Da uno sguardo al tentato omicidio: in manette due messinesi

“Che vaddi?”.

E’ nata per uno sguardo di troppo, un’occhiata poco gradita, la lite che lo scorso 25 maggio ha rischiato di trasformarsi in un vero e proprio omicidio.

A finire in manette, stamani, Angelo Immormino, 22enne pregiudicato, e Maurizio Lanfranchi, 40enne incensurato, entrambi messinesi ed accusati di tentato omicidio nei confronti di Antonino Lisi, 35enne pregiudicato.

I fatti del tentato omicidio risalgono a maggio.

Quel pomeriggio Lisi si trova nel cortile della propria abitazione, nel rione Ogliastri, a discutere con una donna.

Parole che, nel giro di poco, si trasformano velocemente in insulti, minacce, aggressioni verbali e fisiche, tanto da portare la donna ad alzare il cellulare e chiedere l’intervento del figlio Immormino.

Poche ore e il ragazzo si presenta nel cortile, armato di coltello ed accompagnato da due amici, di cui uno si rivela essere Lanfranchi e l’altro un complice ancora in corso di identificazione.

Sono in tre, ed aspettano soltanto che Lisi rientri a casa.

Alle 21.30 scoppia la lite furibonda. Immormino estrae il coltello ed inizia a colpire ripetutamente la sua vittima, lasciandola sanguinante e in gravissime condizioni. Una foga incredibile, quella di Immormino, tanto che lui stesso si ferisce brandendo il coltello.

Ed avrebbe anche continuato a colpire fino ad uccidere se il fratello di Lisi non fosse tempestivamente intervenuto.

I tre, allora, abbandonano il luogo e riescono a fuggire. Lisi viene subito trasportato in ospedale dove rimane per diverse settimane in fin di vita, con una prognosi riservata ed un’asportazione della milza.

Gli agenti, quella sera, intervengono immediatamente ma non riescono a trovare i tre uomini che già, come detto, si erano dileguati.

Nessuna traccia, dunque, se non quelle lasciate da una cicca di sigaretta, da una saponetta, da uno strofinaccio e da una leva di freno su cui si rinvengono tracce di sangue.

E’ solo grazie alla comparazione del dna ritrovato che gli agenti riescono ad arrivare all’identità di Immormino.

L’omertà dei testimoni, infatti, aveva spinto tutti a dire “erano in tre, ma non li conosciamo”.

Lo stesso Immormino tenta poi di deviare le indagini dichiarando che quelle ferite se l’è procurate con un incidente stradale e con un legno.

Il dna, però, conferma la pura e schietta realtà dei fatti.

Qualche mese dopo, un ulteriore episodio coinvolge, questa volta, Maurizio Lanfranchi.

Il 23 agosto, un incontro casuale tra Lisi (ormai uscito dall’ospedale) e l’incensurato Lanfranchi si trasforma in un’altra furiosa lite. Anche qui, l’utilizzo di un attrezzo tagliente, anche qui minacce, ferimenti e altri testimoni che confermano poi il reato.

Ulteriori indagini degli investigatori, coordinate dal P.M Federica Rende, riescono infine a condurre alla risoluzione dei misfatti.

Su ordinanza del GIP Salvatore Mastroeni, questa mattina all’alba gli agenti della Squadra Mobile arrestano sia Immormino che Lanfranchi.

Adesso i due rispondono di tentato omicidio. Il terzo uomo è ancora ricercato.

Veronica Crocitti

@VCrocitti