“L’ultima erede di Shakespeare” e i suoi segreti arrivano in libreria. L’intervista a Elvira Siringo

“L’ultima erede di Shakespeare” e i suoi segreti arrivano in libreria. L’intervista a Elvira Siringo

Emanuela Giorgianni

“L’ultima erede di Shakespeare” e i suoi segreti arrivano in libreria. L’intervista a Elvira Siringo

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lunedì 21 Settembre 2020 - 08:00

“Lasciare che la verità resti celata sotto il velo della bellezza”. Il libro è in uscita il 22 settembre. La presentazione al Comune il 24.

“In sostanza, se due sistemi interagiscono tra loro per un certo tempo, non possono più essere descritti come sistemi distinti, anche separati restano un unico sistema e quello che accade all’uno continuerà a influenzare l’altro, pure a distanza” scrive Elisa al suo Sr Thomas nelle pagine de “L’ultima erede di Shakespeare”.

È il nuovo libro di Elvira Siringo, in uscita il 22 settembre, e ha ancora una volta per protagonista il bardo, dopo l’incredibile successo del Codice Shakespeare.

Prima assoluta a Messina il 24 settembre, con un grande incontro organizzato al Comune dalla Libreria Bonanzinga.

La storia

Sicuramente, dopo aver così intensamente interagito, nella mia lettura, con le vicende di Elisabetta Villa, queste continueranno ad influenzarmi, con i loro punti interrogati e le loro domande.

Elisabetta sembra aver abbandonato per sempre i suoi sogni, finché la chiamata del suo vecchio professore con una rivelazione sconcertante sul suo passato le travolge completamente la vita, in un avvincente viaggio a fianco di un ben noto e speciale 007.

La loro ricerca ricomporrà pian piano i tasselli di un profondo interrogativo.

E se Shakespeare fosse siciliano? Se le sue origini fossero a Messina?

Michelagnolo Florio

In un viaggio tra passato e presente, tra Londra e Messina, tra realtà e finzione, la storia di Elisa si intreccia sempre di più con quella di Michelagnolo Florio.

Figlio del medico ebreo Giovanni, e della nobile messinese Memma, anche Michelagnolo affronta il suo viaggio per il mondo, guidato ovunque dal suo amore per le parolee dal suo naturale talento per la poesia. Fino ad arrivare in Inghilterra e diventare Will,  come il verbo inglese del futuro, perché “lui non ha passato ma avrà un grande futuro”.

Un diario svelerà ogni segreto. Ma non importa raggiungere certezze, bisogna lasciare “la verità celata sotto il velo della bellezza”, e il romanzo di Siringo di bellezza ne ha a non finire. Si legge quasi da solo, non accetta pause, alimenta la necessità di scoprire sempre di più, genera dubbi, domande e passioni. Rapisce totalmente mente e cuore.

L’intervista

Ne abbiamo parlato insieme ad Elvira Siringo, in attesa dell’uscita ufficiale del libro e del suo incontro con Daniela Bonanzinga.

Anche “L’ultima erede di Shakespeare” fa riferimento ed è strettamente legato all’enigmatica storia dietro i Sonetti, centro del suo libro di grande successo il Codice Shakespeare. C’è un codice segreto dietro i Sonetti, che li unisce, e permette di decifrare il 155esimo nascosto; non è opera del poeta, quanto piuttosto un messaggio per lui. Come lo ha individuato?

“W.H.Auden riferisce che il poeta “dovette avere orrore” di scoprire che i suoi sonetti erano andati in stampa. Secondo me perché il misterioso curatore dell’opera scelse esattamente 154 sonetti e nascose in essi il 155° che rappresenta un messaggio personale e privato. Perché altrimenti proprio 154? Shakespeare ne aveva scritto anche altri, tra i numeri che puoi scegliere è improbabile proprio quello. 154, però, geometricamente è 11×14, 11 sillabe dell’endecasillabo italiano per 14 versi.

Ne risulta un singolo sonetto. Tutta la pubblicazione indica proprio questo, i cui versi sono mimetizzati in altri.

La dedica contiene l’istruzione per identificarli, infatti è disposta in dodici linee più una coppia, tre quartine seguite da un distico, come nel sonetto elisabettiano.

“L’h” presente non indica il cognome, superfluo, ma è un appello all’onore del poeta. La dedica diventa la chiave per trovare il sonetto nascosto, come avveniva per la Corona di Sonetti, pratica ai tempi molto in voga.

Mio padre era un matematico, da questa intuizione avvio una seria di calcoli, escono fuori tutti numeri particolari, numeri che suonano tantissimi campanelli d’allarme.

Seguo la disposizione di lettere e numeri, non è una costruzione cervellotica ma abbastanza semplice, e ne fuoriesce un sonetto pienamente sensato. Sono rimasta a bocca aperta per una settimana, non l’ho detto a nessuno, poi con la mia famiglia provammo a costruirne altri, ma è impossibile. Vi è solo quello, non ha del tutto la rima, ma il verso inglese era libero, ha il suo senso compiuto. Un messaggio chiaro che il poeta avrebbe colto ed è infatti tornato a casa”.

Nel Codice Shakespeare vi erano già presenti le prime tracce, da dove nasce l’idea di approfondire la sicilianitàdel grande poeta?

Tutto nasce, ancora una volta, dallo studio dei Sonetti di Shakespeare, dalle strabilianti coincidenze di tematiche del suo sonetto 126 con quello di Giordano Bruno, dal segreto celato tra essi.

Da questa attenzione deriva la curiosità per una ricostruzione plausibile della vicenda Shakespeare. Le tracce storiche sul poeta sono nulle, non c’è nulla di originale, solo sei firme sempre diverse e con qualche difficoltà per alcune lettere, che si scambiano di posto. Il paese, i mobili, la casa, il teatro sono ricostruzioni, le opere sono state tutte trascritte dopo la sua morte. Ma siamo già nel 1600, c’era Galilei, c’era Leonardo, la scrittura vi era, ed era utilizzata come principale forma d’espressione, dunque tutto ciò è strano.

Mi sono allora domandata se fosse possibile che non sapesse scrivere. Magari sapeva benissimo parlare, a tal punto da progettare tutto e metterlo in scena, ma era privo di dimestichezza con la scrittura.

A questo si aggiunge il fattore della fuga degli ebrei, che si radicano in Sicilia. Ho letto la teoria di Principato, le varie ricerche degli studiosi, secondo me l’errore sta nell’attribuire l’identità di Shakespeare al cugino John Florio, bisognerebbe rivalutare quella figura”.

Da dove nasce, invece, l’idea del legame, originale e divertente, con James Bond?

“Sir Thomas è un attore ed essendo una questione di teatro chi meglio di lui può indagarne? Ho voluto fare un omaggio a Sean Connery, mito del mio tempo, un elogio della vecchiaia e un elogio anche a Shakespeare.

Sono passati sette anni, però, da quando ho iniziato a scrivere. Tante cose sono cambiate, la storia della Regina alle Olimpiadi, per esempio, era freschissima. L’avevo consegnato a Natale, ma è stato deciso di posticiparlo a marzo, poi è arrivato il lockdown ed eccoci a settembre”.

Delinea tra le sue pagine un modello scientificamente credibile del fenomeno Shakespeare. Si richiama alla filosofia della scienza, che definisce modello la descrizione di un fenomeno tesa a comprenderlo, studiarlo e analizzarlo. Molto filosoficamente quindi, non le interessa dare risposte? Non le interessa avvalorare una delle due parti della contesa sulle origini del grande poeta, ma solo permettere di comprendere meglio?

“Esatto, non sono una accademica e non voglio agire da tale. Mi importa che i lettori si interessino a Shakespeare e alla sua poesia. Lui è figlio e padre del mondo.

Per questo, dal gioco sulla ricerca della verità, voglio dimostrare che, indipendente da tutto, lui resta un patrimonio dell’umanità, per i suoi valori, i suoi ideali, per l’amore che ci insegna essere universale al di là di uomo o donna. Il mio desiderio era trasporre tutto questo nella storia. Ogni lettore può scegliere poi a cosa vuole  credere”.

Come sono state accolte le sue ricerche da parte degli studiosi?

“Il romanzo ancora deve uscire quindi attendo i feedback. Qualcuno mi ha chiesto di averlo, Domenico Seminerio, autore de Il manoscritto Shakespeare, e mi ha dato un riscontro positivo. Ci siamo conosciuti ed è nato subito un legame unico che prosegue scambiando informazioni e auto reciproco.

Sul Codice, invece, c’è un po’ di perplessità. Sto scrivendo il testo in inglese insieme ad una collega carissima di origini londinesi. La tesi del sonetto 155 intriga molto. La sta approfondendo anche un attore cabarettista Derek Allen”.

Ci sarà, allora, un terzo libro su Shakespeare?

Mi piacerebbe creare qualcosa di più organico, se riesco a trovare un’università disposta a lavorarci, non sono una specialista, vorrei che qualcuno mi aiutasse ad approfondire.

Non so cosa accadrà in futuro, ma ci tenevo a fare a Messina la prima presentazione, e insieme a Daniela Bonazinga, che sta facendo tanto e tanto merita”.

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