I dati di Almalaurea. Negli studenti stranieri e di altre regioni Unime vede il proprio futuro

I dati di Almalaurea. Negli studenti stranieri e di altre regioni Unime vede il proprio futuro

Redazione

I dati di Almalaurea. Negli studenti stranieri e di altre regioni Unime vede il proprio futuro

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lunedì 12 Giugno 2023 - 21:34

Luci e ombre, punti critici e di forza che emergono dall'indagine sulla condizione occupazionale dei laureati a Messina

MESSINA – Da Almalaurea emergono due risultati significativi. Ancora non di particolare rilevanza rispetto al passato ma che indicano una strada possibile per l’Università di Messina: un leggero incremento degli studenti stranieri e il 22% dei laureati è residente in un’altra regione, contro il 24% del dato nazionale. ll rapporto AlmaLaurea 2023 registra la condizione occupazionale dei laureati dell’Università di Messina su un campione di 3530 individui. Di questi circa 2000 studenti provengono da corsi di laurea triennale, mentre poco più di 1000 sono i laureati magistrali. I rimanenti hanno frequentato corsi di laurea a ciclo unico.

Il 62,9% il tasso di occupazione dei laureati triennali

In particolare, la quota di laureati di cittadinanza estera è pari all’1,9%: lo 0,8% tra i triennali e il 4,8% tra i magistrali biennali. Il 22,3% dei laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 19,9% tra i triennali e il 26,5% tra i magistrali biennali. Si evidenzia da Unime: “Il tasso di occupazione dei laureati triennali ad un anno dal conseguimento del titolo è sostanzialmente invariato rispetto allo scorso anno e pari al 62.9%. Si riduce al 71% la quota di coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il conseguimento del titolo, per quanto a distanza di cinque anni quasi l’80% dei laureati ha una occupazione. Si chiude il gap relativo alla retribuzione media mensile che appare nell’ultima rilevazione sostanzialmente uguale a quella media nazionale (circa 1.330 euro)”.

Si mette sempre in evidenza: “Aumenta sino al 76%, la percentuale di coloro che ritiene la laurea un titolo fondamentale per l’ingresso nel mercato del lavoro. Il dato appare superiore di circa 7 punti rispetto a quello nazionale. In ogni caso ogni pretesa comparativa deve necessariamente scontare le differenze nelle caratteristiche del mercato del lavoro nel Nord-Centro Italia ed in quello siciliano e meridionale in genere. E’ invece pari a circa l’80% la percentuale dei laureati magistrali a cinque anni che si sono inseriti nel mercato del lavoro con una retribuzione media inferiore di circa 100 euro al dato nazionale”.

Alta l’età media di conseguimento del titolo

Di conseguenza, si può sostenere che, in una realtà così difficile sul piano economico, un’Università che attrae studenti di altri Paesi e regioni può davvero rappresentare un elemento di rilievo. Un elemento critico è che ci si laurea in ritardo: gli studenti triennali conseguono il titolo mediamente a 24.6 anni (24.4 il dato nazionale), mentre i magistrati biennali a 28.8 (27,2 il dato nazionale). Altro elemento critico: solo il 55.7% consegue il titolo di studio (rispetto al 62,5% nazionale).

“In ogni caso- evidenzia il docente Maimone Ansaldo Patti -sia sul dato locale che su quello nazionale pesa la consuetudine in atto negli ultimi anni da parte dei diplomati di ritardare gli studi universitari. Ne consegue che gli sforzi tesi a diminuire l’età media di conseguimento del titolo da parte degli organi di governo vadano rafforzati per far sì che il titolo venga conseguito in tempi più vicini a quelli legalmente previsti. Auspichiamo che la quota dei laureati in corso possa ulteriormente aumentare, chiudendo definitivamente il gap rispetto al dato nazionale”.

Da Unime rilevano, invece, come elemento positivo che è “molto alta e in linea con la precedente rilevazione la quota di coloro che si dichiarano soddisfatti dell’esperienza maturata presso l’Università di Messina (pari al 91.3%), mentre circa il 73% dei laureati si iscriverebbero nuovamente presso l’ateneo peloritano”.

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