Incidente Sansovino, la società armatrice sarà responsabile civile

Caronte&Tourist e Sea Star staranno a processo come responsabili civili per la morte di Gaetano D'Ambra, Cristian Micalizzi e Santo Parisi, i tre marittimi uccisi dal gas tossico formatosi in un locale della cisterna mentre eseguivano i lavori di ripristino della nave Sansovino, all'interno del porto di Messina, il 29 novembre 2016.

Lo ha deciso il Gup Simona Finocchiaro, al termine della seconda tappa dell'udienza preliminare, che andrà avanti a partire dal prossimo 17 dicembre. Oggi il giudice è tornata in aula per sciogliere la riserva sulla sua decisione, accogliendo la richiesta sul punto dei familiari delle vittime.

A metà del prossimo mese sarà formalmente effettuata la citazione, poi l'udienza andrà avanti.

Il giudice Finocchiaro è stata chiamata a valutare la tenuta in via preliminare delle ipotesi di reato di omicidio colposo e lesiono colpose plurime, contestate a vario titolo a Luigi Genghi della società Caronte &Tourist Isole Minori, la sigla creata dal gruppo Franza per acquistare le quote della Siremar; Domenico Cicciò, ispettore tecnico della società responsabile della sicurezza; l'agente marittimo Giosuè Agrillo, il comandante Salvatore Virzì e il direttore di macchina Fortunato De Falco e Vincenzo Franza quale titolare della Caronte&Tourist.

Secondo la Procura di Messina, infatti, la morte dei tre marittimi è stata causata dalla mancanza di condizioni di sicurezza sulla nave. Mancanze che sono da imputare a tutte le società coinvolte nelle operazioni, ai responsabili delegati alla sicurezza, alla società armatrice. A coordinare l'inchiesta sono stati i sostituti procuratore Marco Accolla, Federica Rende e Roberto Conte.

Dall'altra parte, le società trovano come parti civili i familiari dei tre marittimi, l'Inail e alcune associazioni di categoria.

Gli accertamenti hanno stabilito che a intossicare i tre marittimi sono stati i gas di scarico dell'operazione effettuata. Operazione che secondo i protocolli avrebbe dovuto essere eseguita con ben altre procedure di sicurezza. Insomma, quella dei tre marinai era una morte che poteva essere evitata.