«Palazzo di giustizia satellite: perché non al Palacultura?»

«Palazzo di giustizia satellite: perché non al Palacultura?»

«Palazzo di giustizia satellite: perché non al Palacultura?»

martedì 24 Novembre 2009 - 08:57

La proposta è dei consiglieri comunali del Pd Calabrò e Contestabile: «Una soluzione temporanea per poi realizzarlo al Tirone»

Sul Palazzo di giustizia satellite da mesi si dice tutto e il contrario di tutto. C’è stata una gara, un’aggiudicazione, c’è stato l’immancabile ricorso al Tar con tanto di codazzo di polemiche. Ma ancora oggi l’ubicazione del “Palagiustizia 2” fa discutere, soprattutto perché, è questo il nocciolo della questione, la soluzione Zir, individuata dal Comune dopo la gara di cui sopra, piace a pochi. E agli avvocati, tra i primi interessati alla questione, non piace per niente. Così da due consiglieri comunali del Pd, Felice Calabrò e Simona Contestabile del gruppo “Genovese sindaco”, arriva una proposta nuova: utilizziamo “provvisoriamente” il Palacultura, per poi realizzare il nuovo Palagiustizia al centro, magari al Tirone, dove la Stu intende realizzare un palazzone di 15 piani sul cui utilizzo nulla ancora è certo.

Calabrò e Contestabile fanno ovviamente anche un ragionamento di tipo politico, constatando che «in questi mesi stiamo assistendo all’ennesima mortificazione che la nostra città è costretta a subire a causa dell’assenza di una classe politica dirigente che abbia la forza, la determinazione di far valere le ragioni, gli interessi, i diritti dei propri amministrati». Il riferimento è alla nota del 9 marzo scorso con la quale il ministro della Giustizia Angelino Alfano «ha intimato all’Amministrazione comunale di Messina di formulare una concreta proposta d’utilizzo immediato dei finanziamenti ministeriali per la realizzazione del secondo palazzo di giustizia di cui la nostra città ha un grandissimo bisogno, pena la revoca del citato finanziamento». Da lì la gara pubblica che ha portato alla scelta di un fabbricato sito nella zona Sud della città ed, esattamente, in Via Bonino, angolo Via Oreto. «Contro tale scelta – ricordano i consiglieri – si è levata unanime, immediatamente e legittimamente, la contrarietà dei rappresentanti dell’avvocatura messinese, la quale, per tramite del proprio Ordine, ha invitato il sindaco a rivedere l’intero procedimento e, soprattutto, ad investire della questione l’intera deputazione nazionale, affinché la stessa possa intercedere presso il ministro ed ottenere una proroga dei termini e, conseguentemente, addivenire ad una soluzione condivisa, che garantisca l’efficienza, la concentrazione e l’adeguatezza dei servizi della giustizia».

Calabrò e Contestabile citano naturalmente il presidente dell’Ordine degli Avvocati, Francesco Marullo di Condojanni, il quale «ha ribadito in più occasioni il fermo convincimento di tutta l’avvocatura messinese di non rassegnarsi a subire scelte residuali, quasi al ribasso, che altro non sono che soluzioni emergenziali ed insufficienti. La reazione dell’avvocatura è condivisibile, oltre che logica e ragionevole; infatti, è evidente a tutti, addetti ai lavori e non, che il secondo palazzo di giustizia deve necessariamente, sempre che si voglia veramente rendere un servizio, essere logisticamente vicino al palazzo centrale, se non addirittura nelle immediate vicinanze, e ciò nell’interesse di tutti, non solo magistrati, avvocati, personale amministrativo ecc.., ma anche e soprattutto nell’interesse degli utenti».

Secondo i due esponenti del Pd la soluzione fin qui trovata «priva di qualsiasi barlume di pianificazione, anche soltanto embrionale, in realtà, è figlia anch’essa dell’inconsistenza politica della classe dirigente che governa la città di Messina. E’ credibile, infatti, una classe dirigente che rinunzia a panificare, accettando supina gli out out esterni, subendo scelte obbligate, illogiche e per di più non risolutive? E’ davvero possibile attribuire autorevolezza ad una classe politica che si è vantata e si vanta di avere amici a tutti i livelli governativi (governi amici), allorquando, invece, la stessa non riesce ad ottenere una seppur ultima e definitiva proroga da valere, anche, come sfida per misurarsi sulle cose concrete?».

Ecco che quindi Calabrò e Contestabile indicano una nuova via, sicuramente “originale”, interna all’ambito del patrimonio comunale: «Viene in mente il Palacultura, con riferimento al quale, rammento a me stesso, è andato deserto il bando proposto dall’A.C. per l’utilizzo dei relativi locali. Tale soluzione, ribadisco, temporanea, consentirebbe un risparmio di 17 milioni che si potrebbero investire nella realistica e logica allocazione del nuovo palagiustizia nell’area delle scuole Galatti – Cannizzaro e/o nella parte bassa del Tirone. Ma quand’anche la spesa, al di fuori di ogni ragionevole logica, fosse obbligata, mi chiedo se non sarebbe meglio trasferire nei nuovi locali qualche dipartimento comunale (vedi urbanistica, che pare debba essere trasferito a palazzo satellite) e riservare al secondo palazzo di giustizia, si ribadisce temporaneamente, i locali di piazza stazione. La temporaneità delle soluzioni prospettate è strettamente connessa alla necessità, oserei dire all’indispensabilità, che la politica messinese si riappropri della centralità che le spetta, che si riappropri del coraggio e dell’ambizione di elaborare le scelte che riguardano il futuro della città di Messina».

S.C.

(foto Dino Sturiale)

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Salita Villa Contino 15 - 98124 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007

Questo sito è associato alla

badge_FED