Candele accese, volti spenti: i lavoratori Servirail marciano dalla Stazione a piazza Cairoli. Ma la città sta a guardare

Candele accese, volti spenti. Intorno una città che non vede, non sente, non parla, impegnata nei frenetici acquisti di Natale, per chi quest’anno potrà permetterseli. E tra questi non ci saranno sicuramente gli 85 lavoratori della Servirail, la cui speranza di trascorrere un 25 dicembre di serenità è flebile come quella fiamma che si perde fra le gocce di cera bollente. Sono partiti dal binario 1 della Stazione Centrale, dove ormai da giorni occupano l’ex ufficio della società che gestiva il servizio treni notte, con le loro famiglie: mamme, sorelle, figlie, bambini. Tutti insieme hanno raggiunto piazza Cairoli e hanno fatto tappa sotto il grande albero di Natale illuminato di azzurro, argento e dorato, “ai piedi” del quale hanno poggiato simbolici pacchi regalo con su scritto i nomi delle tratte dei treni soppressi. Nessuna bandiera “schierata” per volere degli stessi lavoratori, solo il solito grande lenzuolo bianco, tenuto su da due aste di legno che simbolicamente reggono anche l’animo “piegato”, ma sempre pieno di dignità, dei lavoratori. Intorno tanto rumore: clacson, motori, motorini e un continuo vociare. Ma il corteo prima, e la breve sosta a piazza Cairoli poi, scivolano nell’indifferenza generale, come le rotaie sui binari.

Interviene qualche lavoratore: lo fa parlando attraverso il megafono per cercare di superare la “voce” del traffico, ma è un’impresa non facile. Le parole non cambiano, si ripetono in modo ossessivo, perché ossessivo è il pensiero che corre a quel posto di lavoro che ci si tramandava di generazione in generazione, a quei treni che si fermeranno a Roma (o a Napoli) ma che non proseguiranno oltre. Parla anche un bambino, uno dei tanti figli che dallo scorso 11 dicembre va a far visita al papà (o in alcuni casi anche al nonno) alla Stazione, nella piccola stanzetta dove trascorre la notte e il giorno, aspettando che arrivi qualche buona notizia.

I lavoratori ringraziano quanti hanno mostrato loro solidarietà e vicinanza. Uno di loro, Lillo Rizzo, sempre in capo al corteo, rivolge un pensiero speciale a Michele Barresi, segretario della Fit-Cisl «come uomo ancor prima che come sindacalista, perché è l’unico, ad esserci rimasto sempre accanto, in tutti questi giorni. Un grazie va anche a Mariano Massaro, (OrSa)». Presenti a piazza Cairoli alcuni consiglieri comunali e assessori che hanno anche preso parola. Volutamente, però, decidiamo di non fare nomi, per evitare quella che, pur se non intenzionalmente, finirebbe col poter essere considerato uno “spot”, più o meno favorevole all’operato dell’amministrazione e più in generale della politica. Quello di questa sera, dopo tutto era il momento di chi veramente sta pagando sulla propria pelle il peso della dismissione.

Ma c’è stato anche chi, come Silvio Pino, responsabile della logistica degli impianti Servirail di Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, non ha dimenticato di parlare a una città che, come detto, è indifferente a quanto sta accadendo lungo i binari della Stazione di Messina, perché forse non avverte ancora il dolore di quello schiaffo, l’ennesimo, che il governo e Fs ha riservato alla città dello Stretto: «Ci stanno negando il diritto al lavoro – afferma con rabbia Pino – ma stanno privando un’intera città del diritto alla mobilità e alla serenità». L’accento che si poggia su quell’ultima vocale è il simbolo dello schiaffo, e chi quella parola l’ha pronunciata il dolore lo sente e come, sulla propria pelle e nel cuore. C’è poco altro da aggiungere: ci si promette di restare uniti, di non mollare, di tirare fuori l’orgoglio e difendere la propria dignità di messinesi e siciliani. Ma purtroppo, e lo sappiamo tutti bene, questo non basta e non basterà.

Un’ultima annotazione: a piazza Cairoli non è solo il grande albero che ricorda il Natale, c’è anche un tenda a forma di igloo trasparente, allestita per l’iniziativa “Riciclo Solidale”. E cosa centra tutto ciò vi domanderete? Nessuna connessione diretta con la protesta Servirail, ma quella struttura che ci soffermiamo ad osservare appare ai nostri occhi come l’emblema di una città ancora una volta disinteressata e proprio per questa sconfitta in partenza: rinchiusa nel propria dimensione a forma di igloo, spettatrice di un “film” da cui purtroppo, se la trama non verrà modificata, sarà presto costretta ad uscire di scena. (ELENA DE PASQUALE)

(FOTO STURIALE)