Messina, processo al notaio Paderni per il crack della Merope srl

Messina, processo al notaio Paderni per il crack della Merope srl

Alessandra Serio

Messina, processo al notaio Paderni per il crack della Merope srl

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mercoledì 12 Febbraio 2020 - 17:56

Il noto professionista e i familiari sono accusati della bancarotta della Merope srl, società che secondo l'accusa serviva a scaricare i costi dello studio

Sarà il processo a chiarire se ci sono reati, e se ne sono responsabili gli imputati, nella vicenda che ha portato sotto processo Stefano Paderni, tra i più quotati notai cittadini, il fratello Francesco e la madre.

I professionisti sono stati rinviati a giudizio per il fallimento della Merope srl, società messa in piedi dal padre oggi scomparso, fondatore dello studio notarile, e intestata alla moglie. Società affidata al curatore fallimentare con perdite per circa 20 mila euro.

Secondo la Procura di Messina la società era una “scatola vuota” per generare costi a carico dello studio e “schermare” beni di lusso, per abbattere l’imponibile. In particolare i costi di una imbarcazione acquistata in leasing.

Il processo comincerà il prossimo 21 maggio davanti al Tribunale collegiale. I due notai e la madre, assistiti dagli avvocati Alessandro Billè e Pietro Fusca, dovranno difendersi da due ipotesi di bancarotta, fraudolenta e semplice. Parte civile sarà la curatela fallimentare della Merope, assistita dall’avvocato Alfonso Polto.

Proprio dal fallimento della srl, dichiarato dal Tribunale di Messina nel 2017, nascono gli accertamenti della Guardia di Finanza che stamane è approdata al vaglio preliminare del GUP Salvatore Mastroeni. Dopo la scomparsa del padre, i due professionisti si sono ritrovati “in eredità” anche questa società.

Secondo la Procura, che ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio dei tre, la società era già in perdita dal 2012, ma né l’amministratrice unica né i due professionisti, indicati dagli inquirenti come gestori di fatto della sigla, avevano avanzato richiesta fallimentare.

L’avrebbero inoltre utilizzata per schermare e scaricare spese “di voluttà” che venivano registrate come beni della società di impresa, e far registrare costi allo studio Paderni, per abbattere l’imponibile.

Sotto la lente sono finiti in particolare un acconto fattura per il leasing dello yacht, 60 mila euro, staccato dalla Merope nel 2012, leasing di cui poi lo studio Paderni si è fatto carico.

Poi un passaggio di quote della P&P Investimenti – del valore di 15 mila euro – dalla Merope allo studio. Passaggi che avrebbero, secondo contestazione dell’Accusa, impoverito la società.

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