L’Ars proroga commissari delle Province fino al 2015. Intanto scoppia il caso Rinaldi

La lunga storia dell’annunciata abolizione delle Province, unico caso in Italia di un’abolizione rimasta in fieri in attesa di una riforma che non c’è, si arricchisce di un nuovo capitolo: la proroga dei commissariamenti fino al 7 aprile 2015.

L’Ars ha approvato oggi la norma che, preso atto dell’incapacità della Regione nel varare una riforma, consente l’ulteriore proroga dei commissari per altri sei mesi. In sintesi i commissariamenti avviati nel maggio 2013 raggiungono quota “mezza legislatura”, dureranno cioè quasi più di uno dei governi Cuffaro, o di un Prodi, e non è neanche detto che entro l’ 8 aprile venga partorita la riforma.

Al momento dopo la scadenza della vecchia proroga il 31 ottobre sono stati nominati commissari ad acta per due mesi, ma dopo l’approvazione della proroga Crocetta potrà decidere se nominarne nuovi per altri sei mesi o riportare in sella quelli revocati a fine ottobre. E’ infatti scomparso dalla norma votata dall’Ars il comma cosiddetto “anti-Ingroia”, che vietava il rinnovo della carica ai commissari uscenti (in questo caso a Trapani dove il governatore aveva destinato l’ex pm con il compito correlato di “far finire la latitanza a Matteo Messina Denaro…”). Non passa quindi l’emendamento che vietava il rinnovo dei commissari, ma a Trapani e a Palermo saranno sostituiti comunque, dal momento che c’è una norma che vieta l’incarico a chi ha già una nomina regionale (Ingroia è già presidente di Sicilia e-Servizi), mentre il decreto Renzi dispone che non possano essere conferiti incarichi a chi è in pensione, come appunto nel caso di Palermo. A Messina è certo il ritorno di Filippo Romano.

Non sono mancate le polemiche ad una norma passata con 35 voti favorevoli e 17 contrari e che continua a tenere aperte le porte a quelli che stanno diventando commissariamenti “a vita” e quindi ad assumere un colore squisitamente politico dal momento che sono di diretta scelta del governatore. A sparare a zero la lista Musumeci: "Una vicenda negativa, ai limiti del nefasto- dichiara Gino Ioppolo- Prorogare fino al 7 aprile 2015 i commissari straordinari delle ex province significa solo perpetrare il caos in una vicenda che, fino al termine stabilito dalla legge approvata oggi dall'Ars, sarà durata oltre due anni. Saranno passati così oltre due anni dall'inizio di questa allucinante vicenda, che ha portato le province in un abisso, senza che si siano mai formati i liberi consorzi".

Commento amaro anche per il Movimento Liberi Insieme: “ Come volevasi dimostrare, lo psichedelico Governo Crocetta, ha nuovamente cambiato idea sulla Legge imponendo ai Farisei della sua maggioranza di rivedere quanto deciso in commissione affari Istituzionali, abrogando il comma 2 dell’art. 1 della Legge, che prevedeva che i commissari straordinari già in carica dal 2013, non potessero più essere rinominati. Di fatto, l’opportunità per dimostrare l’apoliticità nella nomina dei nuovi professionisti del sottogoverno provinciale, dando un freno agli oramai consolidati feudi non elettivi creati dal Governatore e dai suoi alleati con il piccolo esercito di Commissari Straordinari, è stata scartata definitivamente. Da domani i Commissari straordinari che sino ad ora hanno retto le sorti delle ex Province dal 2013 ad oggi, potranno essere riconfermati proseguendo con le loro stravaganti gestioni e continuando ad intascarsi appena € 4.960,00 al mese. Anche Messina da domani potrà auspicare di vedere riconfermato il suo ex commissario e così ricominciare a sognare che la sede dell’ex Provincia Regionale diventi finalmente un locale notturno con somministrazione di bevande e che la politica delle missioni istituzionali nazionali ed extra nazionali in rappresentanza di un Ente ancora ibrido, riprenda e preceda addirittura, come fatto in passato, la legittima disciplina normativa ed organizzativa che sancirà il Parlamento Regionale”.

Non è da meno il M5S che ha votato contro: "Questo governo è incapace di portare a compimento una riforma che va avanti da quasi due anni. E' evidente che l'obiettivo di Crocetta è distruggere le Province per piazzare suoi uomini come commissari- dichiarano i deputati- Il re è nudo. Le intenzioni di Crocetta sono chiare”.

Ma le scintille sono scoppiate durante la seduta per il caso Rinaldi. Già sabato,subito dopo il rinvio a giudizio del deputato Pd nell’ambito dell’inchiesta corsi d’oro, con una nota il M5S ne aveva chiesto le dimissioni dalla carica di presidente del collegio dei questori di Palazzo dei Normanni.

Oggi a ribadire la richiesta durante la seduta è stata la messinese Valentina Zafarana, capogruppo M5S: "Faccia un passo indietro e se lui non ha la sensibilità di farlo, glielo faccia fare il suo partito, che già l'anno scorso aveva votato un documento in tal senso rimasto senza seguito".

Subito dopo il rinvio a giudizio era arrivata la nota del M5S: “Il decoro del palazzo – scrivono i deputati – non si misura solo in relazione ai centimetri delle cravatte che si indossano, cui lui in particolare sembra tenere tantissimo, ma, soprattutto, in rapporto alle azioni che si fanno. E un processo per lo scandalo della Formazione è una situazione che non può passare assolutamente inosservata”. I grillini avevano anche richiesto coerenza al Pd che a luglio ha approvato un documento per chiedere l’autosospensione dagli incarichi istituzionali ai deputati e ai dirigenti coinvolti nell’indagine : “E’ chiaro– si legge– che quel documento o non è mai partito o non è mai arrivato. Di sicuro nessuno gli ha dato seguito. Il Pd ora ha l‘occasione per recuperare: chieda a Rinaldi le dimissioni immediate. Noi aspettiamo”.

In Aula Rinaldi ha replicato al M5S: “Vi ricordo che Grillo è condannato per omicidio colposo, io sono stato rinviato a giudizio”. Ma il vero destinatario della replica è Crocetta che in questi due anni non ha risparmiato gli attacchi al deputato: “ricordo al Presidente che ho contribuito alla sua elezione. Oggi sono tutti puri e casti. Il meglio lo trovi nel cerchio magico del presidente. Lì, se sei rinviato a giudizio o indagato, sei lo stesso pulito. Chi è fuori è delinquente e mafioso”. Una frecciata anche al suo partito: “Se qualcuno pensa che mi dimetto può aspettare. Non si vestono gli abiti della pseudo antimafia solo per combattere gli avversari del proprio partito”.

Rosaria Brancato