Cronaca

Reggio, maxisequestro da tre milioni e mezzo a un imprenditore: due milioni erano in contanti

REGGIO CALABRIA – Un megasequestro da tre milioni e mezzo di euro – dei quali addirittura due milioni di euro in contanti, in banconote – è stato eseguito dai militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia reggina (procuratore distrettuale, Giovanni Bombardieri).

Destinatario, un imprenditore che commercia in carburanti

Il provvedimento relativo all’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale è stato emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria: destinatario, un imprenditore reggino attivo nel settore del commercio carburanti.

Il riferimento operato dalle Fiamme gialle è all’operazione Andrea Doria – poi ribattezzata Petrolmafie -, vide poco meno di 700 persone indagate complessivamente; in quel contesto, gli investigatori trovarono appunto due milioni di euro in contanti, riposti in due valigie, nell’abitazione del broker Giuseppe De Lorenzo, considerato dagli inquirenti vicino alla cosca Labate.

L’operazione “Andrea Doria”, poi “Petrolmafie”

L’operazione, ricordano i finanzieri, consentì di scoperchiare l’esistenza di una struttura organizzata, attiva nel commercio di prodotti petroliferi, dotata di un meccanismo ben collaudato con lo scopo principale di evadere le imposte, in modo fraudolento e sistematico, attraverso l’emissione e l’improprio utilizzo delle c.d. “dichiarazioni di Intento”.
In particolare, sotto la direzione strategica di un commercialista campano e con la comprovata compiacenza di soggetti esercenti depositi fiscali e commerciali ubicati in Calabria e Puglia, le organizzazioni criminali avrebbero realizzato il controllo dell’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero, dal deposito fiscale ai distributori stradali.

Il soggetto cui sono stati sequestrati i due milioni di euro fu poi rinviato a giudizio per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio, nonché per trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta ed in particolare – appunto – della ‘ndrina Labate.

Le indagini patrimoniali del Gico

A svolgere le specifiche indagini economico-patrimoniali gli uomini del Gico (Gruppo investigazione Criminalità organizzata) delle Fiamme gialle. Ricostruite così le acquisizioni patrimoniali effettuate dall’anno 2000 all’anno 2020, verificando – attraverso una complessa e articolata attività di accertamento e riscontro documentale – il patrimonio nella disponibilità del medesimo, direttamente o indirettamente, il cui valore, secondo gli inquirenti, risultava essere decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dell’imprenditore.

I beni sequestrati

Alla luce di tali evidenze, la Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – disponeva l’applicazione della misura di prevenzione del sequestro del patrimonio riconducibile al proposto nonché al rispettivo nucleo familiare per un valore complessivo stimato in circa 3,5 milioni di euro, costituito dall’intero compendio aziendale di n. 3 società di capitali, quote di un’ulteriore società, 1 fabbricato, 2 terreni, beni mobili, rapporti bancari e finanziari e relative disponibilità.

Peraltro, nell’ambito del sequestro figura contante per euro 2.101.580,00, rinvenuto dai finanzieri, suddiviso in mazzette cautelate con del cellophane ed occultato in due valigie nascoste in un garage nella disponibilità dell’imprenditore medesimo.