È Pasqua, ma che riti!

È Pasqua, ma che riti!

Vittorio Tumeo

È Pasqua, ma che riti!

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sabato 20 Aprile 2019 - 06:46

Un intreccio suggestivo di rievocazioni dove il sacro si mescola al profano. Dalle “Barette” di Messina ai “giudei” di San Fratello

Si rinnovano in tutta la Sicilia i tradizionali riti e le caratteristiche sfilate processionali legati alla Settimana Santa e alla Pasqua. Un intreccio suggestivo di rievocazioni dove il sacro si mescola al profano senza limiti ben definiti. In ogni città, in ogni paese, i sagrati delle chiese, i vicoli, le piazze, si animano diventando teatro e ribalta delle celebrazioni della passione di Cristo. La follia resta l’anima vera della rievocazione pasquale sia nel suo aspetto più profondamente religioso che nella spettacolarità della festa. E di tutte le feste che affondano le loro radici nella più autentica cultura popolare, la Pasqua è sicuramente quella più ricca di significati simbolici. Rappresenta, infatti, il rituale per antonomasia della vittoria della vita sulla morte, della rinascita della natura, la liberazione dell’uomo dalla violenza e dalla prepotenza. Proprio perché custode di questi valori universali la Pasqua non ha collocazione temporale: il rito che si ripete ogni anno rende sempre attuale il significato di quel primo “cadavere eccellente” della storia dell’uomo che è Cristo. Pur articolandosi in vari momenti (domenica delle Palme, giovedì Santo, sabato santo, Resurrezione), la rappresentazione della morte di Cristo, il venerdì Santo, costituisce il momento centrale dello schema su cui si fondano tutti i rituali della settimana di Passione. Riti che conservano ancora il sapore delle cose passate e che il fluire del tempo e il succedersi delle generazioni non sono riusciti a cancellare dalla memoria popolare. Ma ecco una mappa dettagliata delle più significative e originali celebrazioni.

A Messina, in un clima di forte emozione e di suggestione corale, ha luogo la processione delle Barette o Varette, una delle più antiche e sentite feste religioso-popolari della città. Un lungo corteo di fedeli, tra cui numerose confraternite in costume tipico, accompagnano i “quadri” della Passione per le strade principali fino a Piazza Duomo dove l’arcivescovo impartirà la benedizione con “il Sacro Legno della Croce”.

Un chiasso infernale, ossessionanti squilli di trombe militari, urla e invettive caratterizzano la Settimana Santa di San Fratello sui Nebrodi. La singolare rievocazione prende avvio fin da mercoledì precedente la Pasqua. Centinaia di cittadini, i “Giudei” appunto, sciamano per i vicoli dell’antico centro normanno, travestiti con variopinti costumi: giubba e pantaloni ricamati, un caratteristico elmetto romano e un cappuccio rosso da cui fuoriesce una enorme linguaccia di cuoio.

Così agghindati, i Giudei di San Fratello celebrano una Pasqua “controcorrente” che esalta non la Resurrezione, ma la morte di Cristo. Per tre giorni saltano, corrono, sbeffeggiano trasformando il paese in una bolgia infernale. Il rito contrasta fortemente con il silenzioso dolore della gente che segue il corteo della Via Crucis. Nell’immaginario popolare, in effetti, si vuole evidenziare i due diversi modi con cui viene vissuta la Passione: pietà da un lato, odio e indifferenza dall’altro. Meno chiassosa e più articolata la settimana Santa di Mistretta. Si comincia il giovedì con l’allestimento dei Sepolcri utilizzando canestri di germogli preparati mesi prima, frutta e pane, elementi questi dall’evidente significato propiziatorio. Si prosegue venerdì con la solenne processione dei Misteri per concludersi il sabato con la riproposizione delle scene della Passione. Originale e di estremo interesse antropologico è la processione dei “Babaluti” di San Marco d’Alunzio. Trentatré incappucciati, i Babaluti appunto, coperti da un saio azzurro, a piedi scalzi, portano a spalla il prezioso crocifisso ligneo di Fra’ Umile da Petralia.

A Castroreale, nella giornata che ricorda il sacrificio del Signore, viene portata in processione una croce alta ben 14 metri, il cosiddetto Cristo Lungo.

A Ficarra, in particolare, la sfilata processionale del Venerdì Santo è ritmata dalle stazioni liturgiche della Via Crucis. Tra i vicoli medievali il mesto corteo è accompagnato dalla Banda musicale che intona dolenti marce funebri. Un tempo il silenzio della cxerimonia era rotto dal suono ossessivo della “troccula”, un caratteristico strumento costituito da due pezzi di legno sbattuti ritmicamente l’uno contro l’altro, ma l’usanza ormai è andata perduta. Sopravvive invece a Pettineo dove ancora oggi la processione dell’urna del Cristo Morto e dell’Addolorata è cadenzata proprio dal “rumore” dell’antico strumento. Sacra sfilata anche a Santa Lucia del Mela con un corteo composto da otto artistiche barette riccamente decorate con fiori. Altre interessanti rievocazioni sono da segnalare ad Alcara li Fusi, Caronia, Frazzanò, Librizzi, Novara di Sicilia, Patti, Rodì Milici e Venetico Superiore dove ancora sopravvive la caratteristica processione delle Palme e dei rami d’ulivo. Questi elementi simbolici, dopo la benedizione, saranno gelosamente conservati in casa per tutto l’anno con lo scopo di scacciare i demoni del male. La Domenica delle Palme dell’anno successivo verranno bruciati e la cenere custodita fino al mercoledì delle Ceneri per essere cosparsa infine sul capo dei fedeli. Le chiese traboccano di “lavuri” ovvero germogli di grano, lenticchie, orzo, avena e altri cereali decorati con nastri colorati e utilizzati per addobbare gli altari e i sepolcri. I fedeli, nelle notti di Passione, dovranno visitarne ben quattro perché i loro voti siano sciolti.

A Milazzo, il Giovedì Santo, si tiene invece una rievocazione vivente dell’ultima Cena, mentre sabato si svolge la rappresentazione della Via Crucis e della Crocifissione con i personaggi in costume d’epoca. Chiude il ricco palinsesto delle celebrazioni legate alla Settimana Santa, la processione di Barcellona caratterizzata dalle luminarie e dal santo delle “Vexilla”, suggestive melodie tradizionali forse di origine araba.

Vittorio Tumeo

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