cronaca

Il prof accusato di pedopornografia “cacciava” su Tik Tok. E non risponde al giudice

PATTI – E’ durato poco il faccia a faccia tra il giudice per le indagini preliminari Ornella Pastore e il docente ai domiciliari per pedo pornografia minorile e adescamento di minore. Il 59enne è comparso davanti al GIP che ne ha ordinato l’arresto per l’interrogatorio di garanzia, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere, tacendo alle domande. Primo “passaggio” davanti al giudice “a vuoto”, quindi, per l’uomo, che rimane ai domiciliari.

Toccherà al suo difensore valutare adesso se “tentare la carta” del Tribunale del Riesame, chiedendo una misura cautelare meno afflittiva, o attendere gli sviluppi degli accertamenti. Improbabile per l’avvocato in questa fase puntare ad una “liberazione” del docente, visto che l’avvio delle lezioni è imminente e al momento non risulta che la scuola dell’hinterland orlandino abbia valutato un provvedimento ad hoc.

Intanto le indagini vanno avanti. Nei prossimi giorni prenderà il via l’accertamento tecnico sul cellulare e il computer sequestrati al professore. Materiale che servirà a confermare o smentire le accuse ipotizzate dalla Procura di Patti, e a cercare di capire se c’è di più. Un bigliettino trovato nel portafogli dell’uomo, quando è stato arrestato, fa pensare infatti che la dodicenne che lo ha denunciato non sia stata l’unica alunna a ricevere le sue attenzioni.

A suggerirlo agli investigatori è stata la stessa ragazza, che ha parlato di precedenti attenzioni dello stesso docente alla sorella poco più grande, già riferito ai genitori in passato, e di atteggiamenti dello stesso prof poco graditi dalle sue stesse compagne.

Dai messaggi su watshapp che la ragazzina e il docente si sono scambiati, invece, tra quelli visionati dagli investigatori, emerge che ad attirare l’attenzione dell’uomo erano stati dei video postati dalla giovane sul social Tik Tok. Anche in questo caso, sospettano gli inquirenti in base agli indizi raccolti e lo segnala anche il Gip Pastore nel provvedimento custodiale, non si tratta di un episodio isolato ma di un modus operandi dell’uomo, che opererebbe sui social per adescare le minorenni, agganciarle anche oltre l’ambito scolastico e proporre incontri dal vivo, oltre che il materiale “hot” scambiato via chat.

L’analisi del cellulare e del computer portatile mira a verificare infine se l’uomo abbia “consumato” in solitaria quel materiale o se lo abbia scambiato in rete.