I consiglieri comunali Pergolizzi (Fli) e Calabrò (Pd) evidenziano che, a norma di legge, la competenza a decidere in materia spetta al Consiglio comunale
Che i rapporti tra il sindaco Giuseppe Buzzanca ed il Consiglio comunale siano piuttosto freddi e distaccati , paragonabili – con le dovute proporzioni – a quelli tra un marito ed una moglie separati in casa- non è più una novità per nessuno. E come in ogni legame finito male, ma questo forse non è mai iniziato davvero, ogni episodio o atto può diventare un pretesto per litigare.
Questa volta lo scontro si gioca sulla delibera approvata nel maggio scorso dalla Giunta Municipale del Comune di Messina n. 402 avente ad oggetto: “INNOVA B.I.C. S.P.A. Piano di riorganizzazione e trasformazione in S.R.L”, che prevede l’adesione ad un modello societario a totale partecipazione pubblica (in house providing), vale a dire Comune di Messina 33% del capitale sociale, Provincia Regionale di Messina 33% ed Università degli Studi di Messina 34%).
A prendere le distanze dall’atto deliberativo non è l’intero Civico Consesso ma sono i due consiglieri comunali Nello Pergolizzi (Fli)(nella foto in alto) e Felice Calabrò (Pd)(nella foto in basso), che scrivono agli uffici del Governo nazionale e della Regione Sicilia competenti in materia «affinché, nell’ambito delle proprie competenze, intervengano per sollecitare la Giunta Municipale di Messina a revocare in autotutela, in tempi rapidi, l’illegittima delibera».
I due esponenti politici fanno, infatti, notare che «la normativa vigente in materia di operazioni societarie poste in essere dall’Ente locale è pacifica nell’attribuire l’esclusiva competenza alle Istituzioni elette. Tale normativa – scrivono Calabrò e Pergolizzi – è confermata, e non poteva essere altrimenti, dallo stesso Statuto del Comune di Messina».
Nell’esposto inviato a Roma e a Palermo, i due consiglieri comunali chiedono anche «all’Assessore Regionale agli Enti Locali di nominare un commissario per procedere alla detta revoca e, conseguentemente, sottoporre alla valutazione dell’Istituzione preposta ed unica competente – Consiglio Comunale – il provvedimento in questione, ristabilendo in tal modo il rispetto della legalità ed evitando, peraltro, seri e sicuri danni che potrebbero derivare all’Ente locale da atti successivi aventi come atto propedeutico un provvedimento nullo in re ipsa».
