doppia prospettiva, quella delle fede (che riguarda alcuni) e quella costituzionale (che riguarda tutti). Da entrambi gli angoli visuali si fa strada il principio di responsabilità (potrebbe dirsi, un’“etica” della responsabilità), che può inverarsi in modo davvero efficace nella misura in cui viene alimentato dal senso di appartenenza. In estrema sintesi, si tratta della consapevolezza che “ognuno di noi, nel mondo, non è solo! Che siamo in più, che siamo parte di un tutto”, come ebbe a dire Piero Calamandrei. Volendo prendere a prestito le parole di una nota canzone di Giorgio Gaber, l’appartenenza “è quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa/che in sé travolge ogni egoismo personale/con quell’aria più vitale che è davvero contagiosa”. Non sempre, purtroppo, il senso di appartenenza è avvertito e ciò costituisce un ostacolo ad una “vita responsabile”, come ricorda Bonhoeffer.

La logica dominante dell’orticello

In un tempo, come quello che viviamo, connotato da un esasperato individualismo e di relazioni “liquide”, per citare Bauman, si è spesso portati a pensare al proprio tornaconto, secondo una logica “dell’orticello” che inquina il rapporto con gli altri e, quindi, anche con Dio (per chi crede). “Il ripiegamento su sé stesso […] può cagionare molti danni”, come ricorda Maritain. Da qui, l’esigenza di aprirsi agli altri comprendendo che la nostra stessa identità si plasma e si costruisce grazie alle relazioni che viviamo; com’è stato detto detto Morandini, “l’esistenza di ognuno può fiorire solo nello spazio della relazione sociale”. Si è portati a credere, erroneamente, che si possa fare a meno degli altri, senza comprendere invece che “abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo”, per citare Papa Francesco. Non si è del tutto consapevoli di quanto dall’“inclusione dell’altro”, per ricordare Habermas, e dalla “cura dell’altro”, per richiamare il titolo di un testo pubblicato nel 2017 dalla casa editrice Editoriale Scientifica, dipenda la propria vita, che cambia quando si inizia a “dire ‘noi’”, per richiamare ancora Gaber. Sì, perché l’appartenenza implica “l’avere gli altri dentro di sé”.

Secondo l’insegnamento di Vittorio Bachelet, occorre “ricordarsi di non identificare mai sé stessi o i propri interessi, o anche le proprie idee, con il bene comune”. Spesso, invece, si confondono gli interessi personali con quello collettivo o, peggio, si fanno scientemente prevalere i primi sul secondo. A ciò si aggiunga che si è abituati a trascorrere “vite di corsa” e in gran parte “online”, , ricordando Bauman, con la conseguenza che si è portati a volere tutto e subito e ci si lascia prendere dalla frenesia delle risposte immediate ai propri bisogni, secondo la logica del “clic”. In questo contesto, “l’essere umano […] non si preoccupa più del futuro della società, e la gran parte delle persone […] ha abbandonato la speranza che si possa fare qualcosa di buono per tutti, ma per lo meno si ritaglia un posticino comodo, tranquillo e sicuro”, osserva sempre Bauman.

La Costituzione e le Sacre scritture

In particolare, il senso di appartenenza influisce sulla capacità di ogni essere umano di prendersi cura delle relazioni fondamentali che connotano la sua vita: quella con Dio (per i credenti), con gli altri e con il creato. In sintesi, nella Sacra scrittura (per i credenti) e nella Costituzione italiana (per tutti i cittadini) appare chiaro il fondamento di un impegno che deve essere rivolto alla salvaguardia del creato e alla cura dell’altro. D’altra parte, “prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi. Ma abbiamo bisogno di costituirci in un ‘noi’ che abita la Casa comune”, come afferma Papa Francesco. Occorre comprendere che il bene comune non è la somma dei beni individuali ma la sintesi degli stessi. Non si realizza il bene comune se ognuno pensa a soddisfare i propri interessi; al contrario, costruendo il bene comune anche il bene personale trova realizzazione. L’attuazione del bene comune, poi, passa dalla pace, dalla giustizia e dalla cooperazione all’interno di un contesto sociale. Pertanto, “la società, la sua vita, la sua pace, non possono sussistere senza l’amicizia (amicizia civile), che è la forza animatrice della società”, per citare Maritain, strettamente connessa alla giustizia.

Alberto Randazzo

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007