Cronaca

Ottavo cerchio, patteggiano il funzionario del Genio e due imprenditori

Tre anni e due mesi per Giuseppe Micali, 2 anni per Pietro Ferrante, 2 anni anche per Felice D’Agostino, funzionario del Genio Civile di Messina. E’ questa la sentenza per i due imprenditori e il dirigente pubblico coinvolti nell’inchiesta Ottavo Cerchio che ieri hanno chiuso la partita davanti ai giudici della seconda sezione del Tribunale patteggiando la pena.

Per loro il processo di primo grado finisce qui, alla seconda udienza. Adesso toccherà ai difensori, gli avvocati Alessandro Billè, Tommaso Autru e Pietro Venuti, decidere come impostare il processo d’appello. Ad eccezione di quattro imputati, quasi tutte le persone coinvolte nell’inchiesta della Squadra Mobile su una serie di lavori affidati a ditte di Marcello Tavilla. Ferrante, secondo l’Accusa, lavorava con lui con una propria ditta, mentre Micali è stato coinvolto in alcune intercettazioni telefoniche su un appalto del Genio di Trapani e in altre di Tavilla, che lo aveva contattato per le commesse del Genio messinese.

 Gli arresti della Squadra Criminalità organizzata della Squadra Mobile, diretta dal vice questore Simone Scalzo, sono scattati a marzo scorso. Al momento della retata D’Agostino, che era andato in pensione poco tempo prima, si trovava all’estero ma si è consegnato qualche giorno dopo, rientrando in Italia. L’accusa per lui era di corruzione in concorso.

Contro di lui c’erano le conversazioni intercettate sul telefono di Tavilla tramite un trojan istallato dagli investigatori. Più volte, conversando sui lavori da aggiudicarsi, Tavilla e i suoi facevano riferimento a “Felice” ed al Genio Civile. Quando i poliziotti hanno capito che si trattava di D’Agostino hanno piazzato una cimice nel suo ufficio