Il sindacato respinge ogni accusa e rilancia: «Pronti a proporre sacrifici, ma basta con denunce pretestuose»
Minacce, ordigni, tensioni quotidiane. Cosa sta succedendo ai cantieri Palumbo, nella zona Falcata? Nei giorni scorsi l’imprenditore napolentano Antonio Palumbo ha denunciato gravi atti di intimidazione nei suoi confronti, legandoli, di fatto, al momento di particolare agitazione che sta vivendo la forza lavoro del cantiere messinese. Tutto questo all’indomani del tavolo tenutosi in Prefettura alla presenza anche dei sindacati. Proprio il sindacato più rappresentativo tra gli operai della Palumbo, l’Orsa, torna a intervenire sulla questione con il segretario regionale Mariano Massaro. «Con estrema onestà – afferma – devo ammettere che mi aspettavo un risvolto diverso dall’incontro che il prefetto ha avuto la sensibilità di convocare coinvolgendo i lavoratori e le massime istituzioni cittadine, mi ero preparato ad affrontare questioni sindacali: tutela dei posti di lavoro, superamento della fase di crisi, proposte di rilancio e sviluppo, invece mi sono trovato, insieme a voi, spettatore di uno spettacolo poco edificante che ha visto l’impresa dare del “delinquente” ad un rappresentante di altra sigla sindacale, e dichiarare, in modo irrispettoso verso la città, “il cantiere è mio!” dimenticando che la risorsa della zona falcata è dei messinesi che l’hanno concessa per un tempo determinato alla Palumbo in cambio di un incremento occupazionale che nei fatti non si è concretizzato». L’opposto di quanto sostenuto dallo stesso Palumbo, che sempre nei giorni scorsi ha ribadito che «la nostra azienda dimostra di avere le carte in regola, nessuno ha potuto dire nulla contro di noi, nessuna violazione è stata riscontrata dagli ispettori e dall’ufficio provinciale del lavoro».
Massaro non ci sta, specie quando si parla di clima di tensione e di presunte intimidazioni: «Il movimento sindacale che mi onoro di rappresentare ha una storia di militanza civile nell’antimafia, abbiamo messo le nostre facce in manifestazioni e azioni pubbliche contro la malavita organizzata e il rapporto di reciproca correttezza con le forze dell’ordine cittadine è storia sancita da fatti che nessuna controparte, men che meno Palumbo, può mettere in discussione. Se la Palumbo Spa ha fatto le sue denunce la magistratura farà certamente luce sulle vicende sistematicamente evocate che all’Orsa poco interessano visto che all’epoca degli eventi non era presente in cantiere, si attenda in silenzio, con pazienza e rispetto il percorso della legge, il rischio è di derubricare la vicenda a sterile propaganda e di compromettere il lavoro della magistratura troppo spesso tirata in ballo».
Massaro si rivolge al prefetto, al questore e all’assessore comunale al lavoro Capone: «Voi siete testimoni dell’apertura che questo sindacato ha offerto nel tavolo prefettizio nel tentativo di calmierare la vertenza, con i lavoratori si stava pensando di fare il primo passo verso la concertazione attraverso la sospensione dello sciopero in atto con l’impegno di un tavolo di trattativa serio che entrasse nel merito delle questioni, ma dopo l’ennesimo “j’accuse” che Palumbo ha voluto divulgare a dispetto dell’impegno profuso dalle Istituzioni, si è fatto un enorme passo indietro; i lavoratori sono arrabbiati e allo stesso tempo turbati dall’ennesima accusa e dal confermato clima di scontro che si è trascinato anche all’interno del palazzo del Governo, alla luce dei nuovi fatti per il sindacato è doveroso ascoltare l’assemblea dei lavoratori e decidere il destino della protesta secondo la loro volontà».
Il segretario dell’Orsa invita (anzi, usa il termine «sfida») la Palumbo «a confrontarsi pubblicamente nel merito delle questioni inerenti il lavoro, unica materia che siamo titolati a trattare: il rientro di tutti i lavoratori dalla cassa integrazione, la produzione e lo sviluppo del cantiere, le mancate assunzioni, il rispetto del capitolato d’appalto. Siamo pronti a proporre sacrifici ai lavoratori e intraprendere posizioni impopolari per favorire il rilancio dell’azienda ma nessuno pensi di fermare la legittima azione sindacale con denunce pretestuose».
