No al referendum sul CSS. Formica spiega le sue motivazioni

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Salvatore Di Trapani

No al referendum sul CSS. Formica spiega le sue motivazioni

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mercoledì 28 Ottobre 2015 - 12:34

Grande scompiglio per il No del sindaco Giovanni Formica al referendum sul CSS. Proprio negli scorsi giorni, infatti, la forte polemica dei comitati che avevano accusato il sindaco di essere stato “Zittito dal PD”. A motivare le scelte del primo cittadino, tuttavia, ci sarebbero motivi ben diversi. Stando a quanto dichiarato, infatti, un referendum creerebbe problematiche legate al tasso di partecipazione.

Un No che aveva destato diverse polemiche, quello del sindaco Giovanni Formica al referendum sul CSS. C’era già chi, infatti, lo accusava di essersi fatto tarpare le ali dal PD, di cui il primo cittadino è uno dei dirigenti di maggior rilievo mentre alti lamentavano una mancata chiarezza sulla posizione assunta riguardo al referendum. Arriva adesso la nota stampa del primo cittadino che dichiara il rischio di una “spaccatura” causata da un possibile referendum.

“Sono diverse le ragioni per le quali il referendum sul termovalorizzatore o inceneritore che dir si voglia rischia di complicare la situazione anziché semplificarla –si legge nella nota stampa del sindaco- Intanto, un referendum consultivo si fa per consultare le popolazioni prima di prendere una decisione. Nel nostro caso 16 comuni si sono già espressi per il no con voti unanimi. La conseguenza immediata dell'indizione della consultazione, quindi, sarebbe quella di sospendere l'efficacia di quelle deliberazioni in attesa di conoscere la volontà popolare alla quale bisognerebbe adeguarsi anche quando fosse di segno opposto a quella già manifestata dagli organi collegiali. Un passo indietro, quindi, rispetto all'elaborazione ed all'attività degli ultimi anni. Ancora, la celebrazione del referendum, come di norma accade persino in materie assai importanti, porterà alle urne poche migliaia di persone rispetto al grande numero di aventi diritto. È facile presumere che quanti andranno a votare esprimeranno in larghissima maggioranza contrarietà alla realizzazione dell'inceneritore, ma si aprirà la strada, come sempre accade in questi casi, ad un conflitto tra quanti invocheranno il risultato della consultazione e quanti, invece, faranno riferimento all'astensione assegnandogli il valore di scelta. Se, quindi, alle urne si recherà il 30% degli aventi diritto, previsione più che rosea, tutto il dibattito si sposterà sul 70% che avrà disertato il voto e ciascuno proverà ad attribuire agli astenuti una posizione affine alla propria con il risultato che una volontà che oggi è granitica grazie alla libera espressione degli organismi democraticamente eletti che, nell'esercizio del loro ruolo, si sono fatti interpreti della volontà popolare e si sono assunti per intero le responsabilità discendenti dal mandato ricevuto, sarà messa in dubbio ed in discussione da un risultato elettorale che alimenterà letture falsate ed interpretazioni fantasiose. Credo che la soluzione vera ed unica alla chiusura della centrale termoelettrica sia la bonifica del sito che assicurerebbe il mantenimento dei livelli occupazionali ed anzi il loro incremento”

Un referendum, dunque, che minerebbe le scelte collegiali già effettuate le quali non richiederebbero alcun nuovo passaggio “Milazzo e la Valle del Mela hanno pagato e pagano un prezzo troppo alto all'industria pesante –prosegue il sindaco- I governi nazionale e regionale, negli anni, hanno dimostrato di non avere a cuore la rinascita di questo territorio. La dichiarazione di zona ad alto rischio di crisi ambientale, che avrebbe dovuto aprire la strada ad una stagione di risanamento del territorio, si è rivelata uno strumento industriale alla cui ombra si pensa ancora di poter fare qualunque cosa del nostro comprensorio. I comuni, insieme, possono invertire questa tendenza e disegnare con il contributo di tutti i cittadini un futuro diverso e migliore per le giovani generazioni. Valorizzando la portualità, l'agricoltura di qualità, le bellezze naturali ed architettoniche del territorio, preservando tradizioni e cultura e trasformandole in opportunità di sviluppo. Non è impossibile, altri lo hanno fatto con grande successo. Questa battaglia è il primo vero appuntamento al quale le amministrazioni sono chiamate. Spero che prevalga il buonsenso e la collaborazione. C'è una speranza per la provincia di Messina e per i lavoratori. Dividersi, contrapporsi, guardare al proprio orticello, quale che esso sia, è il migliore dei modi per farla sfumare. Milazzo, per parte sua, ha già detto come la pensa e non servono ulteriori passaggi o conferme”.

Salvatore Di Trapani

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