L'impeto dello Ionio in tempesta, ecco perchè questo bacino può creare ondate gigantesche

L’impeto dello Ionio in tempesta, ecco perchè questo bacino può creare ondate gigantesche

Daniele Ingemi

L’impeto dello Ionio in tempesta, ecco perchè questo bacino può creare ondate gigantesche

martedì 21 Febbraio 2023 - 09:23

Lo Ionio essendo uno dei bacini più estesi del Mediterraneo vanta una enorme potenzialità in termini di mareggiate

Il mar Ionio (foto Ferdinando Logorelli) è uno dei bacini più estesi di tutto il Mediterraneo, tanto da vantare un vasto spazio di mare aperto, esteso per quasi 200.000 chilometri quadrati. Proprio per queste sue caratteristiche, in particolari configurazioni meteorologiche, le coste orientali della Sicilia e della Calabria meridionale, che si affacciano su tale bacino, possono essere interessate da mareggiate veramente devastanti, con onde che possono raggiungere altezze veramente considerevoli, anche oltre i 6-7 metri, se non oltre. Proprio come accaduto durante la grande mareggiate da levante dello scorso 10 febbraio 2023, o quella ancora più intensa da scirocco e levante del 13 gennaio 2009.

Le onde della mareggiata da greco e levante di fine novembre sulla spiaggia di Sant’Alessio Siculo.

Il potenziale dello Ionio

Le coste ioniche siciliane, in tema di mareggiate, e purtroppo anche in erosione, vantano un potenziale molto elevato, visto che si affacciano su uno dei mari più estesi dell’intero Mediterraneo, come lo Ionio. A differenza degli altri mari del Mediterraneo sullo Ionio il “Fetch”, ossia lo spazio di mare aperto su cui soffiano i venti di burrasca o tempesta, raggiunge le massime estensioni, propagandosi spesso per diverse centinaia di miglia, dalle coste della Cirenaica (est della Libia) e dal Golfo della Sirte sino all’est della Sicilia o alla Calabria meridionale. Il “Fetch” è un parametro indispensabile per capire la forza e la durata del moto ondoso.

La mareggiata dei 13 gennaio 2009 a Furci. Foto scattata da Peppe Foti.

Più esso è ampio, più le onde potranno propagarsi ben al di là delle zone su cui spira il vento, grazie all’enorme energia cinetica che il vento trasferisce alla superficie marina. Nelle situazioni ideali alle grandi mareggiate le forti burrasche da SE e E-SE, generalmente, cominciano ad attivarsi sulla costa libica, dal Golfo della Sirte o nel tratto di mare a sud di Creta, per poi cominciare a sollevare un intenso moto ondoso che dal mar Ionio viene spinto con grande impeto in direzione dei litorali ionici della Sicilia e della Calabria.

Le spettacolari ondate dentro la baia dell’Isola Bella in un video realizzato da Saro Laganà.

Le onde gigantesche provenienti dalla costa libica

Quando ad ovest o a sud della Sicilia si vanno ad isolare profondi cicloni, che contrastano con imponenti anticicloni di blocco pronti a posizionarsi sull’Europa orientale, sullo Ionio si vanno ad attivare intensi flussi da sud-est o est-sud/est che dalle coste libiche si estendono a tutto lo Ionio, raggiungendo le coste di Puglia, Calabria e Sicilia. In questi casi, soprattutto in presenza dello scirocco, il vento forte di burrasca può percorrere oltre 850 km di mare, indisturbato, sollevando un imponente moto ondoso. Questo fu il caso della grande mareggiata del 13 gennaio, quando si ebbe un “Fetch” di oltre 700 km fra mar Libico e Ionio, che parti direttamente dalla Cirenaica. Quel giorno la boa oceanografica dell’Ispra, a largo di Catania (in mare aperto), misurò onde massime che sfiorarono i 10 metri.

Le ondate gigantesche arrivate a Catanzaro Lido dopo la grande tempesta di scirocco del 13 gennaio 2009.

L’onda che parte dalla Cirenaica o dal mare a sud di Creta, in queste circostante, non incontrando alcun tipo di ostacolo nel proprio cammino (isole o terre emerse), ha tutto il tempo per ingrossarsi ulteriormente, crescendo in altezza e allungandosi notevolmente fuoriuscendo dall’area in cui agiscono i venti di burrasca (si parlerà in questo caso di onda lunga o mar morto), arrivando sulle coste orientali siciliane e calabresi sotto forma di un imponente muro d’acqua che s’infrange rumorosamente sul litorale esposto, creando alle volte notevoli danni, specie nei tratti soggetti all’erosione (fenomeno naturale che viene però acuito dalla cementificazione selvaggia dei nostri litorali). Quando si vengono a creare queste situazioni, sui litorali della Sicilia orientale e della Calabria ionica, possono arrivare persino ondate di oltre i 6-7 metri, con “run-up” ben superiori poco a largo.

Un enorme ondata si abbatte sul messinese ionico, durante la grande mareggiata del 17 gennaio 1985. Si ringrazia Onofrio Lasciato per la gentile concessione.

Le configurazioni bariche ideali per produrre le più grandi mareggiate sulla costa ionica sono quelle che vedono la prevalenza dei venti burrascosi da SE e E-SE, i quali generalmente si muovono dall’entroterra desertico libico verso l’omonimo bacino, con una spiccata curvatura ciclonica delle correnti che vede l’originario flusso pre-frontale da Sud e S-SE mascherarsi come un impetuoso vento di levante a ridosso delle coste siciliane e calabresi. Le mareggiate più intense, di solito, si verificano nella stagione autunnale e in inverno, in genere da ottobre a marzo, quando l’umido flusso perturbato zonale si abbassa notevolmente di latitudine, fino al nord-africa, favorendo lo sviluppo di profondi cicloni che dalla Tunisia e dalla Libia poi si spingono sopra il Canale di Sicilia.

Un commento

  1. Leggo con sempre grande interesse questi articoli. Grazie per il servizio e per la diffusione di queste informazioni.

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