Ponte sullo Stretto. Iovine: "Manca visione unanime su alcuni aspetti geologici rilevanti"

Ponte sullo Stretto. Iovine: “Manca visione unanime su alcuni aspetti geologici rilevanti”

Dario Rondinella

Ponte sullo Stretto. Iovine: “Manca visione unanime su alcuni aspetti geologici rilevanti”

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giovedì 01 Giugno 2023 - 17:30

Il presidente dei Geologi della Calabria, Giulio Iovine, intervistato da Tempostretto ha risposto ad alcune domande sul Ponte dello Stretto

Nei giorni scorsi i geologi calabresi e sicialini, contemporaneamente a Reggio Calabria e Messina in un convegno tecnico-scientifico si sono confrontati sugli aspetti geologici, sismici e normativi di opere infrastrutturali complesse nell’area dello Stretto di Messina, con un chiaro riferimento all’opera più discussa del momento: il Ponte sullo Stretto. Noi di Tempostretto ne abbiamo parlato con il presidente dei Geologi della Calabria, Giulio Iovine.

Cosa è emerso dal convegno promosso nei giorni scorsi dove si è parlato degli aspetti geologici, sismici e normativi delle opere infrastrutturali nell’area dello Stretto.

“L’Ordine dei Geologi della Calabria, in collaborazione con l’Ordine della Sicilia, il Consiglio Nazionale dei Geologi e la Fondazione Centro Studi, ha voluto fortemente questa occasione di confronto tra esperti su un tema tanto complesso quanto divisivo, quale appunto è la realizzazione di un ponte tra le sponde dello Stretto. I relatori, di elevata caratura internazionale, hanno portato un prezioso contributo alla discussione, illustrando vari aspetti relativi alla progettazione e alle conoscenze geologiche di un’area così peculiare. Si tratta, infatti, di un settore storicamente interessato da alcuni dei più violenti terremoti dell’area mediterranea, con le sponde dello Stretto tutt’ora in allontanamento e sollevamento. Quella porzione dell’Arco Calabro-Peloritano è attraversata da sistemi attivi di faglia, responsabili di eventi sismici che in passato hanno prodotto decine di migliaia di vittime (es. nel 1783 e nel 1908), modificando fortemente il paesaggio con effetti devastanti sul territorio. Sul versante calabrese, è inoltre segnalata in letteratura la presenza di deformazioni gravitative (frane) di vaste dimensioni”.

Uno degli argomenti trattati è stato il Ponte sullo Stretto, un’opera che sta animando un dibattito tra favorevoli e sfavorevoli

“Limitando il discorso agli aspetti più strettamente tecnici, dalle relazioni degli studiosi non emerge una visione unanime su alcuni aspetti geologici piuttosto rilevanti. Al contrario, sono stati sottolineati alcuni temi – tutt’altro che secondari – che necessiterebbero ulteriori approfondimenti, per giungere a una soddisfacente modellazione geologica dell’area. Tra gli aspetti dibattuti, vi sonol’identificazione della struttura tettonica responsabile del sisma del 1908, e le accelerazioni sismiche da considerare a fini di progetto. Tanto per fare un esempio, alcuni studi recenti sui terremoti del Centro Italia hanno evidenziato, in area epicentrale, accelerazioni sismiche (soprattutto, per le componenti verticali)nettamente superiori a quelle considerate dalle norme progettuali.

Trattandosi di un settore geologicamente complesso e parzialmente sommerso, vi sono oggettive difficoltà operative nello svolgimento degli studi. Tuttavia, le tecniche più moderne di prospezione (es. tomografia ad alta risoluzione) consentirebbero di analizzare l’area in maniera molto più accurata rispetto al passato, fornendo in tempi ragionevoli, a progettisti e decisori, informazioni essenziali per una scelta consapevole delle soluzioni più opportune. Ma ciò richiede volontà politica e adeguati investimenti”.

Può questa opera, una volta realizzata, spingere alla realizzazione di altre opere infrastrutturali di cui la Calabria ha bisogno?

!Questa domanda non è prettamente tecnica, per cui posso rispondere solo a titolo personale. Da meridionale, auspico che vengano realizzate anche molte altre opere infrastrutturali, di cui la Calabria e le altre regioni del Mezzogiorno hanno fortemente bisogno. La realizzazione di un’opera così complessa richiederà, certamente, un adeguamento dei collegamenti infrastrutturali nei pressi delle sponde. Anche queste opere accessorie necessitano di approfonditi studi geologici, nelle fasi propedeutiche alla progettazione e alla realizzazione, secondo le norme tecniche vigenti.

