Viaggio nel Piau. La zona falcata: terra dei fuochi silenti

Iniziamo oggi un viaggio nel PIAU (progetto innovativo in ambito urbano “porti e stazioni”), per provare a “leggere dietro le righe” e capire in che modo punta a modificare una vasta area che rappresenta l’affaccio a mare, quella finestra che dà sullo Stretto e che può rischiare di essere “chiusa” alla vista o invece diventare strumento di sviluppo e promozione.

Le sorti del Piau sono collegate a quelle della Variante di salvaguardia, se non altro perché lo slogan “Prg a cubatura zero” è tanto suggestivo quanto inesatto. La cubatura delle colline non viene azzerata, viene spostata verso il mare ed il rischio è che ampie porzioni di affaccio vengano oscurate da catene di edifici. Se non si vigila correttamente sui due strumenti urbanistici ci ritroveremo le cubature a due passi dal mare e non solo in area Zir e Zis.

Anche per questo il PIAU è fermo per i correttivi e le integrazioni richieste ad aprile dal Genio Civile all’amministrazione comunale, per una serie di criticità che analizzeremo nel corso delle diverse puntate.

I 5 AMBITI

Il Piau interessa la fascia costiera orientale della città compresa fra il Porto storico ed il rione Gazzi. E’ un'area caratterizzata dalla presenza delle infrastrutture ferroviarie ed attraversa poi l'intero areale delimitato a sud dall'ex ZIS per tutta la sua lunghezza. Tale area attualmente costituisce una cesura tra il waterfront e la retrostante città.

Considerata la vastità dell'area il Piano è stato suddiviso dai progettisti in 5 Ambiti per ognuno dei quali è stata prevista la realizzazione di un insieme di opere pubbliche ed il trasferimento delle cubature, con la previsione di standard urbanistici finalizzati principalmente alla realizzazione di edilizia residenziale.

AMBITO 1

E' compreso fra la stazione ferroviaria ed il torrente Portalegni. Viene individuata una funzione di servizio pubblico e di nodo di ricucitura fra il centro storico, la zona falcata, il mare ed il sistema dei trasporti. L’ opera di maggiore importanza è rappresentata da un Centro Servizi.

AMBITO 2

Si sviluppa a valle del fascio di binari della linea ferrata ed è compreso fra la fiumara Portalegni sino ad oltre la fiumara Zaera. Il piano propone uno sviluppo orientato al turismo, con l'insediamento di attività ricettive per lo sport, il tempo libero e la fruizione del mare. In particolare è previsto uno sviluppo alberghiero ed il recupero ambientale della spiaggia e la creazione di un parco urbano.

AMBITO 3

Comprende la fascia a monte dell'ambito 2 ed è compreso fra la fiumara Portalegni fino ad oltre la fiumara Zaera.

AMBITO 4

Va dalla fiumara Zaera al torrente S. Cosimo. Seppur degradato è strettamente connesso al tessuto urbano consolidato. All'interno si individuano due aree costituite da Maregrosso e dall'area a valle della via Don Blasco.

In tali aree si prevede un mix urbano residenziale, ricettivo, direzionale, commerciale

AMBITO 5

E’ l’area compresa fra il torrente S. Cosimo e la fiumara di Gazzì ed è previsto un mix produttivo, permettendo interventi di ristrutturazione dell'esistente con limitati incrementi volumetrici. Nelle aree dismesse da RFI è prevista la realizzazione di un altro centro direzionale.

Parte delle criticità emerse riguardano tutti e 5 gli ambiti: le aree sono a rischio liquefazione, ad alto tasso inquinamento ed attraversate da fiumare. Attraverso l’art.23 del regolamento edilizio della Variante e il trasferimento delle cubature il rischio è che si riduca tutto ad un’invasione edilizia indiscriminata.

Vediamo, ambito per ambito le maggiori criticità.

AMBITO 1- Dalla stazione al torrente Portalegni.

La struttura più importante prevista è il Centro servizi. Le criticità riguardano: l’elevato inquinamento da idrocarburi, il rischio liquefazione (simile alle sabbie mobili), presenza di discariche, presenze archeologiche, foci torrentizie ed aree allagabili.

