Più di 200 arresti, migliaia di perquisizioni, 39 omicidi e 45 ferimenti contestati
L’operazione Mare Nostrum scattò la notte del 6 giugno 1994. Una delle operazioni antimafia più imponenti della storia giudiziaria italiana. Favoriti dall’oscurità Carabinieri e Polizia cinsero d’assedio l’intera provincia tirrenica di Messina. Interi comuni furono circondati dalle forze dell’ordine mentre dal mare e dal cielo,motovedette ed elicottero tenevano sotto controllo la situazione. In poche ore furono smantellati i sanguinari clan di Barcellona, Terme Vigliatore e Tortorici che a cavallo degli anni 80 e 90 avevano dato vita ad una feroce guerra di mafia.
Il bilancio finale della maxioperazione fu impressionante: 250 le persone arrestate che dovevano rispondere di 39 omicidi, 45 ferimenti e centinaia di casi di attentati, minacce, estorsione, spaccio di droga.
La magistratura decise di fare piazza pulita dei clan che per anni avevano imperversato in provincia, creandosi collegamenti importanti con Cosa Nostra catanese e palermitana.
Già nel 1984 la vecchia mafia barcellonese aveva stretto legami con il clan catanese dei Santapaola. Un’organizzazione vecchio stampo, governata dalle regole della mafia tradizionale. Ma ben presto dovette fare i conti con un’organizzazione emergente al cui vertice si trovava il boss Pino Chiofalo. Quest’ultimo, orginario di Terme Vigliatore, creò attorno a se un nucleo di fedelissimi pronti a tutto per l’onore della famiglia.
A suon di omicidi il clan Chiofalo fece fuori tutti i boss ed i gregari della vecchia mafia barcellonese. Nel 1986 il colpo di grazia con l’uccisione del padrino storico Francesco Rugolo. Chiofalo intuì che i lavori di realizzazione del raddoppio ferroviario avrebbero costituito un affare molto vantaggioso per la criminalità ed iniziò a taglieggiare le imprese che si erano aggiudicate gli appalti. Furono anni di morti ed attentati ma poi anche Chiofalo dovette far strada ad un altro emergente, ovvero Giuseppe Gullotti. E ricominciarono gli omicidi in una guerra fra clan locale sempre più cruenta. Finchè Chiofalo non decise di collaborare ed allora cominciò a raccontare anni ed anni di delitti, a far nomi di mandanti ed esecutori e disegnare dettagliatamente la mappa del crimine locale. Grazie a Chiofalo fu possibile mettere a punto gran parte dell’operazione Mare Nostrum. Ma la mafia non era solo Barcellona.
A Tortorici un gruppo di pastori aveva deciso di uscire dal grigio anonimato di paese. Lo fece creando due grosse organizzazioni contrapposte: quella dei Bontempo Scavo e dei Galati Giordano. Si specializzarono nelle estorsioni a commercianti ed imprenditori e si fronteggiarono in maniera sanguinosa. In quegli anni fioccarono gli omicidi ma soprattutto gli attentati anche eclatanti. Clamoroso quello compiuto contro il posto di Polizia di Tortorici che fu gravemente danneggiato da una bomba. Un altro ordigno fu piazzato all’ingresso del Museo dei Nebrodi a S.Agata Militello il giorno in cui si sarebbe dovuto tenere un convegno organizzato dall’Acis, l’Associazione antiracket del posto. In quegli anni esplose il fenomeno delle associazione antiracket. La prima fu l’Acio a Capo d’Orlando capeggiata dal commerciante Tano Grasso. Grazie alle loro denunce in pochi anni furono arrestati gli estortori dei clan tortoriciani. Si arrivò così allo storico processo che portò alla condanna dei boss che di lì a poco si pentirono. Con il pentimento di Orlando Galati Giordano, storico alleato di Pino Chiofalo, anche le cosche di Tortorici subirono un duro colpo.
In questo clima, con i più importanti boss arrestati, altri passati fra le fila dei collaboratori di giustizia, altri sottoposti a pesanti condanne nel giugno del 1994 scattò l’operazione Mare Nostrum che assestò un colpo mortale ai clan della provincia che per molti anni stentarono a riorganizzarsi, colpiti fin nelle fondamenta più profonde.