Ma ciò non è sufficiente. Ritengo che dovremmo “pretendere” investimenti su vasta scala, per migliorare le infrastrutture delle regioni meridionali che, al momento, non sono degne di un paese civile. Il divario col resto d’Italia si misura anche dalle condizioni (o dall’assenza) di opere fondamentali in termini di viabilità, linee ferroviarie (e alta velocità), ecc. A chi obietta che bisogna trovare i fondi, ricordo che l’Eurispes ha recentemente evidenziato come, tra il 2000 e il 2007, almeno 840 miliardi di euro sono stati “sottratti” alle regioni meridionali (cui spettavano, in base alla popolazione residente) e dirottati verso quelle del centro-nord. Si tratta, quindi, di volontà politica, ovvero di decidersi a investire concretamente nel Mezzogiorno per ridurre il divario storico, in termini di sviluppo socio-economico, ereditato dall’unificazione di fine ‘800. Anche l’Europa ci sollecita in tale direzione, come dimostrano i fondi del PNRR. In uno studio della Banca d’Italia, emerge inoltre che gli investimenti al Sud determinano vantaggi economici anche al centro-nord, in maniera molto più efficace di quanto non avvenga per gli investimenti al nord. In altre parole, a dispetto della favola che circola da anni, la crescita economica delle regioni meridionali trascinerebbe quella dell’intero Paese.

In estrema sintesi, limitarsi a realizzare il Ponte sullo Stretto – senza adeguare il resto del tessuto infrastrutturale delle regioni meridionali – non avrebbe alcun senso”.

Il Ponte sullo Stretto è stato definito un’opera complessa, perché?

“Dal punto di vista progettuale, si è deciso di realizzare un ponte a campata unica, di circa 3.3 km di lunghezza (il più lungo mai costruito), in un territorio geologicamente complesso. L’area è tra quelle a maggior sismicità dell’intero Mediterraneo, posta al confine tra settori litosferici in allontanamento, con sollevamento differente delle sponde. Come già detto, essa è attraversata da sistemi di faglie attivi, solo in parte noti – tra cui quello responsabile del terremoto del 1908, uno dei più violenti storicamente accaduti in Italia: in quell’occasione, le sponde si allontanarono (in pochi secondi) di 70 cm; contemporaneamente, la sponda calabra si abbassò di 55 cm, e quella siciliana di 75 cm.

Sappiamo che progettisti hanno tenuto in considerazione una magnitudo pari a 7.1 (ovvero, un’energia 45 volte maggiore di quella liberata dall’esplosione della bomba atomica “Little Boy”, che gli USA sganciarono su Hiroshima il 6 agosto del 1945). Come detto, non vi è però un accordo unanime da parte degli studiosi su questo aspetto. Il Ponte è stato progettato per resistere anche alle forti raffiche di vento,tipiche dello Stretto. Esso dovrebbe avere uno sviluppo orientato circa Nord-Sud, per cui non dovrebbe risentire eccessivamente di un eventuale allargamento delle sponde in concomitanza con una forte scossa.

Ma qualche problema potrebbe sorgere qualora diverse condizioni avverse si manifestassero in contemporanea (sisma, magari anche più violento di quello di progetto; allontanamento delle sponde di circa 1 m; periodo freddo, come in occasione delle scosse del 1783 e 1908, e con giunti a “fine corsa”; vento forte; ..). Sarebbe necessaria un’attenta valutazione delle condizioni“multi-rischio”, legate a tali aspetti concomitanti, sebbene si tratti di un’ipotesi meno probabile.

Vi sono, infine, alcune questioni “operative”, connesse alle fasi di realizzazione dell’opera, che meritano grande attenzione per assicurarne la compatibilità ambientale. Tra queste, mi limito a elencare la destinazione dei materiali di scavo, l’apertura di siti estrattivi, il reperimento di inerti per il calcestruzzo, e l’approvvigionamento idrico.

Su tutti questi aspetti, inerenti sia alle caratteristiche geologiche, sia ai rischi naturali e alle compatibilità ambientali, la categoria dei geologi è in ogni caso pronta a fornire ogni supporto tecnico per assicurare un’adeguata conoscenza dell’area, e consentire di pervenire a una corretta modellazione geologica, basata sulle tecniche più avanzate di prospezione e analisi dei dati territoriali – requisito indispensabile per la progettazione e la realizzazione di qualsiasi opera”.

2 commenti

  1. Messinese libero 6 Giugno 2023 12:14

    Questo è un commento intelligente e tecnico. Se il dibattito attorno al ponte fosse così, sarebbe sicuramente più edificante.
    Le posizioni sul si o no al ponte a priori sono snervanti. Un geologo sostiene che non c’è una visione unanime e si necessita di ulteriori studi. Se necessari devono essere effettuati, senza pensare che siano una perdita di tempo, per chi lo vuole costruire, e comprendendo che se può essere costruito in sicurezza sarebbe una grande occasione (ferme restando le critiche ambientaliste che sono legittime ma, a mio parere, superabili)

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  2. Mantineo Rosaria 12 Novembre 2023 17:43

    Condivido tutti i motivi di rischio della area del nostro Stretto e la non fattibilità del Ponte, e certo, essendo in possesso di una Laurea in Scienze Naturali e 40 anni di insegnamento ,ritengo di avere adeguate conoscenze di, deriva continenti , tettonica ,sismicità ecc. ecc.. Pertanto confermo il No al Ponte e consiglio a Salvini ,,Germanà e gli amici pontisti di studiare un buon manuale geologico.

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