Agguato Antoci, ci sono 14 indagati sui Nebrodi

Investigatori ed inquirenti hanno cercato di tenere tutto sotto il più stretto riserbo, ma qualcosa è trapelato ugualmente: nei giorni scorsi sono stati notificati 14 avvisi di garanzia ad altrettante persone residenti sui Nebrodi, nel territorio di tre province, nell'ambito dell'indagine sull'agguato al presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci.

A lavoro sul caso c'è la Direzione investigativa antimafia di Messina, in particolare i sostituti procuratore Angelo Cavallo e Vito Di Giorgio, che dopo i primi rilievi degli investigatori, intercettazioni telefoniche, sopralluoghi, sequestri, analisi di moltissime immagini di fotogrammi della zona, hanno deciso di passare alle analisi scientifiche, per il confronto con alcuni reperti rinvenuti sul luogo del delitto.

Diverse le ipotesi di reato contestate, alcune non legate strettamente all'attentato. In particolare sarebbero stati richiesti alcuni esami su tracce di sangue e altre tracce organiche, per la comparazione col DNA, rinvenute sul posto, nonché rilievi su armi da fuoco e veicoli sequestrati. Dopo l'agguato, infatti, uno degli aggressori si sarebbe ferito lasciando tracce ematiche lungo l'asfalto. Indaga la Squadra Mobile di Messina, ai comandi del dirigente Franco Oliveri.

L'auto di Antoci era stata presa di mira da un kommando armato intorno alle 2 di notte del 18 maggio 2016, tra Cesarò e San Fratello. Qui il blindato è stato fermato con dei massi posti sulla Statale, poi crivellata di colpi che per fortuna non ferirono alcuni degli occupanti. I banditi sono stati poi messi in fuga dalla scorta del presidente e dall'auto del commissario di Polizia Manganaro, arrivato poco dopo.

Sia Antoci che il dirigente rientravano da Cesarò dove erano stati ospiti di un appuntamento pubblico, il giorno precedente. La pista privilegiata al momento è quella dell'intimidazione al presidente del Parco dei Nebrodi per il lavoro svolto contro la mafia dei pascoli, culminato nel protocollo con la Prefettura per l'anagrafe dei terreni.

Alessandra Serio