L’aspetto più allarmante è il primo: l’inquinamento. E’ una sorta di TERRA DEI FUOCHI SILENTI, e, come emerge dalla nota dell’ingegnere capo Leonardo Santoro deve essere obbligatoriamente bonificata prima di procedere. Nella zona c’è la presenza accertata di quattro serbatoi di gasolio oggi in disuso, della capacità di due milioni di metri cubi in vicinanza del progettato centro servizi. Inoltre sia dal rapporto preliminare ambientale che da campagne di indagini eseguite parzialmente nella zona falcata appare conclamato un grave stato di inquinamento ed il conseguente elevato pericolo per la salute pubblica causato dalla presenza di depositi sotterranei di creosoto ed idrocarburi. Il creosoto è un olio estratto dal petrolio che veniva spruzzato sulle traverse dei binari per evitare che marcissero. Insomma il terreno è ad altissimo rischio e per il Genio civile il primo passo da fare è la BONIFICA. Non viene inoltre considerata adeguata la soluzione adottata dai progettisti per costruire ugualmente il Centro servizi là dove c’è il terreno a rischio liquefazione (ovvero soggetto a diventare simile alle sabbie mobili in seguito a movimenti di tipo sismico). Il progetto prevede infatti la vibro-flottazione (una specie di frullatore per rendere ai lettori in modo semplicistico l’idea), soluzione adottata con successo a Tremestieri dove però il terreno ha altre caratteristiche perché si è in presenza di sabbie pulite e si è in ambienti extraurbani. Stessa soluzione secondo Santoro non può essere adottata nella zona falcata sia per i rischi di liquefazione che per l’inquinamento che infine per la presenza di materiale archeologico. “Appare inammissibile, pertanto, a parere di questo Ufficio, la previsione di un intervento di vibro flottazione, da eseguirsi per la realizzazione del Centro Servizi al fine di superare le problematiche connesse alla liquefazione, su terreni caratterizzati da elevato inquinamento, presenze archeologiche e litogeologicamente inidoneo all'edificazione”.

Nell’area è stata accertata la presenza di insediamenti di epoca pre-ellenistica e testimonianze di insediamenti neolitici che verrebbero compromessi a seguito degli interventi di consolidamento mediante vibro flottazione sui terreni (che verrebbero in sostanza “frullati”). Il Comune sta quindi seguendo una seconda soluzione che interessa le fondamenta in modo da evitare conseguenze.

C’è poi la questione della viabilità di collegamento (e che riguarda, come vedremo, tutti gli ambiti). Per l’Ambito 1 non c’è alcun potenziamento o nuovi raccordi con la costruenda via don Blasco. Le uniche opere di viabilità previste sono relative al potenziamento dei sottopassi esistenti in alveo torrentizio. Non ci sono quindi nuove vie d’accesso. Un capitolo a parte meriterà il CAVALCAVIA. Nelle scorse settimane si sta verificando un pericoloso fenomeno nei pilastri “imbracati” con strutture metalliche. Sotto il peso del transito stanno di fatto esplodendo e rischiano il collasso per esplosione con l’aggravante che quella strada è considerata l’unico accesso e quotidianamente “regge” la mole di transito pesante e non.

LE CONCLUSIONI DEL GENIO CIVILE PER L’AMBITO 1

Accertata la presenza di terreni non idonei a qualsiasi edificazione, presenza di vincolo archeologico, esistenza di serbatoi interrati, inquinamento da idrocarburi, discariche, terreni suscettibili di liquefazione sotto azione sismica, le attuali previsioni urbanistiche dovranno essere radicalmente modificate. Non è possibile prevedere la realizzazione del previsto Centro servizi e dovrà essere considerata, in assenza di una radicale campagna di bonifica ed integrale sostituzione dei terreni compromessi, esclusivamente la realizzazione di un parco archeologico con sistemazioni a verde collegato da adeguata viabilità con il retrostante tessuto cittadino, stante che, anche la previsione originaria del PIAU, relativa all'eliminazione della cesura urbana mediante interramento della linea ferrata non risulta più tra le previsioni urbanistiche”.

Come vedremo nel corso dei prossimi articoli alcuni aspetti riguardano tutti e 5 gli ambiti e se le criticità per la zona falcata riguardano il Centro servizi, è in generale fonte di perplessità la logica di uno spostamento delle cubature dalle colline al mare, perché finirebbe con il precludere proprio quella vista o quella fruizione che invece si sostiene di voler tutelare. Il tasso d’inquinamento dei terreni, la mancanza di un’adeguata rete di viabilità nonché l’assenza di una serie di studi di supporto per quel che riguarda il Piano paesaggistico e la tutela da rischi derivanti da ondate di maremoto o problematiche connesse ai torrenti, hanno messo sul “chi va là” il Genio Civile. Ma non è il solo Ufficio ad aver acceso i riflettori……

(continua)

Rosaria Brancato