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Eccessiva durata del processo: risarciti ricorrenti per l’accesso alle facoltà a numero chiuso

La Corte d’Appello di Roma ha accolto il ricorso presentato dai giovani avvocati messinesi Calogero Leanza e Francesco Mobilia, con il quale si chiedeva alla Pubblica Amministrazione di corrispondere, in ragione dell’eccessiva durata del processo, un risarcimento ad alcuni ex studenti universitari che negli anni precedenti avevano proposto ricorso per l’accesso alla facoltà di Medicina ed altri corsi di laurea a numero chiuso.

Ben sette anni infatti erano trascorsi da quando, nel 2013, era stato presentato il ricorso, conclusosi alla fine dello scorso anno. Un lasso temporale abnorme che, secondo i giudici, ha inciso sulla serenità degli studenti stessi i quali, seppur ammessi alla facoltà in via cautelare e provvisoria, non avevano certezze  su quale sarebbe stato l’esito della loro carriera universitaria una volta pronunciata la sentenza definitiva.

La soddisfazione per questa pronuncia emerge anche dalle parole dei due legali, i quali hanno così commentato: “Si tratta di una fondamentale svolta nel panorama giuridico che finalmente riconosce un ristoro anche alle sofferenze cui sono esposti i ragazzi nel protrarsi di questi lunghi giudizi. In questo senso risulta di massima rilevanza l’applicazione della L. 89/2001 (c.d. legge Pinto) grazie alla quale è possibile ottenere un risarcimento al fine di controbilanciare, almeno in parte, l’annoso problema delle lungaggini processuali che affligge il nostro sistema giudiziario: esortiamo quindi tutti i ragazzi che abbiano avuto questo genere di disagio a far valere i loro diritti”.

Si scrive così la parola “fine” ad un percorso giudiziario travagliato. A margine del singolo caso, è tuttavia da auspicare che la disciplina del processo sia riformata con un deciso intervento sistematico da parte del legislatore, garantendo tempi brevi e risultati efficienti.

Vittorio Tumeo