Calcolosi urinaria complessa. Al Papardo apre lo "Stone center"

Calcolosi urinaria complessa. Al Papardo apre lo “Stone center”

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lunedì 21 Gennaio 2019 - 09:24
la novità

MESSINA – Un punto di riferimento per la Sicilia e la Calabria. E' lo "Stone center", all'ospedale Papardo, all'interno dell'Unità operativa complessa di Urologia che già esegue diversi tipi di interventi per la calcolosi urinaria semplice e complessa.

La struttura diretta dal dott. Francesco Mastroeni è dotata di litotritore di ultima generazione Storz Modulith attraverso il quale viene eseguita la litotrissia extracorporea ad onde d'urto della litiasi renale e ureterale. Inoltre viene eseguita tutta la chirugia endourologica comprensiva del trattamento laser (laser ad Olmio 100 w) ed il trattamento della calcolosi complessa attraverso litotrissia percutanea e micropercutanea di ultimissima generazione. Queste due ultime tecniche vengono eseguite solo in pochi centri in Sicilia.

La micropercutanea, in particolare, rappresenta l’evoluzione della litotrissia percutanea (Pcnl) classica per il trattamento della calcolosi renale non complessa. La mininvasività di questa metodica permette di abbassare i tempi di degenza e ridurre al minimo i rischi di sanguinamento migliorando notevolmente la qualità di vita del paziente.

Il potenziamento dell'attività endourologica, già esistente e attiva, con la realizzazione dello Stone Center, con ulteriori acquisizioni di innovative strumentazioni e risorse umane e tecniche, fornisce all’ospedale la possibilità di trattare e risolvere le problematiche urologiche relative alla urolitiasi con tecniche “indoor” evitando la migrazione dell’utenza, tenendo conto dell’equazione "comfort e accoglienza = umanizzazione".

"La costituzione di questo centro dedicato alla prevenzione, diagnosi e cura della calcolosi complessa – dice il dott. Mastroeni – produrrà un miglioramento della qualità percepita, con l'obiettivo di rispettare i pazienti, far percepire loros sicurezza, avere garantito un dialogo e sentirsi coinvolti nei processi di solidarietà. Il risultato sarà quindi un minore “distress” per il paziente con la realizzazione di un programma di “presa in carico”.

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