L’intensa fase di maltempo che ha colpito Messina negli ultimi giorni della settimana scorsa è stata prodotta da una depressione bloccata
A causa del fisiologico indebolimento del vortice polare la primavera 2025 si presenta tutt’altro che stabile sull’Italia, riservando qualche sorpresa, anche sul medio e lungo termine.
Il fenomeno chiave alla base di questa prospettiva è il cosiddetto final warming, un evento atmosferico che segna la transizione della stratosfera da una configurazione invernale a quella estiva, con la morte definitiva del vortice polare in stratosfera.
Il Final Warming e la fine del vortice polare
Il vortice polare è una vasta area di bassa pressione che si forma nella stratosfera sopra il Polo Nord durante l’inverno, caratterizzata da venti occidentali intensi, i cosiddetti venti zonali, che circolano in senso antiorario, intrappolando l’aria gelida artica alle alte latitudini.
Con l’arrivo della primavera, l’aumento della radiazione solare riscalda gradualmente la stratosfera, portando al final warming, un riscaldamento stratosferico che segna il collasso definitivo del vortice polare e l’inversione dei venti zonali da occidentali a orientali. Questo processo, che di norma si verifica tra fine marzo e aprile, è un passaggio naturale verso la stagione calda.

Quest’anno, tuttavia, il final warming sembra manifestarsi con dinamiche particolari. L’evento sta causando una sensibile riduzione dei venti zonali.
Quando questi venti, che agiscono come una barriera tra le masse d’aria fredda polare e quelle più miti delle medie latitudini, perdono forza, si apre la strada a intensi scambi di masse d’aria lungo i meridiani. In parole semplici, l’aria fredda dell’Artico può scendere più facilmente verso sud, raggiungendo con una certa facilità l’Italia e il Mediterraneo. Lo stesso vale per l’aria calda che sale dai tropici, si trova una strada spianata verso Nord.
Gli effetti sull’Italia nelle prossime settimane
La riduzione dei venti zonali e il conseguente aumento della circolazione meridiana rappresentano una ricetta perfetta per un meteo instabile e imprevedibile. In questo scenario, le masse d’aria polare potrebbero irrompere nel bacino del Mediterraneo, portando anche a rapide ondate di freddo invernali in piena primavera. Questo significa una stagione caratterizzata da sbalzi termici significativi e da episodi di freddo tardivo.
Nel corso del mese saranno possibili episodi di freddo tardivi, con temperature che potrebbero scendere al di sotto delle medie stagionali, soprattutto al Nord e nelle regioni interne del Centro Italia.

Le aree montuose, come Alpi e Appennini, potrebbero vedere nevicate fuori stagione, mentre le pianure non sarebbero escluse da gelate tardive, con possibili impatti sull’agricoltura.
Inoltre, il contrasto tra l’aria fredda in arrivo e masse d’aria molto più calde in risalita dall’area sahariana, che si comincia a scaldare, innesca la formazione di ciclogenesi sui mari italiani, alimentando ondate di maltempo, con piogge abbondanti, temporali e, in alcuni casi, fenomeni estremi come grandinate o venti burrascosi.
Le cause dell’intenso maltempo su Messina
L’intensa fase di maltempo che ha colpito la città di Messina negli ultimi giorni della settimana scorsa è stato prodotto proprio da una depressione, rimasta stazionaria per giorni fra Adriatico e Ionio. Questa depressione era alimentata da un enorme serbatoio di umidità, di provenienza tropicale, che è risalita fino ai Balcani tramite il flusso convogliatore caldo, dove ha causato inondazioni fra Serbia e Bosnia Erzegovina (li è caduta la stessa quantità d’acqua registrata su Messina).
Parte di questa umidità è stata aspirata dalla depressione in Adriatico, per ritornare sull’Italia sotto forma di venti settentrionali, molto umidi, fino ai 4/5 km di altezza (aria satura di vapore). Queste enormi quantità di vapore acqueo a disposizione dell’atmosfera sono un segnale indiretto dell’impatto che ha il cambiamento climatico sui fenomeni atmosferici.

Sull’area dei Peloritani l’aria umida proveniente da W-NW, per l’effetto trampolino locale, descritto nel seguente articolo, ha dispensato un quantitativo di piogge molto abbondanti, tanto che in pochi giorni sono caduti oltre 200 mm di pioggia, a fronte della media pluviometrica di marzo cittadina, di soli 83 mm.
Anzi sui crinali sopra la città gli accumuli dell’intero mese di marzo vanno a superare i 350 mm. Un quantitativo spropositato, anche se in forma molto diluita, come rateo di precipitazione. Sullo Stretto non si vedeva così tanta pioggia con correnti settentrionali (W-NW NW) da almeno 20 anni.
Ma quando avremo una stabilizzazione del tempo?
La risposta è non prima di mercoledì 2 aprile, quando la circolazione depressionaria responsabile di questa fase acuta di maltempo si sposterà sul mar Egeo, spostando l’instabilità fra Grecia e Turchia.
Da mercoledì rivedremo ampi spazi di sole, assaporando la sempre più intensa radiazione solare di aprile che ci farà dimenticare il periodo estremamente piovoso di fine marzo. Ma l’instabilità e lo scirocco nei giorni successivi potrebbero tornare nuovamente a farci visita, ricordandoci che la primavera è la stagione più volubile dell’anno.
