Le Coop: “Abbiamo fatto la storia dei servizi sociali, perchè delegittimarci?”

Lettera aperta della Lega coop

Volutamente l'Amministrazione non ha tenuto conto dei costi per il personale che le cooperative sostengono. Costi del personale correttamente quantificati nei bandi, anzi con qualche svantaggio per le cooperative. L'Amministrazione piuttosto che verificare dal punto di vista del contratto collettivo di lavoro nazionale ha redatto una arbitraria valutazione dalla quale ha fatto discenderne un vantaggio economico tale da giustificare o motivare l'internalizzazione dei servizi.

Prima di dimostrare l'errore sul quale è stato calcolato il risparmio che ne verrebbe, precisiamo che è e resta facoltà dell'Amministrazione internalizzare i servizi ed inoltre è legittima l'aspettativa dei lavoratori di un impiego pubblico. Le cooperative sociali promuovono servizi e sono strumento, non il fine per l'occupazione.

Facciamo chiarezza sull'errore: a pagina tredici dello studio di fattibilità a sostegno della delibera di internalizzazione l'Amministrazione assume a riferimento il costo orario imponibile del lavoratore; questo contiene l'Inps a carico del dipendente 8.91% di detto imponibile e l'RPEF in ragione del reddito.

La stessa Amministrazione evidenzia che il costo lordo del lavoro inserito nei capitolati è formato da: Minimo Contrattuale Garantito, scatti d'anzianità, 13°mensilità, assistenza sanitaria integrativa, INPS, Inail e TFR.

Invece l'Amministrazione somma al costo orario imponibile un arbitrario 22% per spese previdenziali.

E' chiaro che se avesse chiesto ad un qualsivoglia consulente del lavoro o magari all'ufficio stipendi e paghe del Comune avrebbe potuto evitare l'errore.

L'INPS conto ditta è per tutto il settore pari al 26.90% dell'imponibile, se a tempo indeterminato, 28.30% in caso di contratto a termine; la tredicesima incide per 1/12° dell'imponibile; l'assistenza sanitaria integrativa per 60€ l'anno; l'Inail media per 3% sull'imponibile; il TFR per 8.50% dell'imponibile.

Questi costi devono essere sostenuti da qualsivoglia datore di lavoro e con qualsiasi contratto collettivo applicato. Ci chiediamo e chiediamo perché costruire su un errore voluto la delegittimazione della storia delle cooperative sociali di Messina?

Corre l'obbligo di evidenziare come queste, nei trent'anni trascorsi, abbiano concorso alla storia dei servizi sociali di Messina, ponendo la città tra le prime del meridione per qualità e quantità di risposte ai bisogni sociali.

Le cooperative sociali hanno interpretato e realizzato tutti gli obiettivi che le Amministrazioni che si sono susseguite hanno fissato e voluto per questa città.

Hanno formato sul campo tutti gli operatori che adesso l'Amministrazione vuole stabilizzare riconoscendone la professionalità acquisita e l'esperienza. Né può far testo la qualunquistica affermazione delle immissioni coincidenti con le tornate elettorali, la visione degli estratti previdenziali richiesti dimostrerà che la grandissima parte dei lavoratori ha anzianità di servizio coincidente con l'istituzione dei servizi stessi vedi : Casa Serena giugno 1988, SAD settembre 1988, SADH 1987, CAG/CSE 1997… e così via fino alla Casa di Vincenzo). Il turn over riguarda una percentuale minima di lavoratori provenienti da Casa Serena e dal SAD, il resto è dovuto a lavoratori dimessisi per loro scelta, probabilmente legata ad altre opportunità. Quindi se l'Amministrazione vuole cambiare è un suo diritto ma non può accusare genericamente di indebito arricchimento un mondo, quello delle cooperative sociali, che ha concorso a rendere questa città all'avanguardia nelle politiche sociali.

Il presidente di Lega Coop Deborah Colicchia

Sulla vicenda interviene anche Confcooperative con una richiesta di accesso agli atti presentata da Sarah Donzuso

Avevamo sollecitato il Sindaco De Luca a promuovere un incontro, prima di procedere con l’analisi in Consiglio Comunale della delibera di Giunta n. n. 593 del 13 novembre 2018, perché ritenevamo, e riteniamo, che la stessa fosse viziata da gravi criticità che, oltre al rischio di peggiorare la qualità dei servizi che verrebbero posti in capo ad un soggetto di nuova costituzione e senza alcuna pregressa esperienza, potrebbero comportare gravissimi rischi alla tenuta dei conti del Comune di Messina già notoriamente in situazione economica non brillante.

Sia sufficiente pensare ad esempio alle differenze retributive scaturenti dai CCNL o al ritardo con il quale i comuni hanno fin qui pagato le cooperative sociali che si tramuterà adesso in una necessaria anticipazione finanziaria per l’ente.

Purtroppo il Sindaco De Luca ha ritenuto di andare avanti noncurante della nostra richiesta di incontro che gli avrebbe permesso di acquisire informazioni che, riteniamo, gli sarebbero state assai utili a scongiurare futuri problemi.

Crediamo infatti che coloro i quali hanno suggerito al Sindaco De Luca la soluzione di internalizzare i servizi sociali con la diretta assunzione degli operatori delle cooperative sociali, che fin qui avevano assicurato i servizi, non abbiano fatto il bene di Messina e della sua stessa amministrazione comunale.

Comprendiamo bene che, nel breve periodo, questa scelta può fare ottenere il consenso dei lavoratori che si illudono di passare dal privato al pubblico ma a quei lavoratori vorremmo segnalare le difficoltà connesse ai tanti bacini di precariato nati dalle ceneri di società comunali promosse da enti finiti successivamente in dissesto, questioni note alla cronaca dei nostri giorni che probabilmente si alimenteranno ancor più nel futuro immediato.

Ci resta quindi il rammarico per avere dovuto prendere atto di questa mancanza di volontà al confronto da parte del Sindaco e non ci resterà che procedere per le vie legali in tutte le sedi, amministrative, contabili e quant’altro, a tutela delle nostre associate. A tal scopo abbiamo già provveduto ad avviare l’accesso agli atti.