I paradossi di Palazzo Zanca: sull’orlo del dissesto, ecco l’aumento di stipendio per i dirigenti

I paradossi di Palazzo Zanca: sull’orlo del dissesto, ecco l’aumento di stipendio per i dirigenti

I paradossi di Palazzo Zanca: sull’orlo del dissesto, ecco l’aumento di stipendio per i dirigenti

venerdì 27 Novembre 2009 - 08:21

La proposta dell’amministrazione prevede adeguamenti fino all’80 per cento in più rispetto alle retribuzioni di “posizione” attuali. Calabrò (Pd): «Come si concilia tutto questo con i tagli ai servizi sociali?»

Tutti li criticano, tutti ne parlano, e tutti, alla fine, si adeguano: i dirigenti sono coloro i quali contano di più a Palazzo Zanca, non si discute. E siccome questo dogma va rispettato, nemmeno la crisi nera che attanaglia il Comune di Messina può fermare quello che, d’altra parte, la legge consente: l’aumento, molto, molto sostanzioso, degli stipendi già munifici dei dirigenti comunali. Esiste un’altra legge, però, forse più importante e saggia, quella dell’opportunità. E su questo si potrà discutere finché si vuole. Ma la notizia è una: l’Amministrazione ha proposto l’adeguamento contrattuale dei dirigenti, adeguamento che in questi giorni è oggetto di contrattazione con i sindacati e che prevede aumenti da un minimo di 17 mila a un massimo di 25 mila euro in più rispetto alla cosiddetta “retribuzione di posizione” che oggi percepiscono i vertici degli uffici comunali. I dirigenti, infatti, oltre allo stipendio base (che si aggira intorno ai 40 mila euro), ricevono anche la retribuzione di posizione, che varia a seconda del “peso” dei rispettivi incarichi, stabilito dal Nucleo di valutazione, e la retribuzione di risultato, che in quota corrisponde a circa il 25 per cento di quella di posizione, e di conseguenze aumenterà anch’essa con l’adeguamento. Il risultato è che l’elite dei dirigenti, quelli della fascia A, percepiranno 65 mila euro circa di retribuzione di posizione, che aggiungendosi a tutto il resto contribuirà ad arrivare ad un’astronomica cifra che supera i 120 mila euro.

La notizia fa sobbalzare e provoca la reazione di Felice Calabrò, capogruppo di Genovese Sindaco (Pd), anche perché arriva pochi giorni dopo l’annuncio da parte dell’assessore Aliberti, la quale, ricorda il consigliere, «ha comunicato ufficialmente il ridimensionamento di alcuni servizi sociali essenziali, quali i CAG, i servizi domiciliari alla persona, causa la carenza di fondi. Specificatamente, il predetto amministratore ha evidenziato che, causa la ristrettezza delle risorse, molti servizi saranno appaltati solo per sei mesi». Poi la decisione di aumentare gli stipendi ai dirigenti. «Allora – afferma Calabrò – è doveroso chiedersi come si concilia tale tristissima scelta, che mette in dubbio l’assistenza ai più bisognosi, nonché il posto di lavoro di molti operatori sociali, con la proposta della medesima amministrazione di premiare la tanto criticata (da parte dello stesso sindaco) dirigenza comunale. E’ d’obbligo, considerato il contesto dei tempi magri in cui viviamo, evidenziare che l’attuale esecutivo ha proposto alle organizzazioni sindacali un contratto collettivo decentrato integrativo per l’area dirigenziale, in forza del quale è incrementata di quasi l’80% la retribuzione di posizione, che tradotto in cifre significa un aumento annuo da 17 mila a 27 mila euro nonché, conseguentemente un aumento dell’indennità di risultato, che corrisponde a circa il 25% dell’indennità di posizione».

«Tale proposta, peraltro – sottolinea Calabrò – è in controtendenza rispetto anche al contratto nazionale vigente, che prevede una forbice per l’indennità di posizione tra 10 mila e 44 mila euro, forbice che verrebbe disattesa dal comune di Messina, poiché la detta indennità, a seguito dell’attuazione della predetta proposta, ammonterebbe per la fascia A a 65 mila euro circa, per la fascia B a 55 mila circa, per la fascia C a 45 mila circa e per la fascia D 35 mila circa, il tutto con buona pace degli ultimi (inteso ovviamente in senso lato – leggasi bisognosi). Non si comprende, quindi, come sia possibile da un lato ridurre i servizi essenziali erogati in favore dei meno abbienti, riduzione che, verosimilmente, determinerà la crisi occupazionale del settore, e dall’altro prevedere tali (seppur potrebbero essere legittimi) aumenti».

Calabrò aggiunge carne al fuoco: «Rimanendo in tema, di difficilissima comprensione è il motivo per il quale in periodi così nefasti, dal punto di vista economico – finanziario, sia stato aumentato il numero dei componenti il collegio di difesa con contestuale aumento del compenso; ed ancora, non si comprende perché sia stato disposto l’aumento del compenso per i componenti del nucleo di valutazione da 7.500 euro a 48 mila; ed infine, ma solo per evitare un semplice accanimento – gli esempi, infatti, sarebbero molti di più -non si comprende, nonostante i proclami, il mantenimento di una consistente voce di spesa per rappresentanza. Per quanto detto – conclude – nell’ottica e nello spirito di un’opposizione costruttiva, mi sentirei di consigliare al sig. Sindaco (sempre che ci sia la volontà di dare una risposta chiara ed immediata ai problemi finanziari in cui versa il settore dei Servizi Sociali) di destinare tutte le possibili risorse ai servizi sociali, rimandando, a tempi migliori, valutazioni di premialità, seppur legittime, senza, ovviamente, nulla togliere ai dirigenti rispetto a ciò che agli stessi è dovuto per legge e/o per contratto. Tale nobile decisione garantirebbe il mantenimento dei servizi essenziali e, nel contempo, impedirebbe una sicura crisi occupazionale».

S.C.

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