Presentato nel Salone degli Specchi l’indagine realizzata dall’associazione ambientalista nell’ambito dell’Operazione Fiume 2009. Il monito del presidente Granata: «Bisogna cambiare rotta, basta con una gestione del territorio sottoposta a logiche speculative». Cocina: «Entro tre mesi parte della popolazione potrebbe far rientro a casa»
Tutti d’accordo su un punto: inutile piangere sul latte versato, inutile ricostruire una “cronologia di responsabilità” , l’importante è ripartire e farlo nel modo giusto. Il riferimento non è solo alla tragedia del primo ottobre che ha colpito i villaggi della zona sud, ma alla complessa problematica del dissesto idro-geologico che interessa la buona parte del territorio siciliano. Occasione di confronto e dibattito sul tema è stato l’incontro organizzato questa mattina al Salone degli Specchi di palazzo dei Leoni da Legambiente Sicilia per la presentazione dell’indagine “Ecosistema rischi 2009” relativa al monitoraggio delle attività delle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico. Un lavoro realizzato nell’ambito della cosìdetta “Operazione Fiumi 2009” confezionato dall’associazione ambientalista con il Dipartimento regionale della Protezione Civile.
Come detto e ribadito dai presenti la volontà è quella di non colpevolizzare più nessuno ma cercare piuttosto di lavorare in un propositivo spirito di collaborazione. “Eppure noi l’avevamo detto che…”. Tutti avevano detto, ma in pochi hanno fatto, tutti avevano individuato le criticità del territorio ma solo dopo il dramma di Giampilieri e dintorni si sta finalmente muovendo qualcosa. A partire proprio dalla Regione. Lì dove l’assessore regionale ai lavori Pubblici Beninati, oggi “ospite” al Salone degli Specchi, ha dichiarato di stare lavorando in modo rapido ma preciso per la redazione di un “Piano rischi regionale”, preparato di concerto dall’assessorato ai lavori pubblici, alla protezione civile e all’ambiente, che Beninati auspica possa essere sottoposto all’attenzione della giunta già nel mese di dicembre: «All’indomani del tragico evento di Messina mi è stato affidato l’incarico di coordinare questo comitato interassessoriale per cercare di concretizzare il più possibile l’attività di intervento sul territorio siciliano, evitando ogni tipo di “disfunzione organizzativa”».
Un progetto impegnativo, sottolinea Beninati, che con un pizzico di amarezza, aggiunge: «Ci siamo incontrati già quattro volte, la nostra attività procede bene anche se è stata poco pubblicizzata, ma a noi importa poco… ». L’assessore, di origini messinesi, spiega come oggi il governo regionale si trovi ad affrontare problemi legati soprattutto al mancato recepimento della legge 183/89 che prevedeva “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale e la difesa del suolo” e dunque la ripartizione dell’intero territorio in bacini idrografici classificati a livello, nazione, interregionale e regionale. Una mancanza che ha dunque reso necessaria l’individuazione dei Piani stralcio di Bacino per l’assetto idrogeologico, i Pai appunto. Una posizione quest’ultima condivisa anche dal direttore di Legambiente Sicilia Salvatore Granata, intervenuto per primo: «Chiediamo che quella normativa venga applicata perché è la strada giusta per porre un freno ad una vergognosa ed esagerata urbanizzazione del territorio che, solo tragici eventi come quelli di Giampilieri, ci si rendo conto che necessita di interventi. Interventi che, a costo di sembrare retorici, chiediamo dal lontano 1990, ma a prendere i sopravvento è stata una gestione piegata agli interessi speculativi».
Presente anche l’ing. Salvatore Cocina, dirigente generale del dipartimento regionale di Protezione Civile ma soprattutto, viste le circostanza, soggetto attuatore dell’ordinanza commissariale insieme al sindaco Buzzanca. Cocina, focalizzando l’attenzione sulla situazione di Messina sud, ci aiuta a riepilogare la situazione sullo stato degli interventi. «Il commissario ha nominato tre tecnici, un geologo,un ingegner e un geometra che, di concerto con i rappresentanti del dipartimento di protezione civile nazionale e regionale, stanno effettuando sopralluoghi per individuare aree dove è possibile rientrare a breve, aree dove sono necessari interventi meno complessi, aree dove si deve procedere con interventi strutturali; ed altre ancora dove si bisognerà demolire e ricostruire. Ottenuta questa dettagliata relazione, attesa forse già per la prossima settimana, decideremo come muoverci, non è escluso che il rientro di parte della popolazione possa avvenire entro tre mesi».
(foto Dino Sturiale)
Elena De Pasquale
