Le lunghe attese al freddo e alle intemperie dei pendolari dello Stretto

Le lunghe attese al freddo e alle intemperie dei pendolari dello Stretto

Le lunghe attese al freddo e alle intemperie dei pendolari dello Stretto

mercoledì 16 Dicembre 2009 - 10:37

Interdonato, Caia e Ansaldo Patti: «In queste giornate di maltempo percepiamo nella sua interezza la dismissione di Rfi»

Oltre un’ora di attesa al giorno, riparati da appena un tendone, che poco può contro acqua, vento e freddo tipici di questi tempi. La nuova denuncia sui disagi di chi, per lavoro o per studio, attraversa ogni giorno lo Stretto, arriva dai presidenti dei comitati Pendolari dello Stretto, Dimensione Trasporti e Lega Autonomie Locali, Pietro Interdonato, Domenico Caia e Rosario Ansaldo Patti. «In queste fredde ventose giornate – scrivono in una nota – percepiamo nella totale interezza la dismissione di RFI nello Stretto, i vigliacchi silenzi del vertice aziendale e la determinazione perversa ed infausta di non voler porre ripari a quanto da tempo denunciamo. I nostri soldi di contribuenti vengono sperperati nei rivoli della inefficienza dei servizi ed in primo luogo nella mobilità collettiva . Noi pendolari dello stretto, causa la scarsa presenza delle navi, siamo nostro malgrado costretti ricorrere al traghettatore privato, il quale con la logica arida del mercato, avversa ai bisogni ed alla sensibilità sociale,trova i vantaggi che derivano della inefficienza dell’operatore pubblico, per cui si trova a fare cassa, sulla pelle degli utenti a partire dai pendolari, i quali si trovano intrappolati, alla stregua d merce superflua tra insostenibili quotidiani disagi».

«Lo dimostra il fatto – si legge ancora – che i pendolari, nell’attendere un mezzo che li trasporta dall’una all’altra sponda, sono costretti a delle attese disumane, sotto dei tendoni da “profughi in terra propria” con il forte vento che ti sbatte nelle orecchie e con i piedi immersi nell’acqua, il tutto per circa 80 minuti al giorno. Eppure paghiamo un titolo non indifferente, se la tromba d’aria capitata a Catania fosse successa nei tendoni della compagnia privata, ove a volte stazionano centinaia di superflua umanità, cosa sarebbe successo, a parte la passerella di turno e le lacrime da coccodrillo dei politici di avventura?».

«Non sarebbe più dignitoso che Rfi – concludono Interdonato, Caia e Ansaldo Patti – desse risposte valide a migliaia di pendolari,offrisse al paese intero un servizio di pubblico interesse con tariffe sociali e non più regalare al privato la “quasi fetta di mercato” che da complementare è diventato alternativo e vorace. Su questo devono rispondere i politici di entrambe le sponde. Possono costoro rispondere?».

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