Gli ultimi Trii per archi di Beethoven nella eccellente esecuzione del Trio Boccherini

Gli ultimi Trii per archi di Beethoven nella eccellente esecuzione del Trio Boccherini

giovanni francio

Gli ultimi Trii per archi di Beethoven nella eccellente esecuzione del Trio Boccherini

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martedì 01 Novembre 2022 - 14:00

La recensione: un concerto d'eccezione al Palacultura "Antonello" a Messina

MESSINA – Domenica scorsa, al Palacultura “Antonello“, abbiamo avuto l’occasione di assistere ad un evento assai raro nel panorama concertistico, l’esecuzione integrale dei Trii per archi Op. 9 di Ludwig Van Beethoven, ad opera del Trio Boccherini, composto da tre eccellenti artisti: Suyeon Kang al violino, Vicki Powell alla viola e Paolo Bonomini al violoncello.

Il trio per archi è un genere pochissimo frequentato dai compositori di ogni secolo, che preferirono per lo più comporre per la più duttile compagine del Trio per archi e pianoforte (violino, violoncello e pianoforte), genere che consta di numerosi immortali capolavori sia nell’800 che nel 900. Anche Beethoven lasciò degli straordinari capolavori in questo genere, come il Trio Op 70 n. 1 (Degli spettri) e il Trio Op. 97 (Arciduca).

Il trio per archi invece venne sempre considerato un genere minore e più leggero, dedicando tutti i grandi compositori, nel campo della musica da camera per soli archi, maggiore attenzione al Quartetto d’archi, per cui il trio d’archi fu relegato a forma leggera di intrattenimento, come il “Divertimento”. Nondimeno, proprio il Divertimento K 563 di Wolfgang Amadeus Mozart costituisce un immenso capolavoro, forse insuperato, nell’ambito del trio d’archi.

Un lascito prezioso nel campo della musica da camera

Proprio per questi motivi i Trii op. 9 di Beethoven, gli ultimi composti dal musicista tedesco prima di dedicarsi al quartetto d’archi, rappresentano un importantissimo lascito nel campo della musica da camera, trattandosi di tre compiuti capolavori, anche se giovanili, che presentano già tutte le caratteristiche della poetica musicale beethoveniana.

Sono tutti strutturati in quattro movimenti, nell’ambito dei quali il movimento lento (“Adagio ma non tanto e cantabile” nel primo, “Andante quasi allegretto” nel secondo e “Adagio con espressione” nel terzo), è sempre collocato come secondo movimento e assume una importanza e centralità fondamentale in ogni Trio.

Questi giovanili capolavori cameristici sono stati eseguiti dal Trio Boccherini in ordine inverso: nella prima parte del concerto il Trio n. 3 e il Trio n. 2, nella seconda parte il Trio n. 1.

Il Trio n. 3 si caratterizza innanzitutto per la sua tonalità in minore (do minore), tonalità che permette di esprimere al giovane compositore tutto il pathos da Sturm und drang che caratterizzerà i suoi maggiori capolavori. Altamente drammatico il primo movimento, dal forte andamento ritmico, molto espressivo l’Adagio, fino al Finale di carattere eroico, un capolavoro ove già sono presenti, non in nuce, ma in maniera compiuta, i caratteri seri e drammatici tipici di Beethoven.

Stesso discorso per il Trio n. 2, in re maggiore, che si distingue in particolare per l’Andante, ove ad un certo punto si inserisce un incantevole duetto fra violoncello e violino, e per il lungo e assai impegnativo Finale.

Il Trio n. 1, in sol maggiore, presenta un meraviglioso tema nel primo movimento, tipicamente beethoveniano, preceduto da un Adagio, (anche questa peculiarità è una caratteristica assai frequente nei capolavori successivi del maestro di Bonn). Anche nel Trio n. 1 un’importanza fondamentale è assunta dal movimento lento, di profonda intensità.

Certo, il programma proposto forse è dedicato più agli addetti ai lavori, agli “intenditori”, non semplice, che esige dallo spettatore uno sforzo di attenzione e partecipazione non indifferente.

Un’eccellente perfomance dei tre musicisti

Lo sforzo consente di cogliere la struttura formale già complessa che preannuncia i grandi capolavori della musica camera di Beethoven (i Quartetti d’archi) e di apprezzarne i temi, ora potenti, ora cantabili, di questi tre capolavori giovanili.

Di eccellente livello la performance dei tre musicisti, ben affermati in campo internazionale, che hanno offerto un’esecuzione dei Trii sicura, energica, intensa e assai precisa, avendo modo di esibire, sia nel complesso, con un eccezionale affiatamento, sia singolarmente, grazie a diversi passaggi dedicati al singolo strumento (in particolare al violoncello) previsti dalle partiture di Beethoven.

Grande successo di pubblico per una esecuzione praticamente perfetta, alla quale il Trio Boccherini ha fatto seguito proponendo un interessante bis, lo Scherzo dal Trio novecentesco di Jean Francaix.

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