Voto di scambio, gli appelli di Reset e Lucia Tarro Celi

“Noi lo avevamo detto”. E’ la sintesi del pensiero di Reset in merito all’inchiesta condotta dalla Procura sulla compravendita di voti a Patti.

“Quando lo scorso 13 febbraio ci recammo dal prefetto, gli parlammo dei nostri timori che la campagna delle prossime Amministrative potesse essere in qualche maniera falsata. Ci eravamo accorti che il voto, sopratutto in alcune parti del territorio, sia comprato. Qualunque messinese, pur non sapendolo per esperienza diretta, dice che il voto nei quartieri più periferici si compra. La cosa ovviamente ci allarmò poiché una comunità che reputa normale un reato, non comprendendone la gravità anche in termini di sviluppo e di possibilità negate al proprio territorio, è una società che non può definirsi civile”.

Durante quell’incontro, si discusse di costruire un “protocollo di legalità” e Reset, la prossima settimana, presenterà al prefetto una proposta ufficiale da condividere anche con le altre forze politiche: “Se agli scandali sulla formazione nella nostra città – prosegue il Movimento – si aggiungono anche i “Mosè” di turno, capaci di spostare la residenza di cittadini in occasione del voto allora la nostra diventa più di una preoccupazione. La questione però diventa ancora più grave se, come accadde per lo scandalo formazione, anche oggi non si rilevano reazioni dal mondo politico ben due giorni dopo le indagini delle Procura della Repubblica di Patti”.

Qualche reazione, a dire il vero, c’è stata ed anche all’interno del Pd. Lucia Tarro Celi, che già aveva denunciato anomalie nelle primarie del dicembre 2012, fa un appello al suo partito: “Le vicende di Patti chiedono, oggi, più che mai un Partito libero da intrecci invisibili e sotterranei che finiscono per inficiarne l’immagine e la credibilità attraverso elezioni telecomandate e metodi parentali. Da più parti erano già state messe in evidenza le contraddizioni che quel metodo aveva determinato nell’esperienza delle primarie, con relative ricadute nelle elezioni politiche. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto sotto i riflettori di un’opinione pubblica che osserva, giudica, persino si ribella. La Storia ci consegna un presente sempre più difficile e drammatico dentro una società che chiede scelte radicali e fuori dalle caste tradizionali. Tocca al PD in un dialogo serrato e costruttivo con tutti i movimenti che segnano la spia di questo profondo disagio assumersi la responsabilità di un protagonismo nuovo, fatto di progettualità concrete, di rinnovamento delle sue classi dirigenti, di fiducia in quei tanti giovani che oggi, con rinnovata passione, esprimono il bisogno di cambiamento”.

Lucia Tarro Celi ha chiesto la convocazione di un’assemblea straordinaria in grado di scegliere, a livello provinciale, “una guida autorevole, riconosciuta per i suoi consensi nella società civile e non per la quantità di voti ottenuti da circoli senza volti e senza radicamento sociale. Questa è la strada di un declino annunciato. Per tali motivi sento di lanciare un appello a quei tanti giovani che nel PD di Genovese hanno dato prova di competenza e di impegno politico, ma che rischiano di rimanere intrappolati in una rete di appartenenza a metodi e a sistemi lontani anni luce da quello che la realtà del presente oggi ci chiede: dallo scenario nazionale alle prossime amministrative per il governo della città. L’urgenza di cambiare pagina è ormai nei fatti. Alla neo-eletta Maria Tindara Gullo, faccio l’augurio, già espresso in passato, perché possa raggiungere quell’autonomia dai patriarcati, che tanta fatica è costata alla mia generazione, e apprezzare la bellezza della vera libertà. Compresa la libertà di dimettersi”.