Carreri e Serra: “Venerdì 17, il venerdì nero del risanamento-

Carreri e Serra: “Venerdì 17, il venerdì nero del risanamento-

Redazione

Carreri e Serra: “Venerdì 17, il venerdì nero del risanamento-

sabato 25 Ottobre 2008 - 11:38

I due consiglieri di Risorgimento Messinese puntano l'indice sull'ennesimo passo a vuoto (o indietro) in una vicenda che si trascina da anni. Uno spunto di riflessione, ma che serve anche a fare anche chiarezza

Non sarà stato come lo storico e drammatico lunedì nero delle borse, ma per i consiglieri comunale di Risorgimento Messinese, nel suo piccolo, lo scorso venerdì 17, sul fronte risanamento, per il Comune può essere davvero definito il “venerdì nero-. I fatti che i rappresentanti del gruppo a palazzo Zanca, Nino Carreri e Salvatore Serra indicano sono stati trattati durante l’incontro intercorso tra il Sindaco e la deputazione regionale messinese convocata a Palazzo Zanca.

L’indice è puntato contro l’infelice “uscita- di Buzzanca e della sua Giunta, che ha ipotizzato una nuova legge per il risanamento della città. Ma anche le dichiarazioni rilasciate dai protagonisti della giornata, sintetizzando, appaiono una dichiarazione di ampia ed incondizionata resa su più fronti e soprattutto sul tema del risanamento. In ogni caso quanto scritto dai “risorgimentini-, non vuole rappresentare una critica al sindaco Buzzanca (forse tra i meno responsabili della questione), ma vuole essere una riflessione a voce alta che stimoli l’opinione pubblica, il consiglio comunale e tutta la deputazione a cambiare atteggiamento nei confronti di un problema che tutti sentiamo fortemente ma che rischia di rimanere intrappolato in una fitta rete di interessi economici che nulla hanno a che vedere con i problemi della gente che vive quotidianamente nella speranza di avere una casa dignitosa.

“Vogliamo riuscire a dire ciò che tutti pensiamo e vogliamo ma che nessuno ha il coraggio di proporre – spiegano Carreri e Serra. Ci chiediamo infatti come sia stato possibile parlare per 18 anni di progetti, realizzazioni, assegnazioni, impegni di spesa e quant’altro per poi arrivare ad arrendersi pubblicamente sostenendo che bisognerà cambiare la legge! La legge è già stata cambiata una volta e sono proprio loro, alcuni degli attuali deputati regionali, ad aver concepito delle modifiche, che a distanza di altri sei anni diventano inutili. Ma perché tanto tempo per riscontrare l’insufficienza di tali interventi?-

Le modifiche della legge 10/90 sono giunte attraverso tre distinti disegni di legge unificati nella legge 4 del 15/05/2002 avente quale oggetto: Interventi per l’accelerazione ed il completamento del risanamento della città di Messina. Modifiche alla legge regionale 10 del 6/7/1990. Il primo disegno di legge il n° 238 del 4/10/2001 era firmato dai deputati Beninati, Formica e Ardizzone, il secondo disegno n° 236 4/10/2001 era a firmato dai deputati Panarello, Speziale, De Benedictis e Zago ed il terzo disegno recava la firma dei deputati Baldari e del compianto Vincenzo Lenza. Il varo delle modifiche apportate alla struttura della legge 10/90 a dodici anni dalla sua entrata in vigore sembrava fosse la panacea di tutti i mali del mancato risanamento

“Le trionfali dichiarazioni dei deputati proponenti sembravano dare certezza dell’individuazione e quindi della soluzione di tutte le incongruenze della legge. Allora erano tutti d’accordo… oggi non più – continuano i due consiglieri. Se errore di valutazione è stato fatto, ancor prima di affermare che bisogna cambiare la legge, bisognerebbe spiegare alla gente cosa si è fatto in questi lunghi sei anni e come si giunge a una simile conclusione. Non basta sapere che è necessario l’intervento dei privati contro i quali non abbiamo assolutamente nulla, ma serve capire che fine hanno fatto i tantissimi progetti avviati in sede IACP ed in sede comunale. Serve capire perché si continua a perpetuare uno scontro intellettuale e istituzionale con l’istituto autonomo case popolari, scontro che di fatto ostacola il lavoro di progettazione e rende vano ogni sforzo da parte di stimatissimi professionisti di ambedue gli enti costretti a lavorare in condizioni estreme. Servirebbe anche conoscere il punto di vista dello IACP che con l’attuale presidente Giuseppe Santalco ha saputo ridare slancio alla macchina del risanamento superando, quando è stato necessario, ogni sorta di difficoltà “comunicativa- con l’amministrazione comunale. Noi siamo per il dialogo propositivo tra i due enti che debbono gestire le risorse ed i progetti del risanamento sotto un’unica regia, non crediamo e siamo fermamente contrari alla creazione di una agenzia comunale che sembra destinata a diventare l’ennesimo, vuoto, contenitore. Siamo altrettanto convinti, e crediamo sia già stato ampiamente chiarito, che sia a dir poco “complicato- il projet financing sulle aree destinate al risanamento che, come ben ricordava qualcuno, si estendono per circa 783 ettari-.

