cronaca

I pomodori “di carta” dalla Romania ai Nebrodi, Denunciati 5 imprenditori tra Tortorici e Capizzi

La cooperazione internazionale tra investigatori ha portato alla denuncia di cinque imprenditori agricoli attivi tra Tortorici e Capizzi che avevano esportato all’estero il modello già rodato delle frodi all’Agea per intascare contributi comunitari. Mentre in Italia sono fioccate le denunce per falsi contratti d’affitto di terreni, in Romani i cinque avevano affittato realmente gli appezzamenti, ma le coltivazioni dichiarate sarebbero false.

I cinque avevano costituito diverse società in Romania, grazie alla mediazione di una legale, attraverso le quali avevano richiesto contributi comunitari per le colture di pomodoro che in Romania vengono erogate dall’Agenzia di quello Stato. Dall’indagine era emerso che le somme erogate erano state trasferite su conti correnti e ritirate in contanti, utilizzando sportelli automatici a Nicosia e in altri comuni della provincia di Enna.

L’indagine è arrivata al capolinea e ai gli imprenditori, 4 di Capizzi e uno di Tortorici, è stata notificato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari. Durante gli accertamenti le autorità giudiziarie romene sono state ad Enna dove hanno incontrato i vertici della Procura per un scambio di informazioni, possibile grazie all’organismo Eurojust, che ha permesso di fare luce sull’intera vicenda.

La tesi è che nel 2017 i cinque hanno affittato mille ettari di terreni in varie parti della Romania, incassando i contributi riconosciuti da quel paese alle coltivazioni di pomodoro attraverso l’Apia, l’ente romeno che corrisponde alla nostra Agea. I primi cinque beneficiari sono le società riconducibili agli imprenditori italiani; Septel Farm srl con166 mila euro, Renasterea che ne ottiene 152 mila, Agricoltura Renovat con 151 mila, Vai Verzi di Marino con 141 mila e Green Meadows che ottiene 140 mila euro.

In Romania le inchieste giornalistiche svelarono però che nei terreni non c’era ombra di coltivazioni di pomodoro. L’inchiesta romena ha portato anche all’incriminazione, in Italia, di autoriciclaggio. Le società dei siciliani in Romania avevano sede solo in agenzie di servizi all’impresa.

L’inchiesta è collegata a quella sulle truffe Agea denominata Maglie Larghe scattata nel 2018 sui Nebrodi e che oggi vede imputate circa 80 persone.