A S. Teresa si è tenuto un incontro sull'impatto dei cantieri sul territorio. Uso dell'acqua e smaltimento del materiale di risulta sono i primi nodi da sciogliere
S. TERESA – L’impatto dei lavori per il raddoppio ferroviario sul territorio jonico è stato al centro di un incontro promosso dal Comitato Jonico Beni Comuni, a cui hanno preso parte vari gruppi e comitati del comprensorio. Come è noto, sono numerosi i cantieri attivi per la realizzazione del doppio binario ferroviario sulla tratta Giampilieri – Fiumefreddo, con tutta una serie di inevitabili problematiche. I partecipanti all’incontro hanno maturato la convinzione della necessità, in primis, di adoperarsi affinché si realizzi quanto prima un confronto pubblico con gli amministratori della riviera, aperto ai cittadini.
I nodi da sciogliere
“Già in questi giorni – ha spiegato il presidente del Comitato Jonico Beni Comuni, Salvo Irrera – si sono ampiamente manifestare le problematiche e le ricadute negative che l’opera sta avendo e avrà sul territorio”. Il primo nodo da affrontare, secondo il comitato, è quello relativo all’uso dell’acqua, “poiché i macchinari utilizzati per lo scavo delle gallerie hanno bisogno di enormi risorse idriche, e dalle informazioni raccolte risulta che ad oggi si sta utilizzando acqua potabile ad uso civico, diversamente da quanto inizialmente il progetto prevedeva”.
Secondo il progetto, l’acqua utilizzata dal Consorzio Messina – Catania, che sta realizzando l’opera, viene prelevata dalle condutture di Siciliacque e da alcuni pozzi, mentre per le Tbm, le “talpe” che hanno il compito di scavare le gallerie, si ricorre in gran parte al riciclo e al riutilizzo del prezioso liquido. Ma le preoccupazioni dei comitati si concentrano anche sulla questione del materiale di risulta che, da progetto, dovrebbe aggirarsi intorno ai 7 milioni di metri cubi. “Ancora non è chiaro – sottolinea Irrera – dove e come questo materiale verrà smaltito, se sarà necessario realizzare rampe per l’accesso in autostrada dei mezzi di trasporto con inevitabili problematiche ambientali e civili, o si possa trovare soluzioni meno invasive”.
Durante l’incontro non sono sfuggite altre “gravi criticità”, “che in alcuni casi – sottolineano con preoccupazione i comitati – renderebbero necessaria una rivisitazione del tragitto, come nel caso del raccordo invasivo, ricadente in località Mazzeo, tra il doppio binario e la linea storica costiera che prevede la traslazione della SS114 e della corsia autostradale Ct-Me dell’A18”.
