Circa 1000 i presenti per gli organizzatori, intorno ai 300 per le Forze dell’Ordine. La “lotta” assume nuovi significati: ricordando l’alluvione, prioritaria la messa in sicurezza del territorio. Intanto la Commissione Bilancio della Camera congela l’emendamento sulla ricapitalizzazione della Stretto di Messina
Nel momento in cui il fronte del No al Ponte dovrebbe trovare massima coesione per opporsi in maniera decisa all’avvio dei lavori per la costruzione della grande opera sullo Stretto, dalla manifestazione di Torre Faro arrivano segnali tutt’altro che incoraggianti. Partiamo dai numeri. Circa 1000 i partecipanti per gli organizzatori, intorno ai 300 per le Forze dell’Ordine. Un dato sicuramente influenzato dalle condizioni atmosferiche avverse, visti gli acquazzoni del pomeriggio, ma su cui forse ha anche inciso la scelta del giorno infrasettimanale e dell’ora in cui organizzare il corteo.
In realtà, come spiegato alla vigilia dai rappresentanti della ReteNoPonte, la decisione è stata legata anche alla volontà di ricordare quanto successo due mesi fa a Giampilieri, Scaletta Zanclea e nei centri limitrofi. Una tragedia non dimenticata, pur se limitata è stata la partecipazione degli alluvionati. A più riprese, durante la marcia, è stato ribadito lo slogan principale della manifestazione: destinare alla messa in sicurezza del territorio i fondi per la grande opera.
Immancabili bandiere e striscioni, meno visibili per il buio parziale nelle strade. Dal Camping dello Stretto, luogo di partenza della carovana, i manifestanti si sono mossi percorrendo via Circuito per poi accedere all’interno del “paese” attraverso via Terzo Palazzo; da lì fino alla Chiesa della Madonna della Lettera e poi dritti all’Horcynus Orca.
Diversi gli interventi che si sono susseguiti. Da Daniele Ialacqua (Sinistra e Libertà) che ha ribadito la priorità della salvaguardia dell’ambiente e della prevenzione del dissesto idro-geologico, a Pietro Interdonato del Comitato Pendolari, pronto a ribadire l’esigenza di un’integrazione totale nel sistema pubblico dei trasporti tra Sicilia e Calabria e criticare l’inesorabile dismissione di Rfi sullo Stretto e le nuove tariffe ufficializzate oggi dal Gruppo Caronte&Tourist.
Ma si è parlato soprattutto dell’opera, della societa’ Stretto di Messina e dell’emendamento alla Finanziaria 2010 che autorizzerebbe a sottoscrivere, nel 2012 e anni successivi, aumenti di capitale per un importo non superiore ai 470 milioni di euro. Emendamento che in serata è stato ritenuto “inammissibile” della commissione parlamentare Bilancio, con il conseguente momentaneo “congelamento” della ricapitalizzazione della società, accantonato assieme ai pacchetti welfare e giustizia, agli immobili della Difesa a Roma Capitale e ad un emendamento soppressivo del riordino dell’Ismea. Il Governo potrà comunque riproporre questi stessi emendamenti presentando le relazioni tecniche mancanti.
Tornando alla manifestazione, si può dire che la prova generale in vista della manifestazione “più ampia” che si terrà a Villa San Giovanni il prossimo 19 dicembre, non ha dato probabilmente gli esiti sperati, specie se confrontata al vero e proprio evento dell’8 dicembre 2004, quando in piazza si ritrovarono in diecimila. Le polemiche delle ultime ore non hanno fatto sicuramente bene al movimento. Ma chi crede in questa “lotta” potrà superarle con una sola convinzione: l’obiettivo non è né di colore rosso, né nero, è solo il bene delle città di Messina e di Villa San Giovanni e di tutta l’area dello Stretto.
Il movimento avrà quasi 20 giorni per fare quadrato e tornare a coinvolgere tutte le forze sociali e politiche, oltre ai “semplici” cittadini che negli anni hanno sostenuto e combattuto la “battaglia” accanto a chi oggi pensa di esserne l’unico intestatario. (Emanuele Rigano-foto Arturo Russo, altre in photogallery)
