Giuseppe Ruggeri: "La medicina narrativa ci salverà"

Giuseppe Ruggeri: “La medicina narrativa ci salverà”

Redazione

Giuseppe Ruggeri: “La medicina narrativa ci salverà”

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sabato 25 Maggio 2024 - 08:22

Il messinese è stato appena eletto presidente dell'Associazione medici scrittori italiani

MESSINA – È un sostenitore della “medicina narrativa” e del legame liberatorio tra scrittura e cura medica. Giuseppe Ruggeri è stato nominato presidente dell’Associazione medici scrittori italiani. Racconta il neo presidente, medico e scrittore messinese, dopo l’elezione a Milano: “L’Amsi raccoglie in Italia oltre un centinaio di medici che, in diversi settori (poesia narrativa saggistica), si occupano di scrittura. Ed è stata fondata nel 1951 a Torino da Achille Dogliotti e ha annoverato tra le sue fila autori come Mario Tobino, Corrado Tumiati, Carlo Levi e il siciliano Giuseppe Bonaviri. Un plauso alla presidente uscente Patrizia Valpiani che ha dato particolare lustro a un consesso letterario a cui mi sforzerò di dedicare passione ed esperienza come merita il suo prestigio ormai consolidato”.

Autore di tanti libri, e innamorato della Sicilia intrisa di letteratura, Ruggeri crede nella medicina narrativa. Ma di cosa si tratta? Spiega il medico e autore: “La medicina narrativa è un percorso diagnostico terapeutico che fonda sulla narrazione, scritta oppure anche orale, i suoi intenti e presupposti. Esistono aree ancora oscure del rapporto medico-paziente che originano da una scarsa o errata comunicazione e che possono essere responsabili della mancata cura delle malattie. Significa che l’ascolto della narrazione del paziente fa bene a lui e al medico perché, parlando, il paziente si libera dal suo complesso di inferiorità nei confronti del terapeuta. E il terapeuta apprende informazioni complete sul paziente e la sua storia complessiva. Attraverso la scrittura si possono poi mettere a punto delle vere e proprie cronache di medicina narrativa che trasformano il flusso bidirezionale tra medico e paziente in opera letteraria. Può trovarvi luogo, infatti, anche l’invenzione, che non significa fuga dalla realtà ma piuttosto commutazione in arte del dolore e della sofferenza mediante l’arte dello scrivere. Mi propongo, nel mio ruolo, di coltivare questa disciplina con progetti complessi che traggano materia dall’esperienza tanto clinica quanto letteraria. Il tutto con l’obiettivo di incrementare il grado di empatia tra medico e paziente”.

“Lo scambio fecondo tra medicina e scrittura”

Ma scrittura e medicina come si intersecano e che cosa nasce dallo scambio? Risponde sempre il medico scrittore: “Si tratta di un rapporto antico che assimila le due arti poiché entrambe si fondano sull’indagine dell’uomo e sulle sue connotazioni più profonde. Il medico scrittore più celebre è l’evangelista Luca e nei secoli abbiamo avuto figure illustri della letteratura come Céline, Conan Doyle e Cronin, e anche gli italiani Tobino, Tumiati, Levi e Bonaviri. Anton Čechov andava dicendo che la medicina era la sua sposa ma l’amante sua era la letteratura. Secondo Carlo Cattaneo, in ogni caso, i medici scrivono per esorcizzare così il dolore con cui ogni giorno si misurano. Io personalmente ritengo che le due cose possano convivere in perfetto equilibrio perché, in fondo, chi scrive e chi prescrive hanno entrambi a cuore l’umanità, della quale indossano gli abiti ogni qual volta iniziano la loro comune ricerca nelle radici dell’anima umana”.

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