Curiosità nebroidee: il peculio frumentario di Ficarra

Curiosità nebroidee: il peculio frumentario di Ficarra

Vittorio Tumeo

Curiosità nebroidee: il peculio frumentario di Ficarra

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sabato 14 Agosto 2021 - 06:58

Presente in moltissime città, era un efficace ammortizzatore sociale

In pieno centro storico di Ficarra, tra case che raccontano di passati e trapassati, è via Peculio. In molte città, anche a Messina, non è raro trovare questa curiosità toponomastica, che in realtà non si ferma ad essere mero dato geografico, portando con sé, nella brevità della sua dizione, un carico di storia non indifferente. Ma cos’era il peculio frumentario? Ebbene, già nel Quattrocento, ad ispirazione della predicazione francescana e nell’intento di contrastare il fenomeno dilagante dell’usura, erano sorti in Sicilia i primi Monti di pietà. Queste istituzioni, tuttavia, finirono con lo svolgere, per tutto l’arco del Cinquecento, il ruolo di enti di beneficenza, contribuendo alla sussistenza degli ospedali e assistendo i carcerati, ma soprattutto soccorrendo i poveri con elemosine, doti di maritaggio a orfane, ed anche farmaci, indumenti, ma soprattutto alimenti.

Ficarra (lato sud)

Anche Ficarra aveva il proprio, e di questa tradizione è rimasta appunto traccia nella locale toponomastica. La sua fondazione è da far risalire alla nobildonna Lucrezia Lancia, che nel 1534 sposò Guglielmo Bellocco, barone di Carcaci. Di animo nobile, lasciò un grosso peculio al comune di Ficarra per crearvi un monte frumentario da destinare ai coloni in povertà. Ecco spiegata la ratio dell’esistenza a Ficarra di una “via Peculio” che, come a Messina, indica quella quota assegnata per l’acquisto del grano. A seguito della liberalità della dama, altre ve ne furono, di Paolo Malvica ed Antonio Arcobasso. Soprattutto nei centri del val Demone, si andava all’epoca diffondendo la costituzione di numerosi monti frumentari col contributo di privati cittadini benefattori. Lo scopo era quello di assicurare la pubblica “panizzazione” attraverso l’acquisto a prezzo conveniente del cosiddetto “abbasto” di frumento della popolazione per un intero anno e inoltre venivano concesse anticipazioni in grano con un tasso di interesse che si aggirava intorno al 10 oppure al 12%.

Successivamente, intorno al Settecento, il fenomeno del credito ai poveri tornò ad essere visto come opera caritativa d’avanguardia, e sembrò interessare un numero sempre crescente di benefattori. Uno di questi fu un discendente di Lucrezia, Giuseppe Lancia, che nella seconda metà del ‘600 destinava un legato di 200 once per la costituzione di un nuovo monte frumentario a Ficarra, giacché il precedente peculio, fondato dall’antenata, si era disperso negli anni. I monti frumentari che a quel tempo operavano in Sicilia erano nove ed erogavano agli agricoltori le sementi e il frumento necessari per la sopravvivenza.

Stemma dei Lancia nella chiesa madre di Ficarra

Il sistema di amministrazione dei peculi frumentari era comune alla maggior parte dei centri del Mezzogiorno d’Italia, ma era presente anche nella diocesi di Aix-en Provence in Francia, in Svizzera, in Polonia e in Spagna, mentre in Sicilia “si traevano origine dall’istituzione quattrocentesca del Rabbacoto (o “rauba” dei poveri), creato dal potere baronale” (C. Valenti). Cosa prevedeva? Semplice; che i ricchi proprietari terrieri versassero a vantaggio dei poveri una parte del loro frumento, stimato per valutare congruamente la semina e il vitto. Col passare dei secoli e la desuetudine del rabbacoto, si fondarono monti frumentari in numerosi piccoli comuni della Sicilia, tra cui anche Ficarra, consentendo così ai ceti più umili di acquistare il pane a prezzo modico. Permane, col rischio di restare irrisolto, un dubbio: era il peculio dell’omonima via quello voluto da donna Lucrezia Lancia nel ‘500, oppure il nuovo, voluto dal discendente Giuseppe quasi più di un secolo dopo? Fu il secondo riedificato presso la stessa sede del primo?

Vittorio Tumeo

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