Cuscino in faccia alla compagna, assolto: non è tentato omicidio

Cuscino in faccia alla compagna, assolto: non è tentato omicidio

Alessandra Serio

Cuscino in faccia alla compagna, assolto: non è tentato omicidio

giovedì 26 Giugno 2025 - 13:10

L'episodio nel 2024 a Scaletta Zanclea, il 26enne venne allontanato da casa dopo la denuncia della giovane

Si è chiuso con una sentenza di assoluzione del Tribunale di Messina il processo per un 26enne di Scaletta Zanclea accusato di aver tentato di soffocare la compagna 27enne con un cuscino, al culmine di una lite. Tentativo da lui stesso ammesso, all’arrivo dei carabinieri.

In attesa di leggere le motivazioni per comprendere qual è il ragionamento della Corte sul reato contestato, la sentenza è di assoluzione piena “perché il fatto non sussiste”. Il tentato omicidio, insomma, non c’è stato.

La richiesta di aiuto

L’episodio risale al gennaio 2024. “Aiuto, ha tentato di soffocarmi con un cuscino, salvatemi”, era stato in sintesi l’appello della 27enne al numero di emergenza. Quando i carabinieri sono arrivati nell’abitazione della coppia, è stato lo stesso 26enne ad aprire la porta, trafelato, confermando quanto raccontato dalla ragazza: la aveva bloccata col cuscino, al culmine di una lite furibonda, lei però si è divincolata mordendolo ad un braccio. Il morso aveva lasciato una ferita a lui, lei aveva rossore al collo e lividi in altri parti del corpo. Da giorni, ha raccontato la ragazza, le liti violente si susseguivano ma non erano episodi isolati. Infatti i carabinieri erano intervenuti in quella abitazione già in passato, per motivi simili.

L’ordine di protezione e il processo

Per la ragazza è scattato quindi l’ordine di protezione e lui è stato allontanato dalla casa familiare. Poi il processo per tentato omicidio, chiuso ora in primo grado. In aula davanti ai giudici la giovane ha minimizzato: “Sono sicura che non voleva uccidermi”, ha detto ai giudici, anche dopo che in aula è stato fatto ascoltare il nastro con la telefonata di richiesta di aiuto registrata.

Il perito nominato dal Tribunale, inoltre, ha stabilito che, se fosse stato un tentativo di soffocamento, lei non avrebbe potuto mordere il braccio all’aggressore. I giudici hanno perciò accolto le ragioni del difensore, l’avvocato Giuseppe Bonavita, e hanno scagionato il ragazzo.

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