Buzzanca decade da deputato all’Ars: il Cga ha bocciato il ricorso presentato “in gran segreto”

Giuseppe Buzzanca dovrà lasciare, già da domani (sabato 22 giugno), lo scranno dell’Assemblea regionale siciliana. Con decreto n. 336, emanato in data 21 giugno, il Consiglio di giustizia amministrativa, presieduto dal giudice Riccardo Virgilio, ha rigettato la richiesta di sospensione dell’ordinanza del Tar Palermo e della delibera dell’Assemblea regionale che lo scorso 12 giugno aveva dichiarato l’incompatibilità di Buzzanca (vedi correlato).

«Ritenuto che l’adozione del provvedimento cautelare d’urgenza – si legge testualmente – presuppone l’esistenza di una situazione a effetti irreversibili ed irreparabili tale da non consentire neppure di attendere il tempo intercorrente tra il deposito del ricorso e la prima camera di consiglio utile, che nella fattispecie è calendarizzata per il prossimo 11 luglio 2012; che tale pregiudizio non acquista nell’intervallo anzidetto i caratteri della irreversibilità ed irreparabilità…. per queste motivazioni respinge l’istanza».

Il Cga ha quindi bocciato il ricorso presentato in “gran segreto” già il 13 giugno dal legale del sindaco Marcello Scurria, che anche in questi giorni ha tenuto per sé la notizia dell’appello, e ha messo così la parola fine a quella che abbiamo più volte definito la storia infinita del doppio incarico di Buzzanca, dal 2008 contemporaneamente sindaco di Messina e deputato all’Ars, grazie ad una legge regionale del 2009 che rimandava l’applicazione dell’incompatibilità solo dopo il terzo grado di giudizio.

Nel 2010, la norma in questione è stata dichiarata incostituzionale, ma la sentenza della Corte costituzionale , che ha scollato da almeno una delle due poltrone occupate illustri colleghi di Buzzanca, non è servita a farlo optare per una delle due cariche elettive e, imperterrito, è andato avanti, sino ad oggi. Passando sopra 3 sentenze della Corte Costituzionale, una del Tribunale di Messina, confermata in appello, e le decisioni del tribunale di Palermo e del Tar. L’estenuante vicenda giudiziaria, durata due anni e mezzo, adesso è a un punto di svolta ed il “trasloco” definitivo da Palermo a Messina ormai imminente.

Non nasconde la sua soddisfazione l’avvocato Antonio Catalioto – che assiste legalmente Antonio D’Aquino primo dei non eletti nella lista Pdl, oggi Mpa, pronto a prendere il posto di Buzzanca – divenuto nell’immaginario collettivo uomo “anti-doppio incarico”: «Scende il sipario su una vicenda politico-giudiziaria durata fin troppo, contrassegnata dall’inqualificabile comportamento di chi, irriguardoso delle sentenze e della Costituzione che all’art. 1 dispone “la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, ha tentato disperatamente di restare inchiodato alla doppia poltrona».

Cataliato ne fa una questione etico-morale ma anche economica, chiamando in causa l’organo consiliare regionale: «Chiusa questa fase si apre quella della responsabilità amministrativa della Commissione regionale per la verifica dei poteri che dovrà risarcire tutti i danni patrimoniali (circa € 150.000,00) per aver ritardato di un anno il proprio adempimento». (Danila La Torre)