Operazione Castello, Cassazione rivede gli arresti: torna libero Mileti

Operazione Castello, Cassazione rivede gli arresti: torna libero Mileti

Alessandra Serio

Operazione Castello, Cassazione rivede gli arresti: torna libero Mileti

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sabato 20 Aprile 2019 - 07:28

Era stato arrestato a dicembre nel blitz contro le estorsioni sui lavori a Rocca. Nuovo Riesame per Conti Mica e Liuzzo Scorpo

Torna in libertà Liborio Mileti, 53 anni, di San Salvatore di Fitalia, arrestato lo scorso dicembre nell’operazione Castello della Dda.

La VI sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del riesame di Messina che aveva confermato il carcere, disponendo l’immediata scarcerazione dell’uomo, difeso dall’avvocato Salvatore Silvestro.

La Suprema Corte invece ha annullato con rinvio i provvedimenti di Antonino Conti Mica e Gaetano Liuzzo Scorpo, difesi dagli avvocati Alessandro Pruiti, Flavia e Claudia Galbato, per i quali quindi il Tribunale di Messina dovrà tornare a pronunciarsi.

No al ricorso, invece, di Nicolino Gioitta. E’ questo il quadro dell’inchiesta, dopo il vaglio della Cassazione, che si è occupata due sere fa del blitz fatto scattare dai carabinieri tra   Sant’Agata Militello, Alcara li Fusi, Galati Mamertino e Rocca di Caprileone.

Sotto la lente erano finiti estorsioni, traffico di stupefacenti e acquisizioni di appalti e lavori, sfruttando la forza intimidatrice della mafia tortoriciana, in particolare del clan dei batanesi.

La Suprema Corte ha aggiustato il tiro rispetto alle decisioni prese dai giudici messinesi, in particolare scagionando Liborio Mileti, che ovviamente resta comunque indagato.

L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo di Messina e coordinata dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, scaturisce dall’operazione “Gotha” conclusa nel giugno 2011, ed ha documentato l’operatività criminale di un gruppo di soggetti che erano risultati intrattenere rapporti stabili con Salvatore Calcò Labruzzo, esponente di spicco del clan dei “mazzarroti”, che costituiva una propaggine della famiglia mafiosa dei “barcellonesi” nell’area di Mazzarrà Sant’Andrea.

I carabinieri hanno documentato la gestione di due estorsioni in danno di ditte impegnate nell’esecuzione di appalti pubblici di manutenzione stradale e di ristrutturazione del locale impianto sportivo di Rocca di Capri Leone, commesse mediante attentati incendiari eseguiti presso i cantieri, nonché la disponibilità di armi utilizzate per affermare il controllo criminale sul territorio.

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