E sul Piemonte: «Nessuna chiusura, inutile allarmismo», ma si prospetta l'accorpamento con il Papardo
Sulla complessa situazione della sanità siciliana esiste un punto di partenza condiviso: il futuro del settore deve passare attraverso la riforma approvata dall’Ars, solo così sarà possibile guardare al futuro con positività e speranza. Esattamente come quella richiamata dal brillante verde speranza della cravatta indossata dall’assessore regionale alla sanità Massimo Russo, “protagonista” dell’incontro organizzato oggi dall’ordine dei Medici di Messina all’Hotel Royal.
Una piccola “nota di colore”, impossibile da non notare, e che in fondo rispecchia il tono delle dichiarazioni rilasciate da Russo di fronte al folto uditorio che ha riempito la sala dell’Hotel di via Tommaso Cannizzaro. Dichiarazioni che, complice forse la vicinanza alle elezioni del 6-7 giugno, hanno vagamente ricordato quelle pronunciate nel corso di un comizio elettorale: un pizzico di demagogia smorzata a tratti da pungenti frecciatine nei confronti di chi «con cattiveria – ha affermato Russo – cerca di gettare fango sull’operato finora condotto dal governo regionale e, nello specifico dal mio assessorato».
Un carico pesante quello che il rappresentante regionale alla sanità porta sulle spalle, quello dell’organizzazione di un piano di rientro che, come ha tenuto a specificare il presidente dell’Ordine Nunzio Romeo, «non è dipeso dalla volontà dell’assessore, che piuttosto si è trovato costretto a rispettare un accordo preso tra lo Stato e il precedente governo regionale». Un’eredità non certo da sogno, come sottolinea più volte lo stesso Russo chiamando in causa il passato, quella lasciata dalla precedente giunta regionale: «Mi sono trovato di fronte alla necessità di dover far muovere un sistema elefantiaco, fatto di disorganizzazione, sperpero di risorse e pessima qualità dei servizi. Problemi che, tutti insieme, ed ecco perché chiedo spassionatamente il vostro aiuto – afferma Russo rivolgendosi ai colleghi, alcuni dei quali intervenuti prima che fosse lui a prendere la parola – per riuscire a rimettere in moto un sistema sulla base delle disposizioni normative da me personalmente previste».
Diverse le questioni affrontate da Russo, la maggior parte delle quali volte a smontare errate convinzioni sulla previsione della riforma sanitaria: «La “battaglia” più difficile, sono stata costretto a combatterla contro le sensazioni, quelle negative della gente che, ancora adesso, mi identifica come l’assessore responsabile della chiusura degli ospedali. A me invece interessano i fatti – aggiunge Russo indicando il libretto sulla Legge di riforma distribuito alla platea – quelli elencati e contenuti tra quelle pagine». L’assessore che, come detto, non ha mancato di analizzare i nodi fondamentali del documento approvato dall’Ars dopo 9 lunghi mesi di dibattiti – ha tuttavia cercato di spiegare la logica alla base del malfunzionamento della sanità siciliana: «Destrutturando e riorganizzando il vecchio sistema sanitario riusciremo a distruggere molti di quei “centri di potere” del mondo sanitario utili solo alla sistemazione degli amici degli amici, persone spesso prive di competenze e che costituiscono il vero male da debellare».
Una frase accolta con qualche applauso in segno di approvazione ma da altrettanti silenzi e strane espressioni facilmente visibili sul volto dei presenti. Soprattutto sui visi dei “convenzionati esterni” soggetti privati perfettamente integrati nel sistema sanitario ma operanti attraverso risorse pubbliche e che hanno rivolto a Russo il “loro urlo di dolore”. Un grido che l‘assessore condivide solo in parte e rispetto al quale assume una posizione ben precisa: «Il piano di rientro prevede un tetto ben determinato anche per le case di cura e per il servizio di convenzionamento esterno, di conseguenza c’è poco da protestare. Anzi – aggiunge l’assessore – coloro che decideranno di approfittare del periodo elettorale per inscenare scioperi o manifestazioni, soprattutto adesso che stiamo cercando di trovare un punto di incontro – se ne assumerà tutte le responsabilità nelle sedi opportune». Parole pronunciate da Russo con una decisione tale da creare tra il pubblico più di qualche mormorio, arrivando persino a strappare dalla bocca di qualcuno dei presenti frasi appena sussurrate ma piene di disappunto: «Abbiamo a che fare con un dittatore». Un piccolo aneddoto utile a dimostrare quanto ancora tanta sia la diffidenza degli addetti ai lavori rispetto ad una normativa che mira a rivoluzionare del tutto il settore sanitario.
Per arrivare poi al caso specifico, quello di Messina. E’ facendo il giro largo, partendo cioè dalle polemiche generatesi intorno alla possibile chiusura dell’ospedale Piemonte per rischio sismico, che l’assessore Russo concentra l’attenzione su una dei temi che secondo il programma avrebbe dovuto costituire uno dei nodi centrali dell’incontro e che, invece, è stato trattato in modo marginale, ad inizio e fine convegno, non aggiungendo nulla di nuovo a quanto appreso nelle ultime settimane. Un gruppo di infermieri della struttura sanitaria di Viale Europa ha accolto Russo appena sceso dall’auto: «Assessore non ci deve prendere in giro» – ha affermato uno dei dipendenti indicando lo striscione apposto nel marciapiede a fronte dell’hotel (vedi foto). Secca e “in-sospeso” la risposta del rappresentante Regionale, che ha risposto con fermezza: «Non sono certo io che vi prendo in giro…» entrando poi di corsa nella hall dell’Albergo e lasciando a corto di risposte i lavoratori che incalzacano «e allora chi è che si prende gioco di noi, Lombardo?»…
Una questione spinosa quella riguardante la struttura messinese di cui, come detto, Russo è tornato a parlare solo a conclusione del suo intervenento, riallacciandosi proprio alle polemiche che hanno tenuto banco in questi giorni: «Anche la situazione del Piemonte dimostra come ci sia solo voglia di esasperare la situazione. Ho letto le dichiarazioni di qualche politico (“amico” o “nemico”?) che hanno creato inutile allarmismo: non ho mai stabilito nulla in merito alla chiusura dell’ospedale, ho sempre parlato della necessità di interventi che evitino di piangere morti annunciati e, in quest’ottica, dar vita all’accorpamento di alcuni reparti con il Papardo perché è necessario risparmiare. Ciò però non mette in discussione né posti di lavoro né tantomeno la qualità del servizio che al contrario migliorerà».