Ma ci sono anche le proposte, utili a snellire un percorso che a cent’anni dal terremoto deve intravedere una soluzione:

– Emanazione di un nuovo bando per riformulare le graduatorie degli aventi diritto all’alloggio popolare escludendo dal beneficio:

1) tutti coloro che risultano censiti all’interno degli ambiti di risanamento;

2) tutti coloro che nel frattempo sono deceduti o sono divenuti proprietari; (è utile ricordare che l’attuale graduatoria è vecchia di vent’anni).

– Aggiornamento del censimento degli ambiti di risanamento con segnalazione agli uffici di tutti coloro che non rientrano nei termini stabiliti dalla legge (tre anni continuativi al 31/12/1998) per i quali si dovrà giocoforza prevedere un percorso di inclusione a meno di una eventuale modifica dei termini.

– Accertamento sugli immobili comunali e dello IACP per la verifica degli alloggi non utilizzati anche attraverso controlli incrociati sulle utenze di servizi (enel, amam). Requisire gli immobili che non sono occupati potrebbe ad esempio dare soluzione alle emergenze conclamate. Non si possono affrontare le emergenze abitative con le case costruite con i fondi della legge 10/90.

– Emanazione di un bando per le emergenze abitative provvisorie con termini di locazione certi. La locazione potrebbe avere una durata massima entro la quale la famiglia sarà tenuta a traslocare.

“Questi semplici passaggi potranno contribuire a ridare trasparenza alle operazioni che la macchina comunale dovrà affrontare per dare soluzioni al problema senza prorogare illusioni e false aspettative sulle quali qualcuno ha costruito le proprie fortune elettorali – sostengono i rappresentanti di RM. I millantatori, gli approfittatori, i politici di basso profilo, vengono sconfitti solo con la verità e la verità deriva dalla limpidezza degli atti. Se ciò fosse stato fatto prima non avremmo assistito alle incomprensibili guerre tra zone comprese nell’elenco delle priorità come ad esempio quella in atto tra fondo Saccà e fondo Fucile. La magistratura inquirente farebbe bene ad accendere i riflettori sugli interessi economici e politici che hanno portato allo scontro incolpevoli cittadini che hanno avuto il solo torto di trovarsi ad abitare in tuguri ricadenti su aree pregiatissime e di credere a stupide promesse elettorali. Per non incorrere negli stessi errori del passato, sarà importante vigilare sulle aree, sugli immobili e sulle baracche affinché non si continui a tollerare l’occupazione abusiva, la creazione di nuove strutture precarie e la pratica della trasmissione familiare dello “status- di baraccato.

Infine viene sottolineato che oggi quando si parla di baracche si dice impropriamente che sono circa tremila quelle esistenti ma nessuno è in grado di certificarlo. Ma da alcuni dati attinti all’epoca dell’inizio del risanamento della città che ebbe luogo con l’approvazione della delibera di Consiglio Comunale n°458 del 25.7.79 la quale traeva spunto dalla legge 457 del 5/8/78 denominata “piano decennale della casa-, risultavano a Messina 2369 case popolari e circa 3000 baracche (1979!). Quindi nonostante i finanziamenti attinti dalla legge 10/90 che non si riesce a rendicontare, nonostante diversi nuovi complessi edilizi siano stati realizzati ed assegnati, nonostante cronoprogrammi fantasmagorici, le somme residue sono 180 mln di euro e le baracche sempre circa 3000. “Ecco perché siamo sempre più convinti che dopo trent’anni, col risanamento abbiamo scherzato-, concludono Carreri e Serra amaramente.

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