Tirone, da un privato il nuovo ricorso contro la Stu

Tirone, da un privato il nuovo ricorso contro la Stu

Tirone, da un privato il nuovo ricorso contro la Stu

martedì 23 Marzo 2010 - 13:06

Il proprietario di un fabbricato in viale Italia dà mandato ad un legale: ecco le 18 motivazioni del ricorso di 129 pagine

Diciotto motivazioni, 129 pagine, un fiume di contestazioni. Tutte da verificare, quando sarà un giudice amministrativo del Tar a dire la sua. L’ultimo ricorso contro la Stu Tirone lo ha presentato un privato, tal Giuseppe Santoro, proprietario di un fabbricato per civile abitazione in viale Italia, cioè nel cuore dell’area dove la Stu intende realizzare il proprio progetto. Il suo ricorso, redatto dall’avv. Natale Bonfiglio, è contro tutto e tutti, dal Comune e la Regione a tutti i soci della Stu, dunque la Garbali Spa, la Studio FC&RR associati, la Demoter Spa, la ing. Arcovito Paolo Costruzioni Srl, la Quattropareti Srl, la Trio Srl, la Ingegneria & Finanza Srl. La prima motivazione era stata già sollevata a Palazzo Zanca dal Pd, e contesta il fatto che l’accordo di programma è stato ratificato dal consiglio comunale trentuno giorni dopo la stipula alla Regione, e non trenta come prevedeva, «a pena di decadenza», l’accordo stesso, a maggior ragione «ove l’accordo comporti variazioni degli strumenti urbanistici», come nel caso della Stu. Secondo punto: mancherebbe il consenso unanime in forma scritta di tutte le parti interessate dall’accordo di programma stesso. E ancora: la variante successiva allo studio di fattibilità, quella che sanciva lo spostamento della volumetria inizialmente per l’edificio Palazzo degli Elefanti in un’altra area, è priva del parere dell’Autorità ambientale regionale, considerato acquisito per silenzio assenso. Silenzio assenso che, secondo il legale, non potrebbe essere considerato trattandosi di amministrazione preposta alla tutela dell’ambiente.

Viene messa in discussione anche la legittimazione dell’ing. Franco Cavallaro, vicepresidente della Stu, quale legale rappresentante della stessa. Così come viene messa in discussione la delibera con la quale il consiglio comunale ha approvato, nell’ottobre 2006, le variazioni allo studio di fattibilità della Stu approvate precedentemente a marzo. Nella prima occasione, infatti, il Consiglio aveva votato un emendamento con il quale si chiedeva espressamente di prevedere uno studio di impatto ambientale, studio non realizzato. Tutti gli atti, inoltre, secondo l’avv. Bonfiglio sarebbero privi del preventivo parare della Commissione Urbanistica, e dunque da annullare. Andando avanti, uno dei punti più corposi: le Stu, dice la legge, «progettano e realizzano interventi di trasformazione urbana in attuazione degli strumenti urbanistici vigenti», invece, contesta il legale, la Stu programma diversi interventi «nell’ottica di una futura variante al Prg vigente». Sarebbe violata anche la legge regionale siciliana n. 71 del ’78 inerente i “centri storici”, come la zona del Tirone è. Tra l’altro le varianti richieste, aggiunge l’avvocato, «non riguardano soltanto “modifiche agli standard tipologici dei servizi”, così come soltanto consentirebbe la Convenzione tra Comune e Stu, ma l’azzonamento, i vincoli paesistici, gli standard edilizi (altezza massima, indice fondiario, numero di piani fuori terra) per residenze e uffici, tipologie edilizie che nulla hanno a che vedere con i servizi». Incompatibile con la destinazione di zona sarebbe anche il centro commerciale da cinque piani previsto dalla Stu.

Sotto la lente finiscono pure il parere della Soprintendenza per i Beni Culturali e de Genio Civile. La Soprintendenza aveva posto quattro condizioni, ma la Stu si sarebbe adegua solo ad una di esse. Sarebbe stato dunque violato anche il codice dei beni culturali. Il Genio Civile, invece, aveva espresso parere favorevole a condizione che «in fase esecutiva vengano eseguite ulteriori indagini geognostiche e geotecniche», il che significa, secondo il legale, che «è stato reso un nulla osta favorevole senza conoscere gli elementi di fatto ritenuti essenziali». Posti dubbi sulla copertura finanziaria del progetto, «poiché la disponibilità è solo ipotetica in quanto si confida nel pagamento a stato d’avanzamento che dovrebbero effettuare ipotetici acquirenti». E ancora: secondo il legale la Stu, di fatto una società mista, avrebbe dovuto essere a partecipazione maggioritaria di enti locali, mentre in questo caso il Comune è socio solo al 30 per cento. Nel ricorso si reputa persino “incompetente” in materia il commissario straordinario dell’epoca, Bruno Sbordone, che firmò la convenzione su mandato del consiglio comunale.

Troppi elementi, in generale, sono vaghi e “generici” nella convenzione tra Comune e Stu, mentre secondo l’avv. Bonfiglio «detti elementi dovevano essere definiti alla data in cui fu bandita la gara». Insomma, l’eccesso di potere più volte richiamato dal legale si evincerebbe dall’eccessiva “mano libera” data ai privati. «Fu conferito un mandato in bianco – si legge nel ricorso – scolpito nella Convenzione: “la Stu si impegna a predisporre piano industriale e cronoprogramma degli interventi secondo la proposta progettuale presentata dai soci privati”», con quello che il legale definisce «un palese sviamento dall’interesse pubblico». Che verrebbe fuori anche dalla «circostanza che la convenzione affidi alla Stu anche il compito di urbanizzare e costruire immobili nell’area di interesse, riconoscendogli espressamente l’appalto per lavori per decine di milioni di euro».

Passando avanti, al punto 18 si evidenzia che la dichiarazione di pubblica utilità dell’area è stata effettuata dal consiglio comunale «omettendo la doverosa preventiva comunicazione di avvio del procedimento», se non dopo molto tempo, ai singoli interessati dagli espropri. Come il signor Santoro, ricorrente in questa situazione contro il -gigante- Stu Tirone.

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