La vittima, Petre Ciurar, non era legata ad ambienti della criminalità organizzata ma potrebbe aver infastidito qualcuno
Indagini serrate ma movente e killer restano ancora da scoprire. Hanno lavorato tutta la notte e per l’intera mattinata i Carabinieri che stanno indagando sull’omicidio di Petre Ciurar il romeno di 20 anni assassinato ieri sera a colpi di pistola mentre rincasava nella sua baracca vicino alla stazione ferroviaria di Barcellona.
Gli investigatori sono coordinati dal sostituto procuratore di Barcellona, Francesco Massara. Le indagini tuttavia si presentano complesse poiché il giovane non aveva contatti con la criminalità organizzata locale. Probabilmente il romeno sarebbe stato punito per uno sgarro commesso contro una persona del luogo ma niente a che vedere con questioni di malaffare. I Militari dell’Arma, infatti, fra le piste battute in queste ore privilegiano quella del sicario italiano che lo avrebbe atteso vicino alla baracca facendo fuoco al suo arrivo. Il killer sarebbe poi fuggito su un ciclomotore condotto da un complice. Meno accreditata la pista del regolamento di conti fra connazionali. Ma la ricostruzione del delitto passa dalle dichiarazioni di tre donne che avrebbero assistito all’omicidio. Una è la compagna della vittima con la quale l’uomo aveva una figlia di pochi mesi. Le altre due, anche loro romene, vivevano in una roulotte attigua alla baracca di cartone di Ciurar. Quando il sicario è entrato in azione le donne erano nella catapecchia. Una di loro ha riportato delle ferite, tagliandosi con un arnese che stava maneggiando. Sono state loro a dare l’allarme ai carabinieri subito dopo l’omicidio. Ma le indagini non sono ancora decollate del tutto. Il ventenne conduceva una vita di stenti ma piuttosto tranquilla. Viveva vendendo accendini ai semafori mentre le donne chiedevano l’elemosina agli angoli delle strade. Tutte e tre sono state sentite a lungo dai carabinieri che stanno cercando elementi utili alle indagini.