La Procura sollecita condanne dai 2 ai 12 anni per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Tra loro tutti i Romeo, ritenuti a capo della cupola mafio-affaristica dello Stretto, e il pentito Biagio Grasso.
Nessuno sconto se non la concessoone delle attenutanti per il pentito Biagio Grasso, l’ex “geometra” dei più grossi costruttori messinesi, che ha deciso di parlare con gli investigatori, dopo l’arresto nell’operazione Beta. Per lui la richiesta è di 3 anni e 8 mesi. Per tutti gli altri imputati, la Procura ha chiesto condanne piene, da 2 a 18 anni di reclusione. Adesso il Gup Carmine De Rosa si è preso il tempo di ascoltare i difensori, poi definirà il verdetto di questo primo troncone processuale, quello che vede alla sbarra tutti gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.
E’ questo il passaggio che si è consumato stamane all’aula bunker del carcere di Gazzi dove si sta celebrando il processo “Beta“, l’indagine che vede al centro gli affari dei Romeo, nipoti messinesi del boss etneo Nitto Santapaola, i loro prestanome, i soci eccellenti e i referenti istituzionali.
E le richieste di condanna più severe sono proprio per loro: 18 anni per Vincenzo Romeo; 14 anni per Benedetto Romeo, 12 anni per Marco Daidone, N. L., Pasquale Romeo; 10 anni per Giuseppe Verde e Antonino Romeo; 6 anni per Gianluca Romeo; 5 anni per Salvatore Lipari e Lorenzo Mazzullo; 4 anni e mezzo per Antonio Lipari; 4 anni per Maurizio Romeo, 3 anni e 8 mesi per Mauro Guerreri; 3 anni e mezzo per Bevilaqua, 3 anni per Fabio Laganà, 2 anni per Altieri, Giovanbattista Croce e Antonio Rizzo.
Nel sollecitare le condanne, il PM della DDA Liliana Todaro ha ricordato le prove emerse dalle intercettazioni telefoniche e le conferme arrivate da chi ha subito il giogo dei Romeo nei cantieri, ma soprattutto le conferme offerte da Biagio Grasso, che dei Romeo era socio di fatto ed elemento di collegamento con gli uffici e il mondo degli affati. E’ stato lui a convincere i catanesi a investire nel cemento una parte delle ingenti risorse messe insieme grazie alle sale da gioco e la gestione delle scommesse on line, poi gli altri affari nel settore servizi e logistica.
Si torna in aula per sentire i difensori, gli avvocati Nino Cacia, Nino Favazzo, Antonello Scordo, Salvatore Silvestro, Tancredi Traclò, Maria Lembo, Nunzio Rosso e Tommaso Calderone. Poi il giudice si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza. A ottobre, invece, comincerà il processo ordinario per gli altri imputati che hanno preferito definire la loro posizione passando dal vaglio dibattimentale davanti al Tribunale.
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