“Corsi d’oro”: depositate le motivazioni dei giudici del Riesame

I giudici del Tribunale del Riesame hanno depositato le motivazioni con cui ad agosto avevano confermato gli arresti domiciliati per tutti gli indagati dell’operazione “Corsi d’oro” riguardante la gestione di alcuni enti di formazione professionale. In pratica il TdL ha ritenuto più che valido l’impianto accusatorio costruito dalla Procura in oltre un anno di indagini e ha modificato un unico punto e cioè il reato di peculato che è stato assorbito dalla truffa. Poi solo conferme a comunicare dall’esistenza di un’associazione a delinquere che gestiva i meccanismi con cui venivano guidati alcuni enti di formazione. Secondo i giudici del Riesame “Il comportamento degli indagati era diretto a realizzare un meccanismo fraudolento articolato, basato sull’istituzione di società tutte riconducibili al medesimo centro d’interesse economico. Le onlus concludevano i contratti di locazione o di noleggio, di volta in volta necessari per lo svolgimento della propria attività, con società sempre riconducibili nella gestione e nel capitale sociale ad altri coindagati legati da stabili rapporti, anche di natura familiare con gli stessi legali rappresentanti delle onlus ed il tutto praticando prezzi gonfiati ed esorbitanti”.
Ma un punto strategico dell’inchiesta è quello relativo ai canoni di locazione. Secondo i giudici “la natura indebita del guadagno risulta compiutamente provata dalla entità dei canoni di locazione sproporzionati rispetto alle condizioni di mercato e sono stati pagati attraverso l’utilizzo di denaro pubblico proveniente dalla Regione Sicilia”.
I giudici del Riesame concludono il lungo ed articolato provvedimento esaminando il grave reato di associazione a delinquere: “L’associazione era articolata su vari livelli. Su un piano più elevato si ponevano i soggetti portatori dei principali interessi economici coinvolti nella vicenda, i quali in forza del sistema di potere su cui si appoggiavano –costruito sia su basi politiche, che su relazioni interpersonali- . gestivano di fatto il complesso meccanismo illecito. Vengono in rilievo – si legge nelle motivazioni- le figure di Sauta Elio, della moglie Feliciotto Graziella e di Schirò Chiara mentre più defilata e la posizione della sorella Schirò Elena. Ad un livello intermedio, che potremmo definire imprenditoriale, si posizionava il Lo Presti che metteva a disposizione del sodalizio le sue aziende ed il bagaglio di cui godeva nel settore dei rapporti commerciali. In un’ultima fascia si collocano personaggi quali Bartolone Nicola, Cannavò Concetta e Natoli Salvatore che svolgevano un ruolo di gregario venendo essenzialmente utilizzati come prestanomi nelle operazioni illecite”.
Va ricordato che i giudici del Riesame oltre a confermare gli arresti confermarono anche i sequestri di beni per circa 6 milioni di euro. Gli enti coinvolti nell’inchiesta sono Lumen, Aram ed Ancol